Sabato 4 dicembre 2021, è stato pubblicato sul sito www.ilgiornale.it un articolo su Raffaello a firma di Vittorio Sgarbi
Il celebre critico d’arte e polemista televisivo esordisce scrivendo come Raffaello sia stato solo un pittore, autore di «moltissime opere, tutte sublimi», tutte rivelatesi dei capolavori. Al contrario del suo maestro, Pietro Perugino, non ripeté in forma archetipale uno stesso modello, dedicandosi sempre all’invenzione di una nuova immagine. In lui e nelle sue opere, sembrerebbe sopravvivere «Giorgione, Caravaggio, Michelangelo, Parmigianino. Lui è tutto: nessuno è più tutto di lui», secondo una celebre considerazione di Giorgio Vasari, pittore ed allievo di Michelangelo.
Scrisse di Raffaello: «Con ciò sia che quasi la maggior parte degli artefici passati avevano sempre da la natività loro arrecato seco un certo che di pazzia e di salvatichezza, la quale, oltra il fargli astratti e fantastichi, fu cagione il più delle volte che assai più apparisse e si dimostrasse l’ombra o l’oscuro de’ vizii loro che la chiarezza e splendore di quelle virtù che giustamente fanno immortali i seguaci suoi: dove per adverso in Rafaello chiarissimamente risplendevano tutte le egregie virtù dello animo, accompagnate da tanta grazia, studio, bellezza, modestia o costumi buoni, che arebbono ricoperto e nascoso ogni vizio, quantunque brutto, et ogni mac hia, ancora che grandissima. Per il che sicurissimamente può dirsi che i possessori delle dote di Rafaello non sono uomini semplicemente, ma dèi mortali».
Giorgio Vasari è stato l’inventore della «maniera» di quei maestri (Michelangelo ed appunto Raffaello), che con le loro opere «hanno superato la natura». I manieristi quindi guarderebbero alla «grammatica e la sintassi di Michelangelo e Raffaello e la fanno propria».
L’Urbinate «è come Dio, migliora «la natura», creata da Dio, che ha donato agli uomini la possibilità, attraverso le arti, di ripercorrere il momento creativo. E la differenza tra gli uomini e gli animali consisterebbe nella coscienza della morte, che è presente in tutti gli esseri umani, che invoca «il desiderio di Dio, per cui Dio è una creazione dell’uomo, al di là del fatto che esista o non esista. L’uomo ha bisogno di Dio perché non vuole morire e quindi immagina un altro mondo in cui lui e i suoi cari continuino a vivere».
Vasari ci offre la certezza che le opere di Raffaello «siano un prolungamento della creazione di Dio e della bellezza del mondo, una bellezza assoluta, senza limiti, una dimensione nella quale non ci sono «vizi», non ci sono «macchie». Forse».