Maia, primogenita del titano Atlante, si unì a Zeus, concependo Ermes in una grotta di Cillene, nell’Elide.
Il tema della grotta ricorre spesso nelle fabulae mitologiche; lo stesso Zeus fu allevato in una grotta presso il monte Ida; più tardi il Cristianesimo si approprierà anche di questo evento mitologico, per avvicinare i conversi alla nuova religione, evitando smarcature troppo nette dalla cultura dominante dell’epoca.
Ancora in culla, il bimbo riuscì a liberarsi dalle fasce, per recarsi nella regione della Pieria, onde rubare le vacche, che Apollo pascolava.
Per ciò Mercurio è detto protettore dei ladri e dei…commercianti! Che ci sia, forse, un collegamento?
Al fine di non lasciare l’orma delle loro zampe, legò dei sandali e le condusse a Pilo, nascondendole in una grotta, ad eccezione di due bestie, che sacrificò, inchiodando poi le pelli alle rocce, mentre la carne bollita fu in parte mangiata ed in parte bruciata.
Il sacrificio di due bestie riporta, naturalmente, alla dualità, che l’uomo – iniziato deve contemplare, al fine di giungere all’Uno, vero ed ultimo fine di ogni viaggio esistenziale.
Tornato a Cillene, trovò davanti alla natia grotta una tartaruga, la svuotò e sul carapace tese delle corde, ricavate dalle viscere delle vacche precedentemente sacrificate, inventando la lira ed il plettro.
La tartaruga rappresenta la riproposizione dell’immagine dell’universo, essendo rotonda come il Cielo e piatta come la Terra, da cui rintracciamo il simbolismo della Cupola, mentre le quattro zampe significherebbero i quattro pilastri della dimensione tellurica – terrestre. Essa è segno di longevità e quindi di saggezza. Si trova davanti alla grotta di Mercurio, poiché, a causa della sua lentezza, rappresenterebbe il simbolo di regressione verso lo stato primordiale, dell’eterno ritorno, della ciclicità, dell’Uno, quindi perfettamente incastrata nell’ἐνιαυτός.
Apollo, intanto, nel suo peregrinare alla ricerca dei bovini, giunse a Pilo ed interroga gli abitanti, i quali testimoniano di aver visto una mandria, guidata da un bambino, ignorando però la destinazione. Grazie all’arte divinatoria, Apollo conobbe l’identità del ladro, e si recò dalla madre, Maia a Cillene, per accusare il figlio, Ermes, ancora in fasce. Quindi, repentinamente lo recò davanti a Giove, reclamando le vacche di sua proprietà; il re dell’Olimpo sottopose ad un interrogatorio il bimbo, il quale continuò a negare, fin quando, condotti a Pilo, il prezioso bottino fu riconsegnato al legittimo proprietario.
In Mercurio, il simbolo del Dualismo è piuttosto evidente ed è per ciò che il babbo lo renderà messaggero dell’Olimpo e di Ade.
Apollo, udito il suono della lira, pretese lo strumento musicale, piuttosto che tornare ad essere padrone della mandria.
Il dio subisce la fascinazione di Euterpe, dedicata al culto dello spirito, piuttosto che del possesso, legato all’elemento fisico; è chiara la scelta verso l’elevazione di se stessi, che rifiuta ogni compromesso istintuale.
Così, mentre Ermes conduceva le vacche al pascolo, fabbricò la siringa, che diventò immediatamente oggetto dei desideri di Apollo, il quale, in cambio, gli offrì la sua verga d’oro da pastore. L’imberbe chiese, in cambio, di conoscere l’arte della divinazione ed Apollo, usando dei sassolini, accettò.
Con la consegna della verga d’oro, si compie il primo passo verso la costituzione del caduceo. Infatti, appena ricevuto il prezioso arnese, Ermes si recò in Arcadia e, mentre vide due serpenti, che si contorcevano tra loro, gettò il bastone e i due animali, s’involsero, siglando così la pace.
Il caduceo rappresenta l’uomo soggetto alle spinte continue ed inarrestabili del dualismo tra Bianco e Nero, tra Maschio e Femmina, perché possa consapevolmente ricondurre la sua esistenza non solo al controllo, attraverso la Ragione, delle due Forze, ma, obiettivo ultimo, superare la barriera del Due, al fine di porsi nel vuoto spazio dell’Eterno.