«Tramonto», la poesia di Ungaretti che regala speranza ai drammi della vita

Il carnato del cielo

sveglia oasi

al nomade d’amore

Versa il 20 maggio 1916.

L’articolo è stato pubblicato il giorno 10 luglio 2020 sul sito www.libreriamo.it

L’articolista introduce delle brevi noti biografiche del poeta, nato l’8 febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto e morto a Milano il 1 giugno 1970. Giuseppe Ungaretti si distinse in campo letterario quale importante esponente del Simbolismo, corrente artistica sorta in Francia alla fine del XIX° secolo, caratterizzata dalla ricerca dell’evasione fisica per mezzo della rappresentazione della realtà attraverso l’uso dei simboli, delle allusioni. Nella componente letteraria, s’identificò, in parte, col Decadentismo, rimarcando un’aspirazione alla creazione del linguaggio poetico derivante dalla condizione della musica pura ed un ricorso sempre più frequente all’uso sinestesico nella raffigurazione d’immagini.

Sin dalle prime pubblicazioni, Ungaretti ricevette l’ammirazione del gruppo intellettuale raccolto attorno a «La voce», che, dalla sua fondazione, aveva ricevuto l’importante supporto di Benedetto Croce, che ne sarà anche collaboratore. Anche in Francia, patria del Simbolismo, il poeta godette di viva ammirazione, entrando nella stima di Guillaume Apollinaire e Louis Aragon. Il simbolismo ungarettiano inaugurò la stagione dell’Ermetismo (da Ermete Trismegisto), che tenterà l’innalzamento del verbo poetico verso una concezione mistica.

«Il tramonto» è collocata nella sezione de «Il porto sepolto», parte della prima raccolta poetica di Ungaretti: «L’allegria», la quale si sarebbe arricchita di nuove creazioni ne «Allegria di naufraghi» (Vallecchi, 1919; quindi Preda 1931 ed infine, Mondadori 1969).

Egli prestò servizio militare in occasione della Prima guerra mondiale e, durante le interminabili pause, chiuso nella trincea, si dedicava alle composizioni letterarie. Attirò le attenzioni del tenente Ettore Serra, che si procurò di stampare, nel 1916, l’opera del suo giovane soldato.

Il titolo della composizione, «Allegria», evidenzia come anche nei momenti più terribili si possa esorcizzare il momento storico attraverso il sorriso, la speranza, la fiducia, attraverso un felice accostamento tra i due estremi: vita e morte, infelicità e felicità, poiché espressioni della vita.

Il cielo, per il giovane poeta, assume quasi delle sembianze fisiche, mostrando così un aspetto ancor più simile all’uomo e, nello stesso tempo, la fisicità immaginata può trasportare l’uomo in cielo, quale modello di possibile evasione dalla prigione della guerra; il cielo non più come spazio infinito, ma come luogo imprigionato in una dimensione corporea. E così, grazie all’«incarnazione», il «nomade d’amore» può finalmente trovare una magica «oasi» nel deserto della sua contemporaneità, laddove gli spaventosi rumori della guerra non potranno mai giungere. Appena tre righe, che producono un grande affresco di colori e di luce.

Tramonto, la poesia di Ungaretti sulla speranza nella vita

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