La Sapienza è massimamente regina se unita alla Semplicità; S. Francesco insegna ad unire la Dualità, cercando ciò che è compatibile, al fine di giungere all’Unità. Un uomo, che sa, dimostra tutta la sua capacità sapienziale in forma semplice, comunicandolo a tutti gli esseri; egli saprà usare solo quelle parole in grado di toccare l’uomo nei piani del sottile, affinché avvenga un reale cambiamento, un sincero risveglio.
La Povertà invece è davvero tale, perché è unita alla dimensione umana (humus), la quale non concede spazi agli altri Elementi. Ciò indurrebbe a riflettere sull’Elemento Terra, che, in quanto tale, ci rende piccoli, ma, nello stesso tempo, è il luogo fisico, nel quale dobbiamo rinvenire la scintilla.
La Carità è – a nostro avviso – da interpretarsi nel suo significato etimologico: amore, la quale può essere unita solo coll’obbedienza, la capacità di ascoltare chi abbiamo davanti, quindi soccorrerlo nelle necessità. Potremmo esperire l’esercizio della carità – amore nel silenzio dedicato all’ascolto del prossimo.
Ogni virtù proviene dall’Unità, la quale è quella forza irradiante nel cuore dell’Iniziato.
Francesco quindi esprime un concetto fondamentale: la necessità di morire a se stessi, perché «Se il seme di frumento non finisce sottoterra e non muore, non porta frutto. Se muore, invece, porta molto frutto1». Nessun uomo, abitante del mondo può esprimere le virtù, perché proprietà del Mondo principiale. Ecco l’invito a ritirarsi all’interno del proprio tempio interiore, e, pur camminando sulle vie del mondo, ricordarsi di scuotere «la polvere dai piedi2».
La virtù si presenta all’uomo mondano sotto varie modalità, perché possa essere recepita, ma, in verità, essa è stata costituita in modo unitario, per cui possedendone una interamente (attraverso il superamento del duale), siamo interpreti veraci di tutte. Chi invece rifiutasse l’esercizio di una sola virtù di conseguenza le rifiuterebbe tutte, poiché composte nell’Unità.
Il conseguimento della virtù si rivelerebbe necessaria, al fine di non praticare il peccato, il cui etimo deriverebbe da pes, pedis, la parte più infima dell’uomo, a contatto con la terra, in opposizione alla virtù: lo zenit ed il nadir; e nello stesso tempo ai vizi, la cui significazione – a nostro avviso – più tangibile sia nell’allontanamento dal retto pensare.
L’uomo che sa, non contempla le opposizioni e le conseguenti manifestazioni, vissute da chi è immerso nella dualità.
Grazie alla Semplicità, altro canone dell’Unità, l’uomo, che non è del mondo, riesce a debellare ogni vanità mondana, la cui essenza principale consisterebbe nella soddisfazione sensoriale, che il vero Iniziato non deve accettare quale esercizio del proprio essere.
L’uomo schiavo dei suoi bisogni materiali desidera instancabilmente, nascondendo perfino a se stesso, le sue proprietà, perché teme di perderle. L’uomo invece che vive sui piani dello spirito non conosce necessità di accumulare a danno del prossimo, poiché egli è esclusivamente votato al distacco totale da ogni bene posseduto.
Il mondo è dominato dai malvagi e divisori movimenti dell’Ego, il quale, al fine di aver sentore della sua esistenza, si esprime calpestando il prossimo, ridicolizzandolo e chiudendolo nell’angolo della solitudine. L’egocentrico vive nel punto, che determina la circonferenza riempita solo dal vuoto, che sa e può esprimere.
L’uomo che sa vivere nell’Amore, quindi rivolge le sue attenzioni verso l’umana famiglia, avendo finalmente spezzato la circonferenza dell’Ego, non è soggetto alla corruzione della carne, alle divisioni, alle preoccupazioni del mondo. Egli sa di essere manifestazione del λόγος, il quale, a sua volta, si esprime nell’Unità, poiché ogni sua minima parte è attratta da un intervallo oscuro, che chiamiamo amore, l’unica sostanza, che aggrega, avvicina, perdendo volutamente ogni identità, al fine di costituire l’identità cosmica.
Ascoltando chi abbiamo davanti con vero convincimento, imponiamo il silenzio ai desideri del nostro corpo, che, in quanto humus, mirano alla soddisfazione sensoriale, escludendo qualsiasi partecipazione spirituale. L’Iniziato che aspira, in quanto tale, a vivere nella dimensione del proprio spirito, si rivelerà nel mondo fisico l’ultimo degli uomini, poiché è scritto: «chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli3».
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Salutatio virtutum
Ave, regina Sapientia,
Dominus te salvet cum tua sorore
sancta pura Simplicitate.
Domina sancta Paupertas,
Dominus te salvet cum tua sorore
sancta Humilitate.
Domina sancta Caritas,
Dominus te salvet cum tua sorore,
sancta Obedientia.
Sanctissimae virtutes,
omnes vos salvet Dominus,
a quo venitis et proceditis.
Nullus homo est penitus
in toto mundo
qui uman ex vobis possit habere,
nisi prius moriatur.
Qui uman habet et alias non offendit,
omnes habet.
Et qui unam offendit,
nullam habet et omnes offendit.
Et unaquaeque
Confundit vitia et peccata
Sancta Sapientia
Confundit Satan
et omnes nalitiaus eius.
Pura sancta Simplicitas
confundit omnem sapientiam huius mundi
et sapientiam corporis.
Sancta Paupertas
confundit cupidatem et avaritiam
et curas huius saeculi.
Sancta Humilitas
confundit superbiam
et omnes homines qui sunt in mundo,
similiter et omnia quae in mundo sunt.
Sancta Caritas
confundit omnes diabolicas
et carnales tentantiones
et omnes timores.
Sancta Obedientia
confundit omens corporals
et carnales proprias voluntates,
et habet mortificatum corpus suum
ad obedientiam Spiritus
et ad obedentiam fratis sui,
et est subditus et suppositur
omnibus hominibus qui sunt in mundo,
et non tantum solis hominibus
sed etiam omnibus bestiis et feris,
ut possint facere de eo quicquid volverint,
quantum fuerit eis datum desuper
a Domino
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Lodi alle virtù
Salve, o regina Sapienza,
il Signore ti salvi con la tua sorella,
la santa e pura Semplicità.
Signora santa Povertà,
il Signore ti salvi con la tua sorella,
la santa Umiltà.
Signora santa Carità
il Signore ti salvi con la tua Sorella,
la santa Obbedienza.
Santissime virtù,
tutte vi salvi il Signore,
dal quale venite e procedete.
Chi ne ha una e le altre non offende
le ha tutte.
E chi ne offende una,
non ne ha nessuna e tutte offende.
E ognuna di esse
Confonde i vizi e i peccati.
La santa Sapienza
confonde Satana
e tutte le malizie.
La pura e santa Semplicità
confonde ogni sapienza di questo mondo
e la sapienza della carne.
La santa Povertà
confonde la cupidigia e l’avarizia
e le preoccupazioni di questo mondo.
La santa Umiltà
confonde la superbia
e tutti gli uomini che sono nel mondo
e similmente tutte le cose che sono nel mondo.
La santa Carità
confonde tutte le tentazioni
diaboliche e carnali
e tutte le paure della carne.
La santa Obbedienza
confonde tutte le volontà del corpo
e della carne, come quelle rivolte a sé stessi,
e tiene il suo corpo mortificato
con l’obbedienza allo Spirito
e l’obbedienza al proprio fratello,
ed egli diventa soggetto e sottoposto
a tutti gli uomini del mondo,
e non soltanto agli uomini
ma anche a tutti gli animali e alle fiere,
in modo che possano fare di lui
qualunque cosa vorranno,
per quanto sarà loro concesso dall’alto
da parte del Signore.
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(1) GIOVANNI 12, 24.
(2) MATTEO 10, 14.
(3) MATTEO 18, 4