Papa Gregorio magno: la presunta riforma del canto liturgico

Gregorio nacque forse nel 540 in una famiglia nobile. Il padre, Gordiano possedeva un palazzo presso San Saba a Roma. Il giovane fu avviato verso studi politici, perché potesse svolgere una brillante carriera pubblica, che culminò nel 572 colla nomina di prefetto di Roma (il supremo funzionario civile) per volontà dell’imperatore Giustino II. Presto Gregorio rimase insoddisfatto del clima politico abbandonando di colpo l’incarico, tanto da dedicarsi alla vita monastica secondo la regola di San Benedetto. Utilizzando i soldi del suo casato, fondò conventi, tra cui quello dedicato all’apostolo Andrea, che sorse sul Clivus Scauri (tra il colle Palatino ed il Celio) ed altri in Sicilia. Condusse una vita dedicata alla preghiera ed alla contemplazione, sottoponendosi a rigidi digiuni, interrotti solo dalla madre Silvia, che lo riforniva di gustose pietanze.

Pelagio II (520 – 590)

 Papa Pelagio II chiamò il monaco, così esperto nella pubblica amministrazione, a servizio della Chiesa, consacrandolo diacono ed affidandogli la gestione di una delle sette regioni ecclesiastiche di Roma.

Nel 579, fu inviato pontificio presso Costantinopoli, perché chiedesse aiuti sostanziosi all’imperatore, Tiberio II Costantino contro i Longobardi. Prolungò la sua permanenza a Bisanzio fino al 586, conquistandosi l’amicizia di Costantina, figlia di Tiberio, e di Maurizio, futuro imperatore, dal quale sarebbe riuscito ad ottenere, nel 584, l’invio a Roma di un generale, che provvedesse alla liberazione della Città. I Longobardi rioccuparono Roma ed il papa si rivolse al suo legato, perché perorasse con forza le ragioni ecclesiastiche, senza ottenere alcun risultato utile. Gregorio fu allora sostituito con l’arcidiacono Lorenzo, e così poté tornare alla vita monastica. Lo storico Paolo Diacono raccontò delle enormi difficoltà vissute dall’Italia in preda ai barbari e agli elementi, che si scatenarono, causando piogge torrenziali. Nel 589, il Tevere allagò parte della città, portando con sé una forte epidemia, che decimò la popolazione. Il 7 febbraio 590, Pelagio II morì in conseguenza del contagio. La situazione drammatica premeva per un’elezione immediata, e le preferenze furono a vantaggio di Gregorio, il quale spedì una lettera all’imperatore Maurizio, al quale aveva battezzato un figlio, colla quale rinunciava al prestigioso incarico. La missiva fu intercettata dal prefetto di Roma, Germano, che si preoccupò di mutarne il senso, chiedendo l’immediata approvazione all’imperatore. In attesa della risposta, si compose un triumvirato, composto da un arciprete, un arcidiacono ed un primicerio (un notaio), mentre Gregorio intensificava le preghiere a Dio, perché assistesse il suo popolo in quel tragico momento. Mentre Roma combatteva inutilmente contro la pestilenza, Gregorio organizzò una solenne processione con larga di partecipazione dei fedeli. Quando il corteo raggiunse il ponte che conduce a San Pietro – testimoniarono Paolo Diacono e Gregorio di Tours – l’arcangelo Gabriele sembrò improvvisamente librarsi nell’aria sopra la mole Adriana, mentre rinfoderava la spada fiammeggiante. Il mausoleo di Adriano mutò in Castel Sant’Angelo e nel secolo VIII sarebbe stata eretta la cappella dedicata a San Michele; nel 1753, papa Benedetto XIV ordinò allo scultore Peter Werschaffelt di scolpire la statua, che tuttora domina la costruzione. Al termine della processione, giunse da Costantinopoli il nulla osta imperiale all’elezione di Gregorio. Narra la leggenda che l’eletto per lo spavento si nascondesse nei boschi della Sabina, quando una colomba fiammeggiante, simbolo dello Spirito Santo, svelò il rifugio e Gregorio fu condotto in S. Pietro, dove fu intronato il 3 settembre 590. I primi provvedimenti pontifici riguardarono la corte coll’allontanamento di alcuni laici e diaconi, colpevoli di simonia, affidando prestigiosi incarichi ai benedettini.

Nel 593, il re longobardo Agilulfo avrebbe tolto l’assedio e la firma dell’armistizio in cambio di un pagamento annuo di cinquecento libbre d’oro. Da Bisanzio, l’imperatore accusa d’incapacità diplomatica Gregorio, che s’impegnò nella trattativa, che si chiuse solo nel 598, grazie al nuovo esarca, Callinico.

Il papa s’impegnò, perché i cittadini romani ricevessero sostanziosi aiuti; rivolse attenzione alla conversione degli anglosassoni e dei Longobardi, presso i quali trovò facile sponda in Teodolinda, moglie di Autari e successivamente di Agilulfo. Grazie all’intensa opera di conversione, l’Europa formò la sua civiltà sull’indirizzo cristiano – romano. Col Sacramentarium Gregoranum riformò il culto della messa.

Gli si attribuì anche una riforma del canto liturgico, il quale sarebbe nato nell’Impero franco tra l’VIII ed IX secolo dall’incontro del canto romano con le tradizioni del repertorio gallicano.

Dante Alighieri (1265 – 1321)

Col Liber Regulae Pastoralis, codificò il corretto costume ecclesiastico, ed avvio la letteratura agiografica colla pubblicazione dei Dialogi, in cui narrava di leggende, che potevano accrescere la gloria dei santi. Si propagarono delle storie fantastiche, riguardanti la figura augusta del pontefice, che avrebbe resuscitato l’imperatore Traiano, al fine di battezzarlo, come Dante lo ricordò nel XX canto del Paradiso (vv. 106 – 117)

Ché l’una de lo ‘nferno, u’ non si riede

già mai a buon voler, tornò a l’ossa;

e ciò di viva spene fu mercede:                                     

.

di viva spene, che mise la possa

ne’ prieghi fatti a Dio per suscitarla,

sì che potesse sua voglia esser mossa.                    

.

L’anima gloriosa onde si parla,

tornata ne la carne, in che fu poco,

credette in lui che potea aiutarla;                                 

.

e credendo s’accese in tanto foco

di vero amor, ch’a la morte seconda

fu degna di venire a questo gioco.

Giuseppe Gioachino Belli (1791 – 1863)

Per l’operato svolto verso la Chiesa e la città di Roma si meritò l’aggettivo Magno, effigiato con la colomba presso l’orecchio destro, come ricorda un sonetto di Giuseppe Gioachino Belli, Un papa antico.

C’è stato un certo Papa San Grigorio

Che ssapeva parlà rosso e tturchino,

Che conosceva ogni sorte de vino,

E quant’anime stanno in purgatorio.

.

Distingueva chi aveva er zostenzorio,

L’ova cor pelo e l’ova cor purcino:

Capiva er tempo, e tte spiegava inzino

L’indovinelli de Montecitorio.

.

Profetizzava er don de le petecchie:

Sapeva indovinà la confessione,

E scoprì l’anni de le donne vecchie.

.

E sti belli segreti in concrusione

Je l’annava a ssoffià ttutti a l’orecchie,

Azzeccàtece chi?… bravi! un piccione.

Gregorio Magno morì a Roma il 12 marzo del 604 e fu sepolto in S. Pietro.

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