Tantalo, figlio di Zeus e della ninfa Pluto, fu re della Frigia.
Essendo molto amato dal padre, godé del privilegio di banchettare con le deità e ricevere le confidenze di Zeus, che, erroneamente, ebbe a riferire agli uomini.
Il dialogo tra Maestri non può e non deve essere riferito a chi non sia ancora giunto alla Maestria, poiché non riuscirebbe ad intendere pienamente il significato occulto, nascosto di ogni termine. Tantalo, invece, compie l’ingenuità (forse per amore? E se così fosse, rammenterebbe l’amico degli uomini, Prometeo) di comunicare, ciò che non si deve, a chi non è ancora asceso coscienzialmente, diventando egli stesso causa di confusione e caos tra il Mondo principiale o deistico e quello secondario.
Per simile imperdonabile ingenuità, fu scaraventato nel Tartaro ed immerso nell’acqua fino a metà corpo, condannato ad una sete perenne, perché impossibilitato a bere.
Gli fu altresì proibito di mangiare, poiché i preziosi frutti, che erano posizionati sopra la sua testa, non riusciva a cogliere causa il vento, che li allontanava proditoriamente dalle sue mani.
La terza ed ultima punizione era rappresentata da un pesante masso, il quale, collocato sopra il capo, avrebbe minacciato di schiacciarlo.
Nella prima punizione egli è colpito dall’Elemento acqua nella sua parte infera; nella seconda punizione, il vento, e quindi l’Aria, è sollecitato nella sua parte opposta; infine nella terza, egli è punito nell’elemento Terra.
I tre Elementi agiranno, perché l’Elemento Fuoco abbia lentamente a diminuire nell’eterno, ma mai a spegnersi, altrimenti terminerebbe lo stato coscienziale di castigo senza fine.