Il mito di Odisseo secondo Apollodoro

Odisseo iniziò il suo viaggio in direzione della Libia; secondo altri commentatori invece verso la Sicilia; e secondo altri ancora nell’Oceano.

Salpato da Ilio, approdò ad Ismara, città dei Cleoni, e la conquistò, risparmiando il sacerdote di Apollo, Marone; la popolazione dell’entroterra allora attaccò i conquistatori, causando la perdita di sei uomini per ogni nave di Odisseo.

I Lotofagi

La flotta sbarcò nel paese dei Lotofagi e, inviati alcuni uomini in avanscoperta, per scoprire gli abitanti del luogo. Essi, sprovvedutamente, mangiarono del loto, che aveva il potere di togliere la memoria. Odisseo allora a forza rimbarcò i suoi uomini, ordinando di riprende il mare alla volta della terra dei Ciclopi.

Polifemo

Lasciò tutte le navi verso un’isola vicina, avvicinandosi con una sola barca con dodici uomini a bordo. Invitò i compagni a seguirli nell’antro di Polifemo, carichi di vino, che precedentemente Marone gli aveva donato. Il ciclope si cibava di carne umana, dotato di un solo occhio in mezzo alla fronte, era figlio di Poseidone e della ninfa Toosa.

Odisseo ordinò che si accendesse un fuoco, per sacrificare dei capretti, quando sopraggiunse Polifemo, che spinse nell’antro le greggi, ponendo un grosso masso sulla porta. Accortosi della presenza di alcuni uomini, ne divorò alcuni. Allora, Odisseo gli offrì del vino da bere; il ciclope gli chiese chi fosse, ed egli rispose: «Nessuno». Il gigante dichiarò che avrebbe mangiato Nessuno e poi tutti gli altri, in segno di riconoscenza per l’offerta del vino, poi, fortunatamente, a causa dello stato d’ubriachezza, in cui era caduto, si addormentò. Aiutato da quattro compagni, Odisseo affilò la punta di un bastone, la indurì sul fuoco, per accecare l’addormentato ciclope. Polifemo chiamò in soccorso i suoi compagni, i quali prontamente sopraggiunsero, chiedendo da chi avesse ricevuto del male. Si sentirono rispondere: «Nessuno»; quindi se ne andarono. Le greggi dovevano essere condotte al pascolo, quindi Polifemo fu costretto ad aprire l’ingresso della caverna, ponendosi a guardia, per controllare se effettivamente solo gli animali uscissero dall’antro. Odisseo legò tre montoni, per insinuarsi sotto il più grosso ed ordinò altrettanto ai suoi compagni, così poterono uscire. Tornarono alle navi e, mentre prendeva il largo, gridò a Polifemo il suo vero nome: Odisseo! Molto tempo prima, un indovino aveva profetato che il ciclope sarebbe stato accecato da un uomo di nome Odisseo. Il gigante così, afferrò dei macigni, per scagliarli in mare, ma caddero poco lontani dalle navi.

Il dio Poseidone allora si rivolse contro colui che aveva accecato suo figlio ed i suoi uomini, che frattanto giunsero all’isola delle Eolie, su cui regnava Eolo, il dio dei venti. Il re accolse i marinai, donando al loro duce un otre, dove aveva rinchiuso i venti, perché Odisseo se ne potesse giustamente servire nella navigazione, consigliandolo di legare il prezioso oggetto alla nave. La flotta riuscì a giungere presso Itaca, quando Odisseo fu colto dalla stanchezza e si addormentò. I suoi compagni allora aprirono l’otre, convinti che contenesse dell’oro, sciogliendo i venti, che ricacciarono la flotta lontano dalla meta. Odisseo fu costretto a tornare da Eolo, per chiedergli nuovamente la scorta dei venti, ma fu cacciato, per volontà degli dei.

Odisseo si vide costretto a procedere senza alcuno aiuto ed approdò preso la terra degli antropofagi Lestrigoni, ormeggiando la sua imbarcazione per ultima. Ancora un volta, il Viandante inviò alcuni suoi uomini sull’isola, ed essi s’imbatterono con la figlia del re, Antifate, a cui i naufraghi furono presentati. Il re allora divorò uno dei presenti, ed i rimanenti si diedero alla fuga. Intanto il popolo, che era accorso numeroso, si diresse verso il mare, per fracassare le navi e divorare gli uomini.

Dosso Dossi – Circe (Galleria Borghese)
Telegono

Una sola barca riuscì a salpare: quella di Odisseo, il quale si diresse verso l’isola Eea, dove abitava la maga Circe. Diviso gli uomini in due gruppi, inviò una comitiva di ventidue, guidata da Euriloco, dalla strega, la quale invita i convenuti ad entrare ad eccezione del capo, che rimane fuori. A ciascuno offrì una pozione, quindi, toccandoli attraverso la bacchetta magica, li trasformò in lupi, maiali, asini o leoni. Euriloco, che era salvo dall’incantesimo, riferì ad Odisseo l’accaduto, che si rivolse ad Ermes, perché ricevesse il moli, una pianta immaginaria, che introdusse nella pozione della maga, annullando l’incantesimo. Circe, minacciata di morte, restituì ai compagni di Odisseo le sembianze umane; e così, oltre ad avere salva la vita, la maga si unì all’Eroe, donandogli un figlio, Telegono.

Odisseo si stabilì per un anno sull’isola, per poi riprendere il viaggio verso l’Oceano, dopo essersi consultato con l’indovino Tiresia ed aver offerto sacrifici alle anime dei morti, così come Circe gli aveva consigliato. Nel rito, egli vide le anime di molti eroi ed eroine, della mamma, Anticlea, del suo compagno Elpenore, morto in casa della maga a seguito di una caduta dal tetto.

Le sirene

Salutata Circe, si volse verso il largo e quando costeggiò l’isola delle sirene, figlie di Acheloo e della musa Melpomene, fu attratto da un canto paradisiaco. Le sirene erano in parte donna e, dalle cosce avevano forma di uccelli. Odisseo, che voleva ascoltare quel canto, riempì di cera le orecchie dei suoi compagni, ordinando che fosse legato all’albero maestro, unico modo per passare oltre. Si avverò quindi la profezia, secondo la quale le sirene sarebbero morte, se una nave avesse vinto il loro canto.

Scilla e Cariddi

Odisseo giunse ad un bivio: procedere verso le Rocce Erranti oppure verso due scogli enormi, su cui si trovava Scilla, che ha volto e petto di donna e dai fianchi sei teste e dodici zampe canine; e sull’altro Cariddi, che inghiottiva tre volte l’acqua durante il giorno per rigettarla. Seguendo il consiglio di Circe, evitò le Rocce e, quando fu vicino allo scoglio di Scilla, vestì le armi, per mettersi sulla prua della nave. Sei compagni furono divorati dalla ninfa.

Il dio Elio

Odisseo raggiunse Trinacria, l’isola di Elio, dove il Sole pascolava le sue vacche ed a causa del mare agitato fu costretto a soggiornarvi. Per mancanza di cibo, alcuni suoi compagni uccisero quelle vacche, mentre Elio denunciava il fatto a Zeus, che attese la partenza dell’imbarcazione, per inviare il suo fulmine, che distrusse la barca. Odisseo, aggrappato all’albero maestro, arrivò nelle vicinanze di Cariddi, che inghiottì l’albero, costringendo l’Eroe a ripararsi su un fico selvatico, che sovrastava lo scoglio.

Henri Lehmann – Calipso

Quando intravide l’albero, allora vi si aggrappò nuovamente e fu trasportato verso l’isola di Ogigia, accolto da Calipso, figlia di Atlante, la quale se ne innamorò, dandogli un figlio: Latino.

Nausicaa

Per cinque anni, Odisseo rimase ivi, per poi riprendere, su una zattera, la via del mare, quando l’ira di Poseidone colpisce nuovamente l’Eroe, sbattendolo sulla terra dei Feaci, dove la figlia del re Alcinoo, Nausicaa, ascolta le suppliche del naufrago e lo conduce dal padre, che lo accoglie e gli offre dei doni, ordinandone la scorta in patria. Questa decisione provocò ancora l’ira di Poseidone, che trasformò la nave in pietra e coprì l’isola con una montagna.

Penelope

Odisseo finalmente giunse in patria, trovando la sua casa in rovina; molti pretendenti aspiravano a sposare Penelope, credendo il marito morto. La donna aveva promesso che, quando avrebbe finito di tessere il lenzuolo funebre per il suocero Laerte, si sarebbe concessa al fortunato. E così, per evitare il matrimonio, per ben tre anni tessé di giorno, disfacendo di notte, fin quando non fu scoperta. Odisseo, allora, vestito da mendicante, si recò dal suo servo Eumeo, facendosi riconoscere da Telemaco ed entrò nella città. Arrivato alla reggia, il mendicante chiese del cibo ai commensali, rivelando ad Eumeo e Filezio la sua vera identità e, coll’aiuto di Telemaco, ordì un agguato ai pretendenti. Penelope allora offrì ai presenti l’arco di Odisseo, promettendo che avrebbe sposato colui che sarebbe stato in grado di tenderlo. Nessuno fu in grado di superare la prova e così Odisseo, ricevuta l’arma, uccise tutti con l’aiuto dei congiurati. Quindi si mostrò alla moglie e al padre.

Dopo aver offerto dei sacrifici ad Ade, Persefone e Tiresia, giunse fra i Tesproti, perché, secondo la volontà del mago, offrisse delle offerte, per placare l’ira di Poseidone. La regina, Callidice, s’innamorò dell’eroe, donandogli Polipete. Odisseo così diventò il re dei Tesproti ed alla morte della sposa, lasciò il regno al figlio, per tornare ad Itaca, dove con la moglie aveva generato Poliporte.

Intanto Telegono, figlio di Circe, conobbe il nome del padre e si pose in viaggio per Itaca, dove si diede alla razzia del bestiame. Odisseo allora si pose a difesa delle bestie, cadendo mortalmente per causa del figlio.

Telegono allora trasportò il corpo del padre e sposò Penelope, recandosi da Circe, che li inviò presso l’Isola dei Beati.

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