Cupido è seduto e ha sotto i piedi l’arco colla faretra ed una torcia spenta; nella mano destra, stringe un orologio, mentre nella sinistra un piccolo uccello macilento, detto cinclo.
L’arco e la faretra sono posizionati sotto i piedi, perché, deponendo le armi, egli è assoggettato e sottomesso, come l’uomo si riduce, quando è innamorato. La luce è spenta, poiché l’amore è ormai giunto al termine. L’orologio è la rappresentazione del tempo, moderatore di ogni umano affetto.
Demostene scrisse che l’amore, che accende il cuore, non si può farlo tacere colla diligenza, ma deve intervenire la negligenza, portata da Chronos, che lo estingue e risolve.
Essendo il Tempo in grado di domare l’amore, sorge il pentimento per il tempo perduto per la vanità.
Il cinclo, macilento e magro, simboleggerebbe colui che affida tutta la sua volontà all’amore, che, nel momento in cui inizia a scemare, si ritrova in uno stato miserevole. Il piccolo uccello si trova impossibilitato a costruirsi da sé un nido, allora si affida al ricetto altrui; come l’uomo povero e mendico.
Il filosofo Cratete di Tebe (IV – III sec. A. C.) scrisse che l’amore è addomesticato dalla fame, dal tempo e dalla disperazione sotto forma di laccio, che Cupido stringerebbe al collo dell’amante, il quale per disperazione anela alla morte.
Fedra, nell’Ippolito di Euripide, desidererebbe la morte, non riuscendo a sopportare l’impeto di Eros.
Giovan Battista Guarini a proposito del desiderio di morire degli amanti così vergò:
Non ha rimedio alcun se non la morte.
Rispose Amarilli:
La morte? Or tu m’ascolta, e fa che legge
Ti sian queste parole: ancor ch’io sappia,
che ‘l morir degli amanti è piuttosto
d’innamorata lingua, che desio
d’animo in ciò deliberato, e fermo.
Torquato Tasso nell’Aminta:
[…] è uso, ad Arte
Di ciascun ch’ama, minacciarsi morte,
ma rade volte poi segue l’effetto.