La rivoluzionaria e celebre commedia di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais, Il barbiere di Siviglia, ispirò molti compositori di epoche e paesi diversi.
Il più antico autore di un Barbier von Sevilla, komische oper, fu Jiří Antonín Benda su libretto di Gustav Friedrich Wilhelm Grossman, che andò in scena nel 1776 presso il Teatro Seyler di Dresda, dove ottenne il favore del pubblico.
Nello stesso anno Joseph Weigl, allievo di Antonio Salieri, presentava la sua versione de L’inutil precauzione in Vienna.
Nel 1783, fu la volta de Il barbiere di Siviglia, ovvero La precauzione inutile di Giovanni Paisiello, che vide il debutto presso il teatro dell’Ermitage di San Pietroburgo, ove il compositore da diversi anni godeva il favore di Caterina di Russia.
Non abbiamo notizie a proposito di un Barbiere di Siviglia, musicato da Johann Abraham Peter Schultz, maestro di cappella del principe Enrico di Prussia e direttore d’orchestra a Berlino e Copenaghen; nonché l’edizione di Nicolas Isouard, entrambe del 1796.
Finalmente, il 20 febbraio 1816, Rossini presentava il suo capolavoro (che sarebbe stato fischiato alla prima) presso il Teatro Argentina di Roma, contemporaneamente alla composizione di Francesco Morlacchi, maestro di cappella del Re di Sassonia e direttore del Teatro Italiano di Dresda, dove l’opera fu rappresentata con successo sul libretto che Giuseppe Petrosellini aveva scritto per Paisiello, il quale nulla ebbe a ridire; al contrario di ciò che accadde per la versione del Pesarese.
I fanatici ammiratori del celebre e celebrato maestro tarantino rimproverarono a Rossini di essersi impossessato di un lavoro, che mai avrebbe dovuto porre in musica; e ciò fu anche una delle cause, che determinarono il grosso insuccesso alla prima.
Nonostante la scomparsa di Paisiello, avvenuta pochi mesi dopo l’incidente romano, non si placarono le polemiche, che trovarono nuovo e più potente sfogo, quando nel 1819, presso il Théâtre des Italiens di Parigi, furono rappresentati, a distanza di poche settimane, i due capolavori. Il Journal des Débats commentò:
«Speriamo che il buon gusto presiederà a questa rappresentazione; che il recitativo sarà accorciato e, per conseguenza, le arie saranno ravvicinate. Così il trionfo del Paisiello sopra il suo competitore sarà, non diciamo più assicurato, ma più solenne».
Il Barbiere paisielliano non poté reggere l’urto dell’incandescenza esplosiva di Rossini e così, col trascorrere del tempo, il pubblico preferì sempre più l’edizione del Pesarese, relegando la versione del Tarantino in soluzioni per lo più di nicchia.
L’11 novembre 1868, Costantino Dall’Argine presentò presso il Teatro Comunale di Bologna la sua versione della celebre opera, dedicata al Rossini, al quale chiedeva il «permesso di riparare questo mio povero Barbiere all’ombra della vostra benevolenza dedicandolo coraggiosamente a Voi, autore del Barbiere di Siviglia, in nome del quale è già universalmente conclamato».
Il Pesarese rispose con una lettera di cortesia, ricordando quando, nel lontano 1816, egli stesso musicò «dopo papà Paisiello il graziosissimo soggetto di Beaumarchais. Perché lo sarebbe Lei arrivando dopo un mezzo secolo e più con nuove fogge a musicare un Barbiere? Possa dunque il suo nuovo Barbiere giungere qual orso magno a formare un triumvirato coll’opera I due orsi ed assicurino al di lui autore ed alla nostra comune patria una gloria imperitura».
Il musicista, nonostante i consigli ricevuti, perché sospendesse l’ardito cimento, propose al pubblico la sua composizione, che fu sonoramente fischiata, nonostante la direzione fosse stata affidata al celebre Angelo Mariani, e presto posta nel dimenticatoio.
Il fascino del soggetto attirò ancora due compositori: Achille Graffigna, che presentò il 17 maggio 1879 l’opera presso il Teatro Concordia di Padova; e Leopoldo Cassone, l’11 ottobre 1922, presso il Teatro Balbo di Torino. Purtroppo, non ebbero esiti felici.
Non sapevo degli ultimi due “Barbieri”. Almeno per curiosità devo ascoltarli…
Dalle cronache da me consultate, non ebbero alcun successo; sarebbe molto interessante rinvenirne la partitura, ma temo che siano state consegnate per sempre all’oblio
Ah peccato (peccato?), immagino quindi che non ci siano nemmeno incisioni…
Non penso