Visita alla Galleria degli Uffizi (terza ed ultima parte)

SALA SESSANTAQUATTRO. BRONZINO (1503 – 1572)


Nella Sacra Famiglia Panciatichi (famiglia pistoiese), il Bambino dorme col busto appoggiato ad un soffice cuscino celeste (stesso colore della cinta, che la Vergine indossa incrociata sul davanti), a sua volta adagiato su un sacco arricciato in cima. Un altro bambino lo bacia delicatamente, abbracciandolo. Il volto austero di Maria, che controlla che la serenità, in cui sembra giacere il Figlio, non sia turbata; lo sguardo  più disteso di San Giuseppe sono le figure, che occupano lo spazio superiore del dipinto. Il colore della veste di Maria è sgargiante, vivo e risalta sulla tonalità scura e morbida dei ritratti.

SALA SESSANTASEI. RAFFAELLO (1483 – 1520)

Celeberrimo l’Autoritratto del pittore, che indossa un copricapo nero, così come dello stesso colore è il vestito, che lascia scoperto completamente il collo. Lo sguardo è quello di un ragazzo umile, forse vagamente solitario; dei bei capelli gli scendono lungo le spalle.

Raffaello. Autoritratto

La Madonna del cardellino presenta uno sfondo quasi leonardesco, con la natura, che presenta pochi alberi, il tratto forse di un lago, le cui acque lambiscono appena un’insenatura verdeggiante. In primo piano la Vergine, che – forse – stava leggendo e distoglie lo sguardo dal libro, che reca colla mano destra, per accompagnare con la sinistra il Figlio, il quale riceve un cardellino da San Giovanni Battista. Il capo del Cristo lascia visibile solo la parte destra, poiché la sua attenzione è rivolta a San Giovanni, che è mostrato completamente nudo, mentre il Cristo è coperto sul davanti.

Raffaello. Madonna del cardellino

Il Ritratto di Leone X coi cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi è un omaggio del pittore a chi lo aveva nominato sovrintendente alle antichità. Il papa è ritratto nella sua severa maestà di Pontifex; ha lo sguardo rivolto da un lato. Ha nella mano sinistra una lente ed appoggia la destra su un libro, che è spiegato su un tavolo coperto da un drappo rosso. E’ seduto su un trono, in cui si evidenza un pomo dorato; alle sue spalle i due cardinali: mentre il De’ Medici guarda in direzione del Pontefice, il De’ Rossi volge il suo sguardo allo spettatore, appoggiando le mani sul pesante trono.

Raffaello. Ritratto di Leone X coi cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi

SALA SESSANTOTTO. PITTURE A ROMA NEL PRIMO CINQUECENTO


La carità di Cecchino Salviati (1510 – 1563) è un dipinto, che ricorda molto i tratti michelangioleschi soprattutto nella raffigurazione dei corpi degli astanti, presentati in “movimento”. La scelta denota un gusto architettonico piuttosto pronunciato; dolcissimo il volto della Carità e particolarmente curato anche il fermaglio, che le trattiene i capelli.

Cecchino Salviati. La carità

SALA SETTANTUNO. CORREGGIO (1489 – 1534)

La splendida Vergine che adora il Bambino è ambientata in un luogo, dove dominano dei reperti, tracce di civiltà passate, sullo sfondo di una campagna serena e dolce, dominata da un cielo appena lavato, che introduce luce sul centro della pittura. La Vergine inginocchiata ammira suo Figlio, che sporge le mani verso la Genitrice, la quale starebbe, per accoglierlo onde stringerlo al suo seno. Particolarmente evidenziata la forma del mantello della Vergine, dalle ampie volte, che Maria sembra trattenere con un braccio. Davvero una scena di grande tenerezza, che descrive l’amore della Madre per suo Figlio.

Correggio. Vergine che adora il Bambino

SALA SETTANTAQUATTRO. PARMIGIANINO (1503 – 1540)

Nella Madonna di San Zaccaria spicca il tratto sicuro dei volti, quasi intagliati nel marmo. San Zaccaria, sulla destra, collo sguardo severo ed una lunga barba ha parte del braccio sinistro scoperto. In primo piano la Vergine, dai tratti gentili e nobili, che osserva suo Figlio, oggetto di amorose cure da parte di San Giovannino, che è ritratto assai effeminato. La Maddalena, a sinistra, appare nuda e grazie alla lunghezza dei capelli non discopre anche il seno; reca tra le mani degli unguenti. Sullo sfondo ciò che rimane di una civiltà del passato, mentre il cielo è solcato da nubi bianche, che donano un tratto di luce al dipinto.

Parmigianino. Madonna di San Zaccaria

SALA SETTANTACINQUE. DI GIORGIONE E SEBASTIANO DEL PIOMBO

La morte di Adone di Sebastiano Del Piombo (1485 – 1547) ritrae sullo sfondo il paesaggio magico di Venezia solcato da un cielo, che declina dolcemente sul profilo della città. In primo piano, un corteo di donne seminude, che discorrono tra loro ed, in primo piano, seduta in una posizione desueta Venere con accanto il figlio Eros, che dialogano tra loro. Adone non è in primo piano, ma il suo corpo è posto tra il corteggio femminile e la città di Venezia. Egli giace defunto, il capo verso l’alto, la gamba destra rialzata e la mano sinistra verso il costato. Un’immagine della morte originale.

Sebastiano Del Piombo. Morte di Adone

SALA OTTANTATRE’. TIZIANO (1490 – 1576)

Il Ritratto di Flora è l’immagine di una donna assai sensuale; la camicia bianca è indossata, onde possa scoprire il seno materno e dalle forme plastiche. La mano destra è a forbice, simboleggia la prossima perdita della verginità, poiché ha ricevuto un anello di fidanzamento. La posizione del capo, spostato verso sinistra, domina ulteriore movimento e spazialità; lo sguardo è tenero, innocente e una parte dei capelli scende lungo il petto. Un ritratto di un’elegante sensualità.

Tiziano. Ritratto di Flora

La Venere di Urbino è uno dei ritratti più famosi. Tiziano ritrae una donna completamente nuda, lasciva, quasi invitante al gioco erotico. La mano sinistra sembra distrattamente appoggiata sul pube; la destra, invece, spinge delicatamente su un cuscino, che le sostiene il capo. I capelli sono sciolti, liberi e sembrano suscitare desideri erotici, in chi guarda. Sullo sfondo, invece, un panorama davvero opposto all’ostentata sensualità della donna dipinta: una ragazza, in ginocchio, sembra stia cercando qualcosa all’interno di una cassapanca, rivolgendo le spalle a chi guarda. Accanto, una signora, forse più anziana, sembra controllare, avendo il capo reclinato in direzione delle mani dell’amica. Un cane dorme tranquillo, disinteressandosi della scena e sullo sfondo uno spicchio di cielo, visibile da una piccola apertura, che introduce il tema del tempo: sta arrivando la sera.

Tiziano. Venere di Urbino

SALA OTTANTOTTO. LOMBARDI DEL CINQUECENTO

La castità di Susanna di Lorenzo Lotto (1480 – 1557) è una grande scena di un film, poiché sembra vivere contemporaneamente lo svolgersi almeno di due momenti consequenziali. Susanna, ritratta assai discinta, al fine di preservare la sua verginità, respinge sdegnosa le offerte amorose di due anziani, uno dei quali, imbracciando un cartiglio a mo’ di spada, avverte due giovani, che stanno arrivando trafelati, che la ragazza è un’adultera. Originale “l’inquadratura” dall’alto, che permette così di vedere oltre l’abituro, dove si starebbe per consumare l’azione: una campagna ordinata. In qualche modo, mentre all’interno dell’abitato va in scena un dramma ed il disordine sembra governare le mente degl’interpreti; fuori domina la tranquillità, la serenità, l’ordine.

Lorenzo Lotto. La castità di Susanna

SALA NOVANTA. CARAVAGGIO (1571 – 1610)


Bacco adolescente. Come accade in moltissimi quadri del Caravaggio, non sappiamo dove stia il soggetto, non essendoci accenno di un luogo. Si mostra seminudo, con un drappeggio bianco, che gli copre la parte sinistra del busto, alza un elegante calice con la mano sinistra. Appoggiato su un tavolo un cesto pieno di frutta, che offre il senso del “pieno”, contrapposto al “vuoto” dello sfondo, che ingombra gran parte del tavolo. Nei capelli, fiori dai più svariati colori e poi lo sguardo: sembra stia prendendo in giro chi guarda; è ironico, un poco sfrontato, forse anche brillo, a causa del colore delle guancie. Il gioco di luce è manifesto nella bianchezza del corpo, che sembra illuminata da un riflettore e mette in ombra il bianco della tovaglia.

Caravaggio. Bacco adolescente

Giuditta decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi (1593 – 1653). E’ un quadro di intensa drammaticità. Il volto di Oloferne, su cui violentemente spinge Giuditta, raccolta in uno sguardo temibile di vendetta e di soddisfazione nel compiere il crimine. Oloferne sembra rassegnato all’imminente catastrofe, non potendosi più difendere, a causa anche della presenza di un’altra donna, Abra, che cerca di trattenerlo, per consegnarlo alla carnefice. Su uno sfondo non chiaro, la scena ricorda molto il Caravaggio per l’intensa drammaticità, per i giochi di luce (sui ritratti) e d’ombra (sul luogo – non luogo) e per le righe di sangue, che hanno già bagnato parte del giaciglio. Insomma la realtà di un omicidio.

Artemisia Gentileschi. Giuditta decapita Oloferne

Il Sacrificio d’Isacco del Caravaggio. Un uomo canuto con una folta barba è ritratto, nell’attimo in cui sta per tagliare la testa ad un giovane, che – sembra – abbia le mani legate ed il viso è piegato in uno sforzo, in un’ennesima richiesta d’aiuto. Isacco sta per essere ucciso dal suo papà, Abramo. Vicino all’uomo, s’intravvede la figura di un giovinetto, che ferma la mano dell’imminente carnefice e sembra gli stia parlando di sospendere l’atroce delitto. Sullo sfondo una campagna rigogliosa e poco ordinata con forse un castello; il cielo è sereno: il delitto non si compirà.

Caravaggio. Sacrificio di Isacco

La Testa di Medusa è conservata all’interno di una teca. Sulla testa una teoria di orrendi serpenti, che s’intrecciano, si volgono verso più lati, scendendo quasi verso la fronte del soggetto, il quale è stato dipinto con la bocca aperta atteggiata in una smorfia forse di dolore o di paura. Gli occhi tesi, con lo sguardo fisso mirano in basso, mentre degli schizzi di sangue si vedono uscir dalla testa. Insomma un quadro di grande drammaticità.

Caravaggio. Testa di Medusa

SALA CENTOUNO. GUIDO RENI (1575 – 1642)

Sant’Andrea Corsini. Risalta immediatamente la lucentezza del bellissimo mantello, indossato dal santo, che prega collo sguardo rivolto verso l’alto, dove le teste di tre angeli emanano una luce dorata: la presenza di Dio. Il mantello, elemento davvero straordinario per la ricchezza dei dettagli, è composto da una parte rossa chiara e poi da una parte inferiore assai più larga della precedente color oro riccamente decorato. Due angeli, che sono ritratti dietro il santo, sorreggono il bastone pastorale. Un quadro di devota pietà.

Guido Reni. Sant’Andrea Corsini

Queste note sono le opinioni di un grande innamorato dell’Arte e non di uno storico. Non ho potuto descrivere le emozioni ricevute da tutte le Opere esposte. Mi auguro che dalla lettura di queste mie impressioni, possa nascere, in chi legge, interesse per ciò che mai potrà morire, essendo parte d’Eternità.

(25 marzo 2017)


N. B. Le note storiche sono tratte dal volume: Gloria Fossi, Uffizi arte, storia e collezioni, presentazione di Antonio Paolucci, nuova edizione aggiornata 2014, 632 pp. Giunti, acquistabile all’interno del Museo, nell’apposito spazio adibito alla vendita di libri e souvenir.

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