Quando Dio creò l’amore
Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di giri
e quando creò il suicidio era a terra
Quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo
Ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo.
E’ stata pubblicata sul sito www.libreriamo.it la poesia «Quando Dio creò l’amore» di Charles Bukowski, decantazione del magico mondo profano e sacro, di cui si compone la più alta forma di espressione dell’uomo, che rinuncia alla sua particolarità, per fondersi con un altro essere.
La produzione di Bukowski è assai cospicua e spazia dai racconti alla poesie, dove analizza il non facile rapporto con l’esistenza, che in lui fu pregiudicata da un uso smodato dell’alcol, che gl’invise la serena competizione col mondo.
Attraverso questa poesia, egli cerca la celebrazione della donna, quale fine ultimo dell’atto creativo e quindi a perfezione, a coronamento di un ideale spiegarsi della nascita nel futuro. Bukovski non edulcora, non toglie gli angoli, non nasconde il narcisismo, l’egoismo e le miserie dell’amore, poiché ne sono il riflesso contrario ed opposto di quell’armonia cosmica, che dovrebbe dominare durante l’atto amoroso. Anche la visione prosaica è contemplata quale aspetto completante del desiderio d’amare e di essere amati. L’aspetto anagogico non è contemplato; quello catartico dimenticato per un istante; l’amore, che decanta, è vissuto nel sesso, nel cibo ed in ogni cosa concreta: è un amore, che raccoglie nella fisicità, l’esaltazione del trionfo dei sensi. L’amore di Bukovski non è requie, riposo per gli amanti, ma contesa continua, duello spettrale di corpi ingabbiati da una potenza sfuggente e dominante, poiché Dio non fissò i termini entro i quali vivere l’amore e così per tutto ciò che venne dopo.
Emerge, in quest’atto di estrema sfiducia, qualcosa, che ancora ci sfugge: il perché della creazione; in fondo, solo le piante desterebbe un giustificato motivo di esseri al pari dell’odio, che domina gli uomini, i rapporti, soprattutto quelli di sangue. E poi la creazione di «Me», completa, perché altro non si potrebbe aggiungere, se non scoprire ogni giorno chi realmente saremmo. In un attimo di distrazione, uscì la scimmia, magra rappresentazione dell’uomo e l’alcol stordì così tanto il creatore che uscì fuori la giraffa. Anche i narcotici sono pezzi di cattiva vita, come il suicidio, cui spesso conducono, è riflesso di un Dio scoraggiato e forse deluso. Quindi l’immagine della donna, che nasconde il lato angelicato, poiché è stata creata a letto, pronta per essere amata e per amare; e la palpitazione del sesso provocò in Dio la creazione delle montagne e del fuoco. Purtroppo qualche errore il Padreterno l’ha commesso nell’atto creativo; solo nell’attimo in cui concepì la donna, distesa nel letto, racchiuse tutta la sua sacralità. Proprio nell’essere perfetto.