Lettera estremamente interessante, perché contiene due poesie del giovane scrittore.
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A Luciano Serra – Bologna
Casarsa, luglio 1941
Carissimi amici
Vi invio1 questa solitaria poesia; colgo l’occasione per ringraziarvi dei colori e dell’opera omnia. Son rimasto invece sorpreso per il ritardo della lettera. In quanto a «lettere» son del tutto rasserenato: abbasso le lettere risentite e chi si risente delle lettere risentite.
Del resto, ogni cosa va bene, e mi trovo in una dolcissima svolta della mia vita.
Vi abbraccio
Pier Paolo
PS. Vi faccio notare che la poesia a tergo prima di essere letta veramente, deve essere presa in esame e deve esserne afferrato il senso. Vi aggiungo una poesia marginale:
Voci importune
Mira dagli strapiombi del cielo
i nostri ruderi, Cancro.
Morta è la vita,
quaggiù, urlano vecchie incresciose,
ululano contro la nostra gioia.
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Solo chi è giovane, verde isolotto,
galleggia in questo turpe mondo.
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Io sono della negra stirpe di Caino,
uomini, colpevoli vittime!
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Nostalgia del tempo presente
Super flumina Babylonis, illic sedimus
et flevimus, due recordaremur tui,
Syon. In salicibus, in medio eius,
suspendimus organa nostra.
Celeste errore sono i miei passi, e oscuro
senso le mie parole a chi d’altri luoghi
mi sa. Presso le siepi, bianche per lontananza,
intoccabile fuoco arde il mio corpo
a chi è fanciullo, e da lungi mi guarda.
Ed a me stesso, spirito vivente
sotto le azzurre viti e arboree ombre
sarò , quando straniato, perso, lontano,
mi terrà nuova vita e nuovo giorno.
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Quando sarò remoto a questi luoghi
ed al respiro che ascolto doloroso
dalla campagna, ed a me stesso
(ora sperduta effige in questo sogno di vita)
forse lagrimerà, sospeso sull’azzurro
di nebbie piano, l’aspri suoi fumi al cielo
il mio paese, dai focolari; e sarò antico
al tempo, che, fermo, si consuma.
Perduta Eleusi, Casarsa, al mio cammino
che ritorna sull’orme, e s’allontana!
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(1) La lettera fu inviata anche a Roberto Roversi e Francesco Leonetti.