[…] E’ notte alta. Io sono solo in questa stanza: il palazzo Barberini è illuminato misteriosamente dalla luna che nasce; il mio letto, là in fondo, è tutto bianco, così largo che potrebbe accogliere anche il tuo corpo. Se tu venissi! Io ti dicevo che il desiderio del tuo corpo si fa in me ogni giorno più ardente e più torturante. Le immagini del piacere mi incalzano da tutte le parti. E’ una febbre. Se bene io stia stanco e triste, al sol pensiero che io potrei possederti e stringerti ignuda come una volta, sento un brivido profondo corrermi nelle vene ed una strana vitalità d’amore corrermi nei muscoli ed agitarmi.
E’ una notte tentatrice. La mia stessa languidezza mi fa più voluttuoso ed il desiderio di dimenticare il dolore e la miseria reale mi fa avido di piaceri sensuali.
[…] Tu dove sei? Non senti l’immensa angoscia che mi opprime? Non senti il mio desiderio che attraversa gli spazi infiniti e viene a cercarti ed infiammarti l’anima nel sonno? Come ti amo Barbara! E come questo mio dolore è al di sopra delle forze umane!
Sento una specie di soffocazione. Mi pare quasi che io non debba giungere all’alba.
Aiutami! Aiutami tu!
La notte è la natura degli amanti, i quali ricercano le passioni, che sembrano attenuarsi alla luce brillante del giorno. A volte, l’amore preferisce le malinconie di una luna lontana, alta, unica nel voler accarezzare il cuore di chi ama.
Il Poeta è solo; la solitudine dell’amante, dettata dall’assenza e sembra che manchi l’aria, la voglia di vivere, perché ormai si vive esclusivamente per la propria amata e nulla più ha valore. Lo sguardo si perde nel letto con le coperte sgualcite, che hanno avvolto l’anima dei due amanti, che trattengono il sudore dei corpi, che hanno amato con gioia e disperazione, nel disperato tentativo di divenire un solo e vibrante, misterioso corpo.
Si, quel letto è il mondo, dove racchiudere l’amore, la voglia di amare. Lei non c’è; è inutile cercarla, poiché sfugge anche alla fantasia e non si riesce a rintracciarne le orme, nemmeno all’interno dei propri ricordi. L’assenza fa male al cuore, colpisce duramente il velo dell’anima, per squarciarlo, per spezzarlo: amore e dolore, sono amici inseparabili e giocano con la fortunata e sfortunata vittima. Quando si ama, lo si può manifestare nel corpo, nel volere essere in lei, nel volersi legare misteriosamente a lei, alla nostra lei, che disseta le ferite della volontà, così ingenua, incapace di raccogliere i frutti della passione.
Amare spiritualmente?
Si, ma il corpo continua a vibrare, ad urlare il suo desiderio. Ed allora, tentare di ricostruire le immagini di quell’atto, rintracciarne gli odori, i palpiti, gli spasimi, il tono della voce che improvvisamente s’irrobustisce, per perdere forza e quasi spegnersi in gola prima dell’urlo liberatorio e di quell’attimo di estasi divina, dove esplode il senso profondo dell’Essere, finalmente unito alla propria entità nascosta, intima, personale. Ogni fibra nello spasmo della tensione partecipa a quel concerto di emozioni, a quell’eufonia di corpi vibranti, uniti, che si penetrano a vicenda, uno nell’altro, per diventare l’altro nell’uno. Ecco, la ricerca dell’unità, del ritorno ad una primigenia lontana eppur così presente nel pensiero di chi ama.
Quanti pensieri! Si è preda solo di un turbinio di pensieri sparsi, che con violenza deformano la capacità di pensare, di discernere, perché si è vittime e schiavi. Felicemente schiavi e felicemente vittime; l’amore è un carnefice.
Lei non c’è.
E’ il peso insopportabile dell’assenza, di lei che fino a qualche tempo fa, era nel profumo dell’aria, nell’incanto della notte adagiata in silenzio a sussurrare, a bisbigliare.
Poi, la partenza. Addio!
L’angoscia pesa sul cuore come un macigno terribile, che spezza la schiena, piega il corpo, toglie il respiro.
Ecco lo spirito: la capacità di volare attraverso gli spazi infiniti e raggiungere in un’onda travolgente il suo respiro in un bacio, con cui soffocare ogni più terribile angoscia. Il dolore a volte ti prende alla gola, senti i muscoli irrigidirsi, stringersi, inarcarsi e lentamente l’aria inizia a filtrare con difficoltà; una sensazione vicina alla morte.
Aiutami tu!