La mezzanotte s’è portata via il tempo grigio, plumbeo ed anche un poco triste di ieri. Stamattina un bellissimo sole brilla nel cielo e l’aria e fresca, quasi – oserei dire – un primo anticipo di primavera. Il mio umore è decisamente migliore, rispetto a ieri. Avendo una parte del pomeriggio libera da impegni professionali, mi recherò al Museo di Storia di Seul, per rintracciare quello che è rimasto di una civiltà, che ha oltrepassato. 5.000 anni di storia. In tempi recenti, le Istituzioni, di concerto con i grandi gruppi industriali, hanno elaborato un interessantissimo piano, per recuperare, conservare i resti della passata civiltà. Se la storia e maestra di vita… Il Museo inizia, per cosi dire, gia all’esterno, nei pressi dell’ingresso con la pietra sepolcrale del Principe imperiale Heungchin, figlio del Principe reggente Heungseon, che morì nel 1912; suo fratello maggiore fu l’imperatore Gojong.

Tre pietre sepolcrali di tre principi (Nakcheon, Eunshin e Yeolyeong) della Famiglia reale Joseon, vissuti alla fine del 1700.

Appena, mi sposto alla destra del Museo, noto delle statue raffiguranti pecore, su un prato, sono anch’essi cippi funerei posti sopra la tomba dei membri della famiglia reale.

Accanto, qualcosa di raro: ciò che resta del palazzo, in cui fu istituito il governo giapponese, durante la dominazione.

Terminato il mio piccolo tour esterno, entro nel Museo, dirigendomi verso il desk, che si trova sulla destra, dove posso ritirare la guida in lingua inglese. Procedendo verso la sinistra, dedico la prima visita alla Sala delle donazioni d’importanti famiglie coreane al Museo.
Il diario di Yi Jeong Hoe (1577 – 1612)

Un libro di medicina scritto da Hwang Do Yeon (1897 – 1884), in cui ci sono tutti i possibili rimedi, per prevenire o curare ogni male attraverso le erbe.

In altre teche, sono custodite delle mappe della città di Seul, indicanti tutte le variazioni, che la città ha subito nel corso dei secoli. Salendo la scala, che ho di fronte, mi reco nella prima Sala espositiva. All’interno di teche ben illuminate, vedo un “Libro di rituali di Cheu”; vicino il codice delle leggi, sempre del periodo Joseon.

Nel centro della sala due bellissimi vestiti d’epoca, per donna e uomo.
Mi sposto nelle due Sale, che ospitano reperti del Novecento. E trovo curiosi oggetti dell’epoca, in cui i Giapponesi tenevano sotto il proprio tallone l’intera penisola coreana. Un telefono, che spesso si vede nei film americani in bianco e nero.

Un bellissimo libro raccoglie tutte le leggi, stabilite dal Giappone, durante la dominazione; in un altro accanto sono conservati i nomi degli ufficiali giapponesi di stanza in Corea.
In un altro settore, sono indicati tutti i nomi dei primi occidentali, che arrivarono in Corea, contribuendo, così, ad introdurre “idee”, provenienti dal mondo occidentale.
Il primo fu Paul Georg Von Mollendorf (1848 – 1901), un linguista e diplomatico tedesco; fu consigliere del re coreano, Gojong, alla fine del XIX° secolo, carica che ricoprì fin dal 1882. Grazie ai suoi servigi, da consigliere, presto, divenne viceministro degli Esteri.
La Corea, ben presto, divenne un tertile, dove poter impiantare i semi del Protestantesimo ed, infatti, dagli USA furono diversi i Pastori, che si spostarono in Oriente, onde annunciare il Vangelo. Tra i primi, si annovera Horace Grant Underwood (1859 – 1916). In Corea, arriva come professore di fisica e chimica presso l’Università di Gwanghyewon di Seul. Fu trai commissari, che si preoccuparono di tradurre la Bibbia nella lingua coreana. Scrisse, anche, diversi libri sulle personali esperienze in Seul. Henry Appenzeller (1858 – 1902); fu un missionario americano, che, insieme ad Underwoood e Horace Newton Sllen, introdusse il Protestantesimo in Corea. Arrivo nel 1885 con la moglie al seguito. Fondò la Pai Chai Hak Dang, prima scuola moderna in Corea; morì in Corea e fu sepolto nel cimitero, che accoglie gli stranieri: Yanghwajin. Horace Newton Allen (1858 – 1932), pastore protestante, medico e diplomatico statunitense. Come Pastore introdusse la religione protestante, mentre come medico iniziò a far conoscere la medicina occidentale, con le cui terapie guarì anche membri della famiglia reale. Lavorò alacremente, per stabilire in Corea a Gwanghyewon la prima struttura medica occidentale e oggi, tuttora, è attiva col nome di Severalnce Hospital della Università Yonsei. In qualità di diplomatico, affiancò la prima delegazione coreana governativa, che ufficialmente, si recava negli USA; fu il tramite attraverso il quale delle ditte americane iniziarono l’opera di urbanizzazione della Corea. Mary Scranton (1832 -1909), è stata la prima donna missionaria di Corea e tra i fondatori dell’Università femminile Ehwa. La sua opera di evangelizzazione era rivolta alle donne ed ai bambini coreani, anche se trovò enormi difficoltà nell’opera di apostolato, perché i coreani dell’epoca diffidavano degli occidentali, continuò indefessa il suo lavoro. John William Heron (1856 – 1890); fu un medico, chiamato ad espletare ufficilamente la sua professione dall Chiesa Protestante coreana. In America, dove visse e studiò (ma nacque in suolo inglese) brillantemente, gli venne offerta la possibilità d’insegnare all’Università del Tennessee, che rifituò, per trasferirsi in Corea. Arrivò a Seul nel 1885 e lavora per l’ospedale governativo. Ha anche collaborato con altri Pastori alla pubblicazione di testi cristiani. Franz Eckert (1869 – 1911), fu lo psicologo personale dell’imperatore coreano (1852 – 1916), fu un compositore tedesco, che scrisse l’inno imperiale coreano. Rosetta Sherwood (1865 – 1951); visse per ben 44 anni in Corea, creando centri di assistenza per portatori di handicap. Si dedicò all’insegnamento ai non vedenti del braille ed insieme a due medici coreani fondò l’Istituto medico Chosun, per abilitare le donne alla professione di infermiere. Charles William Le Gendre (1830 – 1899), francese di nascita, ma americano d’adozione, fu un generale, consulente militare del Re coreano Gojong. Terminato il doverso omaggio a quegli stranieri, che contribuirono a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento a rendere più moderna la Corea, proseguo il mio giro. Sarà stata, forse, anche la presenza di stranieri, che, un poco alla volta, cambiarono le tradizioni coreane. Per esempio, ad inizio Novecento, gli uomini iniziarono ad indossare delle lenti all’occidentale,

gli uomini fumavano sigarette, che venivano dall’America, la Corea provvide a stampare, sul modello occidentale, i primi biglietti per il tram, usarono le lampade a cherosene. In una teca, delle belle e vecchie foto d’epoca, che raccontano una Seul profondamente diversa da quella attuale.

Si pubblicarono delle guide per i pochi stranieri presenti.

A teatro fuoreggiava Choi Seung, bellissima ballerina.

Iniziarono ad aprire i primi ristoranti pubblici (ma siamo già nel 1950).




A proposito, sìè fatto tardi…vado a cena. Alla prossima!
