Anima mia, fra il cumulo di cartame l’occhio non riesce a trovare e a leggere che il Tuo nome amatissimo che invade senza posa la noia delle pagine burocratiche e la illumina cancellandone il discorso, della sola luce che possa ancora darmi libertà di spirito e infondere qualche slancio al vecchio cuore, anima mia.
Non ricordo più se è demente per Te questo mio amore, questo mio amore immenso, quasi insopportabile tanto è forte amore, tanto è prepotente nell’escludere ogni altra attenzione.
Quanti mesi sono già passati che a me stesso non so più parlare d’altro, e che non ho altra speranza e altra ansia se non quella di rivederti, se non quella di tornare a guardarti negli occhi che hanno saputo rifare di me un ragazzino stordito da mille illusioni, una più incantevole dell’altra, e, ahimè, certo, una più assurda dell’altra.
Bell’amore mio, sublime amor mio, sublime tanto mi sembra nutrirsi di volgersi all’impossibile, tanto mi rende semplice e puro il me, il complicato e il torbido se ce ne furono mai.
Ieri sono stato a colazione con alcuni scrittori francesi all’Hotel Meurice, ospite della signora Gould1. Le scrittrici, almeno quelli presenti, potevano avere nomi noti, ma non avevano d’attraente che la conversazione. C’est déja quelque chose.
Ma d’attraente negli occhi avevi Te, Te, Te, fiamma che mi bruci, e mi ridai vita, una bellissima vita.
Come si può amare tanto, anima mia? Com’è possibile ch’io Ti ami tanto? Bacio il nostro amore, anche se da parte mia è demenza come non s’era mai vista.
Je t’embrasse, je ce cesse de t’embrasser, jour et nuit, mon amour trop violent
Unga
Parigi, il 17/XI/1966
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(1) Nonostante fosse californiana, visse per lunghi anni in Francia.
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