Brevi note su «Axur, re d’Ormus» di Antonio Salieri

Caron de Beaumarchais (1732 – 1799)

L’8 giugno 1778, andò in scena presso l’Opéra di Parigi «Tarare», su libretto di Beaumarchais, che riscosse un caldissimo successo di pubblico.

Qualche giorno, il celebre librettista del Barbiere di Siviglia, scrisse ad Antonio:

«Amico mio,

Vi dedico il mio lavoro che è diventato vostro. Io l’avevo messo al mondo, voi l’avete innalzato fino al Teatro, il merito migliore da parte mia fu quello d’avere presentato «Tarare» attraverso «Le Danaidi» e «Gli Orazi», malgrado la prevenzione che nacque a quest’ultimo, il quale è un gran bel lavoro, ma un po’ severo per Parigi. Voi mi avete aiutato, amico mio, a donar ai francesi l’impressione di una rievocazione del Teatro Greco, al quale io l’ho sempre pensato. Se il vostro lavoro ha successo, io ve lo devo quasi per intero. E quando la vostra modestia vi fa dire che non siete che il musicista della mia poesia, sono io che mi onoro d’essere il vostro poeta, io vostro servitore e vostro amico

Caron de Beaumarchais»

Beaumarchais era famoso da molto tempo anche e soprattutto per le sue idee politiche molto vicine a quelle rivoluzionarie, che nutrivano un sentore speciale alla sua attività intellettuale. La Corte lo teneva a giusta distanza, pur mostrandosi non completamente refrattaria ai lavori di un letterato d’«avanguardia». Salieri si stava imponendo alle scene teatrali, ed il rapporto artistico con Beaumarchais contribuì notevolmente alla sua definitiva consacrazione nell’olimpo musicale parigino.

Florian Leopold Gassmann (1729 – 1744)

Era nato a Legnago il 19 agosto 1750; appena quindicenne si mosse per Venezia sotto la protezione della famiglia Mocenigo, per diventare cantore della Cappella di San Marco. Nel 1766, Florian Leopold Gassmann, allievo di Padre Martini, e Maestro di Cappella alla Corte di Vienna, si accorse delle capacità musicale del giovane cantore e pretese di condurlo presso la capitale dell’Impero asburgico. In breve, divenne l’allievo prediletto ed alla morte del suo amato maestro, si sarebbe dedicato alle cure delle due figlie rimaste orfane. Grazie alla sua profonda amabilità, l’imperatore Giuseppe II lo introdusse nella ristretta cerchia degl’intimi, dimostrandogli stima ed affetto e dotandolo di ogni capacità, per realizzare la sua opera di compositore. Nel 1774, lo nominò Maestro di cappella, direttore dell’opera italiana e di corte in sostituzione del defunto maestro. Grazie anche alle notevolissime prebende, poté contrarre matrimonio con una fanciulla di schiatta nobile, che lo avrebbe reso padre di cinque figli. Si dedicò all’insegnamento, annoverando illustri musicisti come Beethoven e Schubert, Gluck, al quale la direzione dell’Opéra di Parigi nel 1784 promise Les Danaïdes, per poi indicare Salieri quale compositore ufficiale. Alla stampa, fu comunicato il vero artefice del lavoro solo dopo la tredicesima rappresentazione attraverso una lettera, inviata da Gluck.

«Tarare», dramma tragicomico in cinque atti su libretto di Beaumarchais fu l’origine dell’«Axur, re d’Ormus» su libretto in italiano di Lorenzo Da Ponte, consigliato dall’imperatore. Vergò Salieri:

«La musica scritta per i francesi, che sono più attori che cantanti, è invece troppo povera di canto per gl’italiani che sono più cantanti che attori. Inoltre, quando il poeta era soddisfatto dei suoi versi, la musica sapeva troppo di traduzione, e quando era contento il mio orecchio, Da Ponte non era soddisfatto della sua poesia. Temendo perciò di lavorare inutilmente, mi decisi a rifare del tutto la musica. Chiesi dunque al poeta di scrivere sulla base dell’originale francese un libretto adatto per essere eseguito dalla Compagnia Italiana dell’Opera».

Giuseppe II d’Asburgo Lorena (1741 – 1790)

Giuseppe II ascoltò una musica composta ex novo, mentre il libretto mantenne le originarie insofferenze alle istituzioni, espresse da Beaumarchais.

Dopo il successo viennese, l’opera fu rappresentata in diversi teatri europei e, due anni più tardi, il 3 agosto 1778, Salieri inaugurava con l’«Europa riconosciuta» il Teatro alla Scala di Milano. Rientrò a Vienna nel 1781, per comporre la sua prima opera su libretto tedesco, «Der Rauchfangkehrer».

Salieri morì il 12 maggio 1825 e tra le sue carte si trovò un «Requiem», che aveva scritto per le sue esequie.

La trama. Atto Primo. Atar, soldato valoroso, torna dalla sposa amata, Aspasia dopo una lunga guerra. Un giorno, mentre sostano nel loro giardino, si accorgono delle fiamme; immediatamente Atar provvede a spegnere l’incendio, quando la moglie è rapita e condotta a forza su una nave.

Atto Secondo. Palazzo del re Axur. Biscroma, custode del serraggio, conosce il vero artefice del rapimento: il re Axur, dal quale si reca, per salvare la vita di Atar, che in passato gli salvò la vita. Il re soffre la popolarità del suo guerriero financo la sua vita sentimentale felice. Altamor, figlio del Grande Sacerdote, annuncia il buon esito del rapimento e così Biscroma riceve l’ordine di preparare una grande festa per l’indomani. Atar, ignaro dell’autore del ratto, chiede aiuto ad Axur, il quale gli promette una nave, per rintracciare la sua sposa.

Atto Terzo. Il Grande Sacerdote riferisce al Re il pericolo di nuovi nemici per il regno, consigliando di nominare il capo dell’esercito, e comunicare al popolo che la scelta sia stata voluta dal cielo. Egli interroga Axur sull’uomo da porre a capo degli armati, al fine di suggerirlo all’aruspice: Altamor, figlio del Gran Sacerdote. Nel frattempo, Biscroma rivela la verità ad Atar: la sua Aspasia è prigioniera nel serraglio sotto il falso nome di Irza, proponendogli d’introdurlo nella prigione. Il popolo giura fedeltà al condottiero, il cui nome sarà svelato dal piccolo Elamir: Atar. La scelta così inaspettata è aspramente criticata da Altamor, che è sfidato a duello dal capo dell’esercito.

Atto Quarto. Axur pretende che la festa, ordinata per il giorno seguente, sia anticipata. Biscroma prova, senza successo, ad impedirne la realizzazione, poiché nella notte, che seguirà, Atar dovrà introdursi nel serraglio. Il guardiano pretende che la festa si realizzi in breve tempo. Aspasia entra accompagnata da alcune schiave; Axur loda il fedele Biscroma, il quale esegue una canzone, nella quale loda Atar, per avergli salvato la vita, provocando la reazione furibonda del re. Nel parapiglia generale, si teme per la vita di Aspasia, e ciò costringe Axur ad assicurarsi delle sue reali condizioni. Nel serraglio, Atar incontra Biscroma, che lo consiglia di mimetizzarsi da nero, perché non sia riconosciuto dal re. Axur lascia la stanza di Aspasia, che ha respinto il corteggiamento ed incrocia lo sguardo del nero Atar, a cui ordina di sposare la fanciulla. Appena Aspasia conosce la sua sorte, invoca la morte, e chiede alla schiava, Fiammetta, di sostituirsi quale consorte. Le guardie irrompono nel serraglio, per imprigionare ed uccidere poi il nero Atar, al fine di ottenere dei favori sentimentali dalla donna. Biscroma riesce a trattenere dall’azione i soldati, svelando che il nero altri non è che Atar.

Atto Quinto. Axur ordina che sia condotto il prigioniero, il quale invoca la morte maledicendo il re, il quale chiede che sia presente Aspasia – Fiammetta. Appena i due innamorati si riconoscono, si abbracciano. Fiammetta – Aspasia confessa ad Axur del travestimento e per ciò sarà punita anch’essa con la morte. Quando giunge il momento del sacrificio estremo, Aspasia s’introduce con un pugnale, minacciando la morte, se le guardie si avvicineranno ad Atar. Il popolo chiede al re di mostrare pietà. Intanto il serraglio è in tumulto, perché il prigione sia liberato; Biscroma comanda un piccolo drappello, disubbidienti alla volontà di Axur. Solo il provvido intervento di Atar esclude la minaccia di morte verso il re, il quale, conosciuto quanto sia ascoltato dal popolo il suo guerriero, lo maledice, mentre si trafigge. Atar è indicato come nuovo re. Egli non si libererà dalle catene, perché userà il suo potere solo per il bene del popolo.

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