Domenica 13 febbraio 2022, è stata pubblicata sul sito www.ilgiornale.it un’intervista all’autore del libro «Pasolini personaggio. Un grande autore tra scandalo, persecuzione e successo» Gian Carlo Ferretti, a firma di Luigi Mascheroni.
Ferretti conobbe Pier Paolo Pasolini nel novembre del 1959 durante un viaggio in treno per Modena, dove entrambi si recavano, perché invitati ad una conferenza.
Secondo l’autore del libro, Pasolini fu il più grande intellettuale del Novecento per l’autorevolezza, che gli derivava «dall’essere un grande poeta, romanziere, regista e critico, ma al tempo stesso è un intellettuale continuamente compromesso con la realtà». Pasolini fu attaccato dalla stampa reazionaria quanto da quella amica, collezionando, oltretutto, trentatré provvedimenti giudiziari, a cominciare dalla denuncia per corruzione di minori (che si rivelò falsa), che gli costò l’espulsione dal PCI del Friuli per «indegnità morale» e la fuga verso Roma, accompagnato dalla madre, dove l’avrebbero aspettato nuove polemiche e persecuzioni.
Seppur intellettuale marxista, rimase centrale nella sua poetica la figura di Cristo riassunta ne «L’usignolo della Chiesa cattolica» quale simbolo di «martire innocente e artefice del proprio martirio».
Dalla poliedrica attività di Pasolini, oggi egli è soprattutto ricordato per la sua opera corsara, in cui, con incredibile lucidità intellettuale, denunciava i pericoli dell’omologazione, la dissacrante inciviltà del consumo e la cancellazione della sacralità. L’attività sul Corriere della sera gli procurò polemiche anche con gli amici: dal no alla legalizzazione dell’aborto, agli attacchi al Palazzo, al tentativo inane di abolire la TV. Un vero intellettuale libero, che si scagliava – sottolinea Ferretti «contro post-fascisti, clericali, comunisti contro tutti».
La produzione intellettuale consterebbe in un lascito di circa ventimila pagine; secondo Ferretti – il giudizio non ci trova affatto d’accordo – la narrativa rappresenterebbe la parte più debole; risplende in grandezza nella poesia e centra la produzione cinematografica; notevoli le considerazioni in qualità di critico e di giornalista («Scritti corsari» e «Lettere luterane»).
La presenza quasi ossessiva in dibattiti e premi letterari lo pose al centro dell’attenzione del pubblico. Fu critico col movimento studentesco del 1968, quasi a voler rimarcare il ruolo d’intellettuale libero di considerare e giudicare.
Fu affascinato dalla questione religiosa, perché proiezione del sognato mondo contadino.
L’ultima parte dell’intervista è dedicata alla nuova pubblicazione di «Petrolio», definito «un romanzo incompiuto, un laboratorio in fermento».
Infine la tragica, oscura morte del Poeta, certamente con forti implicazioni politiche e forte anche dettato dal «clima di persecuzione e di odio, quale conclusione fatale della vita estrema di chi fu insieme un intellettuale carismatico e un bersaglio predestinato».
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