X.
Costei per certo è la più bella cosa
Che ’n tutto ’l mondo mai vedesse il sole;
Lieta vaga gentil dolce vezosa.
Piena di rose, piena di viole.
Cortese saggia onesta e graziosa.
Benigna in vista in atto et in parole.
Cosi spegne costei tutte le belle.
Come ’l lume del sol tutte le stelle.
XI.
Costei ha privo el ciel d’ ogni belleza
E tolti e ben di tutto el paradiso.
Privato ha il sol di lume e di chiareza
E posto l’ ha nel suo splendido viso.
Al mondo ha tolto ogni suo’ gentileza
Ogni atto e bel costume e dolce riso.
Amor l’ha dato il guardo e la favella
Per farla sopra tutte la più bella.
XII.
I’ ho veduto già fra’ fiori e l’ erba
Seder costei che non par cosa umana,
E in vista sì isdegnosa e superba
Ch’i’ ho creduto che la sia Diana
O ver colei ch’al terzo ciel si serba.
Tanto sopra dell’altre s’allontana:
Et ho veduto al suon di sue parole
Fermarsi già per ascoltarla il sole
XIII.
Non è ninfa si gaia in questi boschi
Si destra si leggiadra si pulita;
Né quanto gira questi fiumi toschi
Donna non fu mai come te gradita.
Diana temo non ti riconoschi,
Perché tu se’ dal suo coro fuggita.
Oh chi, vedendo si leggiadre prede,
Arebbe in ciel rapito Ganimede?
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E’ la più bella di tutte per le sue qualità così rare da esser presenti in una sola persona: serena, vogliosa, cortese e graziosa. La sua bellezza è composta di fiori profumati e si mostra sempre educata, una perfetta gentildonna. Vedendola s’intuisce come possa essere buona in ogni atto e soprattutto nelle parole, mai offensive o scortesi verso chi l’ascolta. Grazie a questo miracolo di buoni sensi, si pone al di sopra di tutte le belle, così come la luce del sole vince quella delle stelle.
A rimirarla ancora, si scopre che abbia rubato ogni bellezza al cielo ed al paradiso; anche il sole non è stato sottratto a questa candida spoliazione, per essere posto nel viso dell’amata. Il mondo soffre, perché ormai privo di ogni affettuosità. In lei parla amore, poiché sia la più bella tra le belle.
Un giorno, ho avuto la fortuna di vederla seduta su un prato fiorito ed ho immaginato che fosse Diana, la luna crescente, prospera, carica di eventi positivi. Il suo spazio è nel cielo, dove risiede Dio, poiché appare così diversa da tutte. Quando parlava, tutto si fermò, anche il sole, per ascoltarla. Non esiste alcuna ninfa giovane, snella, quanto lei, che s’aggira con rara finezza e sì tanta serenità. Presso i fiumi toscani, mai alcuna donna fu sì tanto gradita e forse anche la luna Artemide nutrirebbe dei dubbi nel riconoscerla, poiché sembrerebbe dal suo cuore fuggita. Se Giove l’avesse vista, avrebbe rapito Ganimede?