Lunedì 10 gennaio 2022, sul sito www.rainews.it, è stato pubblicato un articolo a cura di Vanessa Quinto, riguardante il probabile ritrovamento del tempio di Ercole.
Io e’ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta.
Sono i celebri versi tratti dal XXVI Canto dell’Inferno, quando i Viandanti ritrovano in un’«antica fiamma» l’eroe dell’Odissea, il quale narra la sua storia terrestre e, nel racconto, ammette di aver spinto i suoi uomini a varcare lo stretto di Gibilterra, laddove Ercole aveva posto le due colonne con sopra scolpito: Non plus ultra, delimitando il mondo conosciuto.
Recentemente una squadra dell’Istituto andaluso del patrimonio storico avrebbe rinvenuto dei resti, nella provincia di Cadice, del possibile tempio di Ercole Gaditano. Lo storico greco Strabone, vissuto tra il I secolo a. C. ed il I secolo d. C., nella «Geografia» narrò di un insediamento fenicio nella baia di Cadice. Il tempio sorgeva ad oriente dell’isola, distante dodici miglia dalla città, esattamente come il numero delle famose fatiche.
La descrizione del mito e delle fonti sembrerebbero confermare tale ipotesi, le quali narravano di «enormi maree che lasciavano le navi senz’acqua, di colonne che erano da una parte e dall’altra, tra Spagna e Africa; di marinai che aspettavano il ritorno dell’acqua per sollevare le loro navi, di un tempio superbo a cui si prendevano continuamente le misure».
Il santuario, meta di pellegrinaggio anche da parte di personaggi illustri come Annibale e Giulio Cesare, sarebbe stato composto da più edifici, che presentavano due colonne all’ingresso, mentre sulla facciata erano rappresentate le dodici fatiche.
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