Un leone dormiva in un bosco, quando fu circondato da molti topi, uno dei quali gli saltò addosso, provocandogli un brusco risveglio, per il quale voleva rendergli giustizia. A seguito del pentimento, il topo ebbe salva la vita e fu rimesso in libertà. Poco tempo dopo, il leone cadde in una trappola tesa da alcuni cacciatori. Iniziò a ruggire, per richiamare l’attenzione e, siccome il topo si trovava di lì a passare, sentito il richiamo si diresse verso il prigioniero, il quale si lamentò di essere stato vittima dei lacci dei cacciatori, che lo avrebbero sicuramente ucciso. Il topo lo tranquillizzò, garantendogli che avrebbe chiamato i suoi amici ratti, per rosicchiare i lacci e rendergli la libertà. E così avvenne.
La storia c’invita a meditare sulle nostre azioni; a porre la massima attenzione sulle risposte immediate e nocive dell’istinto. Il leone avrebbe dovuto reagire, ferendo mortalmente il topo, che s’era permesso di disturbarlo, invece ha scelto la via del perdono o – in altri termini – di non agire nell’errore, nella simulazione, facendo nascere la riconoscenza nel topo.
Così avvenne che fu il leone ad aver bisogno di aiuto ed il topo si ricordò, salvandogli la vita.
Storie che nelle favole spesso accadono.
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«Il cane e la pecora» dalle «Favole» di Esopo
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«Il corvo e la volpe» di Esopo
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«Il gallo» dalle «Favole» di Esopo
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«Il lupo e la gru» dalle «Favole» di Esopo
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«Il topo e la rana» dalle «Favole» di Esopo
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