Gabriele D’Annunzio: l’eroe di guerra

Poco dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia, Gabriele fu chiamato quale ufficiale dei Lancieri di Novara, ma staccato al Comando d’Armata del duca d’Aosta. Per l’intero mese di giugno 1915, restò a Roma in attesa della divisa, che un sarto gli avrebbe dovuto confezionare, e pensò all’acquisto di due cavalli, che gli occorrevano come ufficiale di cavalleria, grazie al generoso prestito del solito Treves, in cambio del testo dei discorsi, tenuti nel mese di maggio.

Luigi Albertini (1871 – 1941)

Il 30, andò a trovare la mamma, in uniforme, gravemente malata ed immobilizzata su una poltrona. Tornato a Roma, verso la metà di luglio, raggiunse la sua prima destinazione, Venezia, dove prese alloggio al Danieli. L’indomani, 16 luglio, partecipò alla prima azione navale, avendo avuto il benestare dall’ammiraglio Viale di partecipare alle operazioni di mare, ma il silurante Impavido, sul quale era imbarcato, non incrociò alcun nemico. Il 21, tenne un discorso a dei marinai scampati all’affondamento, da parte austriaca, dell’incrociatore Amalfi; visitò i reparti aerei, dislocati in laguna e chiese di partecipare all’azione su Trieste, inviando il suo testamento all’Albertini. 

Antonio Salandra (1853 – 1931)

La notizia fu immediatamente pubblicata dalla Tribuna, ma,  per un guasto al motore, l’operazione fu sospesa, mentre l’ammiraglio Cutinelli Rendina vietò la partecipazione del Poeta alle ritenute pericolose azioni belliche e, nel contempo, vietò la diffusione a mezzo stampa di qualsiasi operazione da effettuare. Immediatamente D’Annunzio reagì alla decisione, scrivendo al Presidente del Consiglio, Antonio Salandra, offrendo la sua vita alla causa della Patria.

Giuseppe Miraglia (1883 – 1915)

Il veto fu tolto l’8 agosto e così lo Scrittore poté partecipare al volo sopra Trieste, con l’aereo pilotato dal Comandante della Squadriglia idrovolanti di Venezia, Giuseppe Miraglia. Nonostante l’attacco del nemico, l’aereo non fu colpito in parti non vitali, e Gabriele poté lanciare sulla città irredenta dei sacchetti, contenenti dei messaggi per i triestini. La stampa riportò l’azione ed il Corriere della sera annunciò che il Governo austriaco aveva posto una taglia  su D’Annunzio, il quale – in quell’occasione – conobbe la contessa Annina Morosini, con la quale avrebbe contratto amorosa amicizia. Sempre in compagnia del Miraglia, partecipò al volo di ricognizione sull’Adriatico alla ricerca del sommergibile Jalea, affondato nelle acque di Monfalcone.
A Venezia, intanto, lasciò il Danieli, per trasferirsi in un appartamento alle Zattere.
Il 20 settembre, volò su Trento con il capitano Ermanno Beltramo, gettando messaggi in appositi sacchetti. Prima di partire nuovamente per il fronte, affittò la Casetta rossa sul Canal Grande, che presto sarebbe diventata il ritrovo delle sue avventure amorose. Il 17 ottobre era a Cervignano, dove compose i «Tre salmi per i nostri morti»; l’indomani presso l’Isola Morosina, dove sarebbe scampato miracolosamente allo scoppio di una granata austriaca; ed il 21 era sul Carso. Il 12 novembre inviò al Corriere l’«Ode alla nazione serba», in cui raccontò la disfatta del piccolo esercito serbo ad opera degli austro – tedeschi, che non fu affatto gradita dalla censura, la quale intervenne pesantemente, tagliando cinquanta versi dei quattrocentoquarantuno originali.

Romaine Brooks (1874 – 1970)

Alla fine del mese di novembre, fu sorpreso dall’arrivo della figlia Ciucciuzza, che non vedeva da anni e che spedì immediatamente al Danieli, vedendosi, in quei giorni, con Romaine Brooks.

Il deputato socialista, Alessandro De Giovanni, in occasione della riapertura delle Camere, il 4 novembre, intervenne, condannando le occasioni, in cui il D’Annunzio si era eretto a commemorare la Patria. Il Poeta reagì con una lettera furibonda, indirizzata al Corriere, lamentando le cattive parole del deputato; quindi inviò all’Albertini due preghiere: «Per i morti del mare» e «Per la gloria», cui seguirono, nel mese di dicembre, «Per il Re», «Per la Regina» e «Pel Generalissimo», Luigi Cadorna, che avrebbero composto le «Preghiere dell’Avvento». Era in attesa dell’ennesima operazione aerea col Miraglia, quando il 21 dicembre, Cicciuzza comunicò al babbo l’improvvisa morte del tenente di vascello, precipitato al suolo durante un volo di prova. L’incursione su Zara fu sospesa.

L’attività aerea riprese il 16 gennaio 1916 con il pilota Luigi Bologna, il quale dovette compire un ammaraggio piuttosto violento nelle acque di Grado, a causa del quale il D’Annunzio batté la tempia ed il sopracciglio destro contro la mitragliatrice. Rimase per un poco di tempo cieco, ma, appena ripreso a vedere, chiese di partecipare ad un’incursione su Trieste, dove lanciò un nuovo messaggio. Il 19 si trasferì a Milano, per partecipare ad una celebrazione patriottica, organizzata dall’Albertini, ed il 20, ripartì per Venezia all’inaugurazione di un cippo marmoreo in onore del Miraglia.

Emilio Treves (1834 – 1916)

Il 30 gennaio 1916, morì Emilio Treves, del quale il Gabriele sottolineò la «bontà fraterna» in un articolo sull’Illustrazione italiana.

Il 21 febbraio, il Poeta mancò all’appuntamento per un volo su Lubiana, che si rivelò fatale per molti componenti della flottiglia aerea.

Alla fine del mese, persistendo dei problemi alla vista, si fece visitare l’occhio destro, in un campo militare; purtroppo sarebbe stato possibile, dopo attente cure, salvare solo quello sinistro. Gli fu prescritto di rimanere al buio, assistito dalla figlia, Renata, che dovette coordinare anche le pressanti richieste di visite da parte degli amici alla Casetta rossa di Venezia. Il Poeta scontava così i gravi postumi del fortunoso ammaraggio nel mare di Grado di qualche tempo prima; repentinamente chiese la medaglia al valore, essendo stato ferito per cause di servizio. Nel mese di luglio, sarebbe stato decorato con una medaglia d’argento ed avrebbe ricevuto il riconoscimento della qualifica di mutilato ed invalido di guerra.

Aiutato dalla figlia, Renata, iniziò il 23 febbraio la composizione del «Notturno», così come annotò sul diario la devota ragazza. Quando non era impegnato a ricevere gli ospiti, si dilettava, ascoltando il pianista Giorgio Levi.

Dal mese di aprile, iniziò a muoversi e svolgere qualche passo in giardino, rassegnato alla perdita dell’occhio destro, nonostante le cure, cui si era sottoposto, assistito da illustri clinici. Nel mese di maggio, iniziò a girare da solo per Venezia, mentre componeva la «Licenza» della «Leda».

Non smise mai di pensare ad una partecipazione alle imprese belliche, al fine di pareggiare i conti con la rappresentanza parlamentare, in attesa di una rivoluzione, che sarebbe dovuta scattare in tempi maturi, così come professava all’Albertini in una lettera del 15 giugno.

Paolo Thaon di Revel (1859 – 1948)

Il 9 luglio, in Piazza San Marco, l’ammiraglio Thaon de Revel gli appuntò la medaglia d’argento, durante una solenne cerimonia; ed al banchetto, che seguì, il D’Annunzio tenne un discorso poetico «Agli aviatori».

Il pittore americano, Ercole Sibellato, lo ritrasse coll’occhio bendato in una sanguigna, che il Gabriele avrebbe distribuito tra gli amici.

Il 13 settembre 1916, prese parte nuovamente all’attività belliche, volando con Luigi Bologna su Parenzo, città della Croazia. Si lamentò con il solito Albertini, perché s’interessasse ad una promozione, dovuta alle numerose imprese aeree, cui aveva partecipato. Sospese i voli e chiese l’inquadramento come ufficiale di collegamento al Comando della Quarantacinquesima Divisione di Fanteria, che raggiunse il 21 settembre, tenendo un discorso, che infiammò gli animi dei soldati. Svolse diversi compiti di collegamento tra le diverse brigate, seguendo da vicino i violenti attacchi della brigata Toscana. Nell’ottava battaglia dell’Isonzo, prese parte all’attacco, che determinò la conquista di quota 363 sul Veliki e poi della quota 265 da est di Grado, che gli meritarono una seconda medaglia d’argento e la promozione a capitano «per merito di guerra». Non pago, il 22 novembre, scrisse all’Antongini, che era rimasto in suolo francese, perché desiderava la Croix de guerre; quindi ripartì per il fronte.

Olga Levi Brunner (1885 – 1961)

All’inizio di dicembre tornava a Venezia, per saggiare le competenze erotiche di una nuovo astro: Olga Levi Brunner, che abitava presso Palazzo Giustiniani a Sam Vidal, sul Canal Grande. Poco più che trentenne ed assai disinibita, sarebbe stata la preferita tra le preferite per circa tre anni. Alla fine del mese di dicembre, era ancora al fronte, mentre il Natale lo trascorse a Venezia con i figli Renata e Gabriellino. Il 28 dicembre gli fu riconosciuta ufficialmente la qualifica di mutilato e l’inabilità permanente al servizio militare per cecità dell’occhio destro.

All’inizio di gennaio 1917, tornò al fronte per ricevere, il giorno 12, la Croix de guerre dal colonnello De Goudrecourt, cui seguì un lungo congedo di quattro mesi, che impiegò, raggiungendo a Genova l’amica Romaine Brooks.

Il 27 gennaio, scomparve la madre; partecipò ai funerali coi figli Mario e Gabriellino. Tornato a Venezia, riprese a frequentare la Brunner, ma non dimenticò con un telegramma l’inizio di un’antica relazione con la Giusini.

Riapparve in pubblico il 3 aprile per tenere un discorso commemorativo agli aviatori; il 7 aprile, data dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, inviò un messaggio all’Associated Press.

Il 15 maggio, D’Annunzio riprese a volare, partecipando anche all’organizzazione d’una spedizione aerea sul Carso, programmata per il 23 maggio; sarebbe stata l’assegnazione di una terza medaglia d’argento al valore.

In luglio, studiò tre incursioni aeree in Pola, in mano austriaca, e nell’ultima azione gridò, per la prima volta, «Eia, Eia, Eia, Alalà!», che sarebbe stato poi adottato dalle squadre fasciste. Fu promosso maggiore e partecipò alla spedizione sull’altopiano della Bainsizza, che gli meritò una nuova medaglia d’argento, commutata poi nella croce dell’Ordine Militare di Savoia.

Il 26 agosto, si ritemprò in Venezia, provvedendo, tra l’altro, a fornire a Senatore Borletti, proprietario dei Grandi Magazzini Bocconi di Milano il nome per i rinnovati locali: La Rinascente. Il 28 agosto, volò su Milano, gettando dei manifestini, con cui invitava i milanesi a non mollare. Il 22 settembre, ricevette la visita della vecchia cameriera, Virginia, che gli parlò di Eleonora Duse, alla quale l’indomani avrebbe scritto una lettera.

Il 4 ottobre, si scatenò l’azione su Cattaro, città del Montenegro, e D’Annunzio fu decorato con una medaglia di bronzo, per aver colpito «con esattezza ed efficacia gli obiettivi navali, tornando con tutti gli alti alla base, nonostante le deviazioni inevitabili per la crescente foschia», nonostante il generale insuccesso dell’operazione.

Edoardo Scarfoglio (1860 – 1917)

Il 6 ottobre 1917, moriva a Napoli Edoardo Scarfoglio; il Poeta inviò un telegramma al figlio.

Il 24 ottobre si diffuse la terribile notizia della disfatta di Caporetto; D’Annunzio raggiunse il fronte, pronunciando discorsi alle truppe, che sarebbero stati raccolti nel volume «La Riscossa». Il 12 dicembre, parlò ai «ragazzi del ‘99».

Costanzo Ciano (1876 – 1939)

Intanto, pensava ad un’azione clamorosa, per vendicare i commilitoni deceduti nell’azione di Cattaro; così ebbe inizio la «Beffa di Buccari»: la mattina del 10 febbraio 1918, partirono da Venezia tre Mas, con dieci uomini a bordo tra cui il capitano di fregata, Costanzo Ciano, a rimorchio di un cacciatorpediniere. La flottiglia penetrò nella baia di Buccari, presso Fiume, silurando la più grande delle navi austriache. Il Gabriele gettò nelle onde tre bottiglie ornate d’un nastro tricolore con il seguente messaggio: «In onta alla cautissima Flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i marinai d’Italia, che si ridono d’ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre a osare l’inosabile.

E un buon compagno, ben noto – il nemico capitale, fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro – è venuto con loro a beffarsi della taglia».

In febbraio, si ritirò a Venezia, da dove spedì di resoconti dell’impresa al Corriere.

Claude Debussy (1862 – 1916)

Nel mese di marzo, gli giunse la triste notizia della dipartita di Claude Debussy.

Fu nominato comandante della Prima Squadriglia Navale S.A., ideata dal Poeta stesso ed il 4 maggio, ricevette la visita del Re, presso il campo base, accompagnato da Nicola I di Montenegro; quindi alla metà del mese di trasferì a Milano, al fine di sollecitare la consegna dei quattro Caproni, su cui il pittore, Guido Marussig avrebbe disegnato un braccio attraversante la fiamma.

Il 15 giugno, gli austriaci passarono il Piave ed, anche per l’intervento degli uomini del D’Annunzio, gli stranieri furono ricacciati oltre il fiume.

Intanto, il Comando Supremo rispolverò la vecchia proposta del Poeta della trasvolata su Vienna e così, il 9 agosto 1918, undici apparecchi si alzarono dal campo di San Pelagio, presso Treviso, diretti verso le Alpi. Alle 9,20, volarono nei cieli di Vienna e D’Annunzio poté lanciare i suoi messaggi.

Armando Diaz (1861 – 1928)

Il raid ebbe larga eco in tutto il mondo e l’11 agosto, gli eroi furono invitati alla mensa dal generale Armando Diaz, Capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano, che era in compagnia del generale Pietro Badoglio. Alla fine del pranzo, Gabriele tenne un discorso, in cui raccontò i particolari dell’incredibile volo. Le autorità militari proposero la medaglia d’oro e lo promossero al grado di tenente colonnello, mentre sulla stampa internazionale continuarono a scrivere, con ammirazione, dell’impresa.

Finalmente arrivarono gli aerosiluranti per la sua squadra aerea; pensò allora di compiere un volo dimostrativo su Parigi e Londra, ma il 20 settembre fu ricevuto a Padova, dove ricevette la medaglia d’oro e la promozione da cavaliere ad ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia.

Due giorni dopo, era in volo per Parigi, ma il forte maltempo causò una fermata necessaria a Torino; ripartì il 26 ed, arrivato nella capitale francese, volle visitare i reparti italiani comandati dal generale Albricci.

Il 3 ottobre era nuovamente a Venezia, inteso a preparare nuove ed azzardate incursioni aeree, pur volgendo la guerra – fortunatamente – alla fine. La Germania aveva compiuto alcuni passi verso gli Stati Uniti, per programmare un negoziato di pace con l’Intesa. D’Annunzio allora si concentrò su uno scritto, che avrebbe dovuto descrivere Caporetto, mentre denunciò i patteggiamenti diplomatici, che gli sembravano minacciare i compensi stabiliti per l’Italia col Patto di Londra.

Il generale Diaz lanciò il 24 ottobre un’estrema offensiva dal Monte Grappa al mare; lo Scrittore partecipò attivamente con la sua squadra. Il 3 novembre fu firmato l’armistizio ed il giorno appresso il bollettino annunciò la fine vittoriosa della guerra.

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