Il 17 febbraio 2018 è apparsa un’intervista sul Corriere della sera – Milano di Matteo Speroni al professor Roberto Vecchioni sull’utilità dello studio delle materie umanistiche. Riteniamo assai attuale il tema, in un momento in cui gl’interventi scriteriati dei vari Ministri della Pubblica (dis)Istruzione hanno sempre più demolito l’impalcatura liceale a favore della promozione d’Istituti tecnici, i quali probabilmente forniranno dei bravi professionisti, certamente dalla scarsa dimensione umana.
Le origini della nostra esistenza sono state completamente dimenticate dall’attuale imperante società tecnologica, che rende tutto piatto, uguale, omologato; forse è davvero necessario, attraverso lo studio delle discipline classiche, riscoprire da dove veniamo, per poter descrivere un futuro a dimensione d’uomo.
La cultura umanistica, nell’immaginario edificio della costruzione dell’uomo, ha la sua presa sull’armonia, carattere mancante all’odierna società, che crea nell’uomo la giusta dimensione, al fine di maturare i suoi ancestrali bisogni. Ed allora, ogni domanda potrebbe trovare la giusta risposta, poiché la dimensione classica offre le opportunità all’uomo, perché trovi se stesso in un mondo, viceversa, costruito per renderlo infelice.