27 gennaio 2013: al “Cine de chef” per vedere “The impossible”

Questa mattina, curiosando in internet, ho trovato la proiezione del film “The impossible” presso “Cine de chef” di Apgujeong.
Così, ho prenotato il post e mi sono recato al cinema, che non è molto lontano da casa mia, tuffandomi, come al solito, nel traffico domenicale.
Fortunatamente, il cinema è provvisto del servizio valet parking, così, dopo aver lasciato l’automobile all’addetto, mi sono recato al bar del cinema, per il primo cappuccino della nuova avventura coreana. Ho spiegato, in qualche precedente, post che il cappuccino “coreano” è assai diverso da quello, servito nei bar di Roma. Intanto il costo è molto più alto (circa 3,50 / 5 euro), ma la quantità è almeno il triplo di quello offerto dai bar nostrani e poi la qualità è davvero eccellente, poiché viene data grande attenzione alla composizione della crema di latte, di cui sono ghiottissimo. Con il cappuccino fumante (nella formula “take away”, il cappuccino è versato in un contenitore termico di plastica cartonata), sono andato al cinema, che si trova al piano – 5! Esattamente cinque piani sotto terra!! Niente paura! Ormai esistono tre Seul: una a livello stradale, un’altra che si erge fino al cielo ed una ancor (forse) più moderna, che si sviluppa sotto terra, dove si sta costruendo davvero un’altra città, provvista di ogni ben di Dio, per chi ama lo shopping per tutte le tasche ed, in questo caso, anche una sala cinematografica con annesso ristorante è stato costruito cinque piani sotto il livello stradale.

Presentata la ricevuta, che avevo “salvato” sul telefonino, l’inserviente mi ha introdotto nella bellissima sala di proiezione; poco prima di entrare su un carrellino avevano adagiato delle bibite e dell’acqua: ho ritirato una bottiglietta di San Pellegrino, prima di entrare.

Il film “The impossible”, d’imminente uscita in Italia è diretto dal regista Juan Antonio Bayona e prodotto da Telecinco cinema; gli interpreti sono una fortemente espressiva Naomi Watts / Maria (Diana, J. Edgar con Di Caprio, Re Lear, nel 2003, per l’interpretazione di “21 grammi” è stata premiata al Festival del cinema di Venezia), Ewan McGregor / Henry (Angeli e demoni, Moulin Rouge) ed un sorprendente Tom Holland II, nel ruolo di “Lucas”, il primogenito dodicenne dei due protagonisti. Splendida la fotografia di Oscar Faura e le musiche di Fernando Velasquez. Il film ha ricevuto la nomination al Premio Oscar per Naomi Watts, come miglior attrice drammatica
Siamo alle soglie delle feste natalizie e l’allegra famiglia americana (padre,madre e tre figli) si recano in un’isola della Thailandia, per trascorrere allegramente le vacanze di fine anno. Il resort scelto è davvero uno spettacolo di eleganza, immerso nel verde tropicale della Thailandia e l’abitazione è dotata di ogni comfort, per rendere il soggiorno indimenticabile…e così sarà! Il giorno di Natale, i figli si dirigono, consigliati dai genitori, alla ricerca dei regali e, tra i tanti doni ricevuti da Babbo Natale, un pallone rosso attirerà immediatamente le loro attenzioni, cosicché si recheranno sulla spiaggia, che è lì, proprio a due passi ed, emuli di Francesco Totti, trafiggeranno spietatamente un’improbabile ed imbranato papà – portiere.
L’indomani tutti in piscina! Acqua limpide, sdraio, ombrelloni, servizio impeccabile ed un bar, costruito proprio al centro della piscina più grande, sicché ci si deve immergere in acqua, per sorbire una bibita.  E proprio la barista, impegnata a preparare un frullato, si accorge che, improvvisamente, la corrente va via ed il frullatore subito si spegne. Dal suo sguardo, c’è qualcosa che non va; ancora qualche attimo di silenzio e, dalla parte del mare è lì che viene il pericolo: un’onda dalle dimensioni gigantesche, uno tsunami, inghiotte il magico resort, distruggendo, con la sua furia devastatrice tutto ciò che c’è. Alcuni villeggianti rimangono impietriti (come Naomi Watts / Maria), altri fuggono disperati, per essere travolti come Maria; insomma, l’angolo di paradiso tropicale, si trasforma in un inferno di acqua, detriti, alberi divelti, pali della luce che si sbriciolano, pericolosissime carcasse di automobili trasportate dalle onde.
In questo inferno, dei membri della nostra famiglia si perdono le tracce.  Maria riesce a riemergere dall’acqua e sente le grida disperate di Lucas. Egli è prigioniero di un vortice d’acqua, ma, non si sa in che modo, i due riescono ad abbracciarsi ed è una bella fortuna per la mamma, che ha ferito la gamba. I due riescono ad attaccarsi disperatamente al fusto di un albero, mentre la furia devastatrice via via si calma. Ora c’è un silenzio irreale, rotto solo da alcune grida di aiuto. I due trovano sepolta da foglie, ma, fortunatamente, ancora viva una bellissima bimba. I tre naufraghi sono soccorsi da un bellissimo vecchio thailandese, che, pur non parlando una parola d’inglese, li conduce presso un villaggio, per appressare le prime cure e poi provvedere al trasporto in ospedale. All’arrivo nel nosocomio, si susseguono scene di feriti agonizzanti, d’interventi medici, di infermiere che si precipitano al letto dei feriti. Mentre Maria viene affidata alle cure mediche, Lucas, armato di una penna e di un taccuino, chiede le generalità dei feriti, onde far incontrare dei parenti dispersi e così riesce a far ricongiungere un padre ed un figlio. E’ molto commovente la scena dell’incontro, che Lucas, per non violare la privacy di un momento così intenso, osserva dietro un vetro divisorio. Torna dalla mamma, per rassicurarsi delle sue condizioni e, con grande sorpresa, si accorge che il letto, dove era distesa, è ora occupato da un altro ammalato. Riesce a trovare un’infermiera, che parla inglese, per chiedere spiegazioni e costei lo sottopone a delle domande; al termine dell’intervista, su un adesivo appunta delle parole in thailandese e lo pone sulla canottiera sporca di terra e sangue del ragazzo.
Un uomo, inquadrato di spalle, vaga senza sapere dove stia andando: è Henry: grida, come un forsennato, i nomi della moglie, Maria, dei figli, ma purtroppo non riceve alcuna risposta. Riesce a ritrovare, fortunatamente, la strada, per tornare al suo albergo: entra nella stanza, dove hanno trascorso felicemente la notte di Natale, completamente devastata dallo tsunami e miracolosamente, incontra i due figli più piccoli. Costui li abbraccia e li conforta teneramente, per poi affidarli alla sicurezza thailandese e si rimette alla ricerca disperata di Lucas e della moglie Maria. Nel suo lungo peregrinare, viene preso a bordo da un camion, che lo accompagna ad un rifugio, dove ognuno racconta la sua tragica, personale esperienza, parlando dei parenti dispersi e chissà se ancora vivi. Henry riesce ad avere un telefonino,con cui avvisa il papà in America delle sue condizioni e dei due piccoli, ma anche che la moglie ed il primogenito risultano dispersi.
Intanto, in ospedale, l’infermiera pietosamente consegna a Lucas la fede e l’orologio della mamma, che giace intubata in un letto, in attesa di essere operata.
Henry continua la sua lenta via crucis; cerca tra i cadaveri, pietosamente ricoperti da un telo, si reca all’ufficio dispersi, fruga tra le carte, legge su una bacheca l’elenco delle persone, che non ce l’hanno fatta, ma non c’è il nome della moglie e neanche del figlio più grande.
Lucas, ormai costretto dalle circostanze, a rivestire un ruolo più grande della sua età, conforta la mamma, mentre assiste, proprio alle sue spalle, all’ennesimo decesso, ma anche ai giochi teneri tra un papà ed un figlio.
Henry arriva nell’ospedale, che ospita la moglie e cerca disperatamente tra i degenti, nel momento in cui Lucas si reca a prendere dell’acqua per la mamma ed è Lucas a vedere il papà: lo chiama, urla con tutto il fiato che ha in gola, ma la confusione è troppa, perché le sue grida possano giungere alle orecchie del papà. Allora, prova a raggiungerlo, correndo, ma gli ostacoli sono troppe, sicché perde le tracce del padre, che, avvilito, abbandona l’ospedale. Gli altri due bimbi, affidati alla sicurezza, transitano per l’ospedale e per volere del destino (e dello sceneggiatore) si accorgono di Lucas, che era uscito dal nosocomio, alla ricerca del papà. Le grida di gioia dei tre fratellini, che si cono ritrovati, stavolta giungono al papà, poco distante, che può finalmente riabbracciarli, mutando le sue lacrime di disperazione in lacrime di gioia.
Lucas conduce tutti dalla mamma, che sta per essere trasferita ad una zona protetta del nosocomio, per essere sottoposta ad operazione chirurgica. Le immagini dello tsunami si sovrappongono a quelle del tavolo operatorio: l’anestesia praticata e l’onda, che spazza via tutto; i corpi e gli oggetti inghiottiti dalle onde, l’equipe media raccolta intorno al tavolo operatorio e i resti, infine, di quello che rimane dopo il passaggio della furia demoniaca. La mamma supera brillantemente l’intervento e con l’intera famiglia viene trasportata su un piccolo aereo.
La scena più commovente del film è ora: Maria ringrazia il figlio Lucas, senza di lui non ce l’avrebbe fatta!
L’aereo parte, lasciando la Thailandia, che i componenti del piccolo nucleo familiare salutano attraverso l’oblò, finché l’aereo si alza sempre più in alto e la terra è ormai un piccolo punto lontano.

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