Futurismo e Fascismo

Gabriele D’Annunzio (1863 – 1938)

L’8 settembre 1920, fu promulgata la Carta del Carnaro da Gabriele D’Annunzio a Fiume, che sarà considerata la base per la successiva politica sindacale fascista.

Filippo Tommaso Marinetti (1876 – 1944)

Mario Carli, direttore del foglio La testa di ferro, pubblicò un commento a firma di Filippo Tommaso Marinetti sulla Prima vittoria della quindicesima battaglia.

«Nell’applaudire oggi D’Annunzio, liberatore di Fiume, penso che questo meraviglioso genio riassuntivo della nostra razza, uscito dalle alcove del “Piacere”, dopo aver esplorato le profondità della lussuria, ha logicamente strappato Fiume all’imperialismo europeo e americano, ed ora deve, seguendo la linea della sua fortuna inesauribile, logicamente, con genio sempre più rivoluzionario e futurista, liberare Roma dal papato e dalla monarchia, e creare la grande Repubblica italiana».

Leonida Bissolati (1857 – 1920)

Si propose come un inno all’irredentismo integrale, sostenuto dai Futuristi in contrapposizione all’«irredentismo mutilato» di Leonida Bissolati, favorevole al Patto di Londra del 1915, con cui l’Italia s’impegnava ad affiancare nel conflitto mondiale la Triplice Intesa, per ricevere compensi territoriali, che non sarebbero stati riconosciuti nel Trattato di Versailles del 1919.

Il 24 e 25 maggio dello stesso anno si tenne a Milano il Secondo Congresso dei Fasci di combattimento, in cui si celebrò un sostanziale cambio del nucleo dirigente, con la conferma di Marinetti e Ferruccio Vecchi.

Benito Mussolini (1883 – 1945)

Benito Mussolini suggerì di avviare un accordo tra proletariato e borghesia produttiva, mentre Marinetti sostenne intransigenti posizioni antimonarchiche ed antipontificie, suggerendo che i Fasci avrebbero dovuto condurre una politica in difesa delle rivendicazioni proletarie, appoggiando scioperi e proteste. Il futuro Duce si spese invece contro le posizioni antimonarchiche, spiegando come il Vaticano rappresentasse circa quattrocento milioni di uomini.

«Il 29 maggio 1920 – scrisse Marinetti nel volume “Futurismo e Fascismo” – il fondatore del Futurismo ed altri rappresentanti del movimento – tra cui Mario Carli e Neri Nannetti – escono dai Fasci di combattimento, non avendo potuto imporre alla maggioranza fascista la loro tendenza antimonarchica ed anticlericale». Ferruccio Vecchi si sarebbe allontanato qualche tempo dopo.

La spaccatura fu ulteriormente motivata nell’opuscolo, «Al di là del comunismo», pubblicato in agosto dal Marinetti, in cui spiegò lo svuotamento della portata futurista – rivoluzionaria nei Fasci, e dedicata «ai futuristi francesi, inglesi, spagnoli, russi, ungheresi, rumeni, giapponesi».

«Noi futuristi abbiamo stroncato tutte le ideologie imponendo dovunque la nostra nuova concezione della vita, le nostre formule d’igiene spirituale, il nostro dinamismo estetico, sociale, espressione sincera dei nostri temperamenti d’italiani creatori e rivoluzionari. L’umanità cammina verso l’individualismo anarchico, meta e sogni di ogni spirito forte. Il Comunismo invece è una vecchia formula mediocrista, che la stanchezza e la paura della guerra riverniciano oggi e trasformano in moda spirituale. La storia, la vita e la terra appartengono agl’improvvisatori. Odiamo la caserma militarista quanto la caserma comunista. Il genio anarchico deride e spacca il carcere comunista».

Giuseppe Bottai (1895 – 1959)

Il volume suscitò la replica del già futurista Bottai sul numero 35 dell’«Ardito», che intuiva nell’atteggiamento anarchicheggiante dello scritto un modo inconciliabile con qualunque espressione di potere. Stava nascendo, anche nella testimonianza del Bottai, l’ideologia del fascismo – potere con la chiusura, almeno sul terreno storico, dell’ideologia del fascismo – movimento, alimentato dall’intransigenza, dal libertarismo e dell’avanguardia e – soprattutto – dall’anarchismo e dall’antiautoritarismo verso la monarchia ed il papato. La conquista del potere si rivelò nel possibilismo politico e nel realismo tattico, ben orchestrato da Mussolini, che consegnò Marinetti al pensionamento politico ed al ritorno alla letteratura.

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