Cherubino, l’amor giovane

Lorenzo Da Ponte (1749 – 1838)

La prima opera nata dalla felice collaborazione tra Lorenzo Da Ponte e Wolfgang Amadeus Mozart fu Le nozze di Figaro, andata in scena il 1 maggio 1786 presso il Burgtheater di Vienna. La creazione del paggio Cherubino avrebbe rappresentato il prototipo di un’elegante schiera di personaggi operistici, per i quali una parte maschile è sostenuta da una donna, come sarà per il paggio Oscar nel Ballo in maschera di Giuseppe Verdi.

La grandezza del librettista e del musicista si rivelò nella felice distribuzione della propria umanità nei diversi personaggi, al fine di rendere concreti e realmente viventi e credibili i buoni ed i cattivi, come i giovani ed i vecchi. La moltiplicazione della personalità degli autori è l’essenza stessa di ogni arte drammatica, adombrata significativamente nelle leggende classiche, laddove lo sdoppiamento dell’artista avveniva grazie all’ebbrezza. E non altro, significò l’epigrafico verso di D’Annunzio riferito a Giuseppe Verdi: «Pianse ed amò, visse e soffrì per tutti» i personaggi che creò.

L’anima mozartiana è visibilmente reale in ogni personaggio de Le nozze di Figaro: il conte d’Almaviva e sua moglie, Rosina vivono della mite anima malinconica del Salisburghese. Ormai giunti alla soglia dei quarant’anni, hanno rinunciato all’effervescenza dimostrata nel Barbiere di Siviglia, perché hanno intorno le giovani vite di Susanna, Cherubino, Barbarina, splendenti, impazienti e smaniosi di gioia.

Cherubino, femmineo garzoncello, smanioso d’amore, sempre vicino alle gonne delle donne, innocentemente colto dalla gelosia dei mariti nelle apparenze più compromettenti, incarna l’ingenua inclinazione al piacere, che costituisce la natura infantile di Mozart, ancora disincantato davanti alla vita. Essa rivive e si effonde su tutta l’opera ed, in particolare, nel personaggio di Cherubino trova la scintilla iniziale. Ferve l’inclinazione naturale ed irresistibile verso il piacere, al quale converge tutto il mondo circostante.

Søren Kierlegaard (1813 – 1855)

Nel saggio Don Giovanni, Søren Kierkegaard, padre dell’Esistenzialismo, teorizzò l’essenza della musica come manifestazione della potenza demoniaca della sensualità amorosa, di cui l’elaborazione di Mozart rappresenterebbe lo stato più evoluto. Cherubino rappresenterebbe il primo stadio onirico del desiderio erotico: l’amore senza oggetto determinato, che si confina nell’amore dell’amore. La sensualità è una silenziosa quiete, una profonda malinconia, che si sveglia indistinta, ancor prima di divenire cupidigia, poiché essa conosce l’oggetto bramato, mentre Cherubino: Non so più cosa son, cosa faccio. In Voi che sapete, egli chiede alle donne, già esperte d’amore, se la qualificazione del suo delizioso smarrimento sia davvero amore. Egli sente ardere e gelare, sospirare e fremere, tremare e palpitare, non trovandone la causa. Cerca un bene al di fuori di se stesso, ma ignora chi lo possegga, per cui soffre, non trova mai pace, eppure si accorge di amare quello stato d’animo. Il desiderio, che non trova l’oggetto d’amare, diventa una contraddizione dolorosa, seppur seducente ed affascinante, che risuona con la mestizia e la malinconia, grazie alla sua indeterminatezza. Kierkegaard additò la contraddizione quale primo stadio della sensualità amorosa, che Mozart intravede nella voce di donna.

«Il desiderio – scrisse il filosofo danese – si muove così indeterminatamente, il suo oggetto è ancora così poco separato da lui e oggettivato che la cosa desiderata riposa nel desiderio, come nella vita della pianta il maschio e la femmina si trovano in un medesimo fiore».

La musica di Mozart si rivelò ebbra d’amore, così come dichiarò il pensatore danese, proprio nel personaggio di Cherubino, un amore adolescente, che non ha coscienza di sé, manifestandosi indistintamente, poiché non ha raggiunto ancora l’oggetto da amare.

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