Tutte le scuole dogmatiche dell’antichità pagana affermarono che il corso dei fenomeni non avesse né principio né fine, ma ci fosse un eterno ritorno ad intervalli regolari.
Anassimandro pose quale principio l’ἀπείρων, l’infinito, dove le opposte qualità si neutralizzano in un movimento continuo, autoctono, da cui originano mondi simultaneamente infiniti, che periodicamente ritornano al movimento generatore per confondersi.
Anassimene invece pose l’Aria quale prima qualità, la quale attraverso il processo di rarefazione e condensazione origina tutte le cose. Anch’egli ammette l’esistenza di un’infinità di mondi simultanei, che si staccano dal principio, onde ritornare.
Eraclito risolse di stabilire in 10.800 anni terrestri l’inizio del Grande Anno del mondo, ed al preciso scoccare del ritorno: il sole, la luna ed i cinque pianeti sarebbero tornati nel medesimo punto precedentemente occupato. Stabilì come il Fuoco fosse il principio, il quale genera e distrugge il generato.
Gli Orfici posero alla base della loro intuizione la dottrina del Grande Anno e dell’Eterno Ritorno, a causa del quale ogni vita sarebbe dovuta essere nuovamente vissuta, inaugurando il senza principio e fine. L’anima sarebbe dunque rinata in un corpo umano o animale, ed al fine di spezzare il ciclo delle inevitabili sofferenze sarebbe stato naturale chiedere l’intervento dei liberatori.
I Pitagorici precisarono il concetto dell’Eterno Ritorno, affermando che i periodi cosmici fossero uguali tra loro, perché tutto tornasse, tutto si ripetesse, e tutto accadesse collo stesso ritmo di sempre.
Empedocle, discendente dei Pitagorici, pose i Quattro Elementi e due principi fondamentali: l’Amore, che confonde la Quadriade in una forma sferica, avvolta dall’Odio, che non possiede la potenza di penetrare. Καιρός permetterebbe d’insinuarsi, allontanando gli Elementi, per separarli, ma grazie all’intervento provvidenziale dell’Amore, la Quadriade tornerebbe a confondersi. Le due fasi quindi si alternerebbero all’infinito. Solo quando l’Amore e l’Odio si sarebbero intrecciati, il mondo sarebbe stato possibile. Empedocle ammise la metempsicosi, mutuandola dai Pitagorici, i quali ispirarono Platone, che nel Timeo scrisse nell’anno perfetto e del numero perfetto del tempo, il quale scandisce il ritmo di una perfetta rivoluzione astrale. Secondo Platone, le anime scenderebbero periodicamente negli stessi corpi.
Aristotele stimò che tutte le trasformazioni, che si producono nel mondo sublunare, dipendessero dai moti dei corpi celesti incorruttibili, i quali vivono nell’inarrestabile ciclo di produzione. Considerata l’incorruttibilità dei cieli e degli astri, non può avvenire alcuna distruzione.
La dottrina del Grande Anno dell’Eterno Ritorno fu fortificata dalle influenze dell’Oriente, in particolare dai Caldei, i quali asserivano come tutti i pianeti si riunissero sotto il segno del Cancro, disponendosi uno sotto l’altro, perché il centro fosse attraversato da una linea retta.
Tale particolare disposizione avrebbe provocato l’incendio del mondo; al contrario, nel segno del Capricorno, il diluvio universale avrebbe preceduto la nascita di un nuovo mondo.
Gli Stoici precisarono ulteriormente la teoria dell’Eterno Ritorno, per cui gli astri avrebbero misurato il tempo, determinando così il destino degli esseri. Solo quando ogni figurazione sarebbe stata prodotta, sarebbe avvenuto l’incendio universale, destinato a consumare il mondo. Tutto sarebbe divenuto etere, perché ogni elemento tornasse all’unità primordiale, all’inestinguibile Fuoco divino, che avrebbe successivamente configurato il vapore, l’acqua e la terra per un nuovo mondo.
Per i Neoplatonici, il Grande Anno si sarebbe compiuto, tutti gli esseri sarebbero stati risucchiati nell’Anima universale, perché un nuovo mondo potesse essere ricostituito in un perenne movimento creativo. Anche l’anima si sarebbe reincarnata più volte.
Il concetto dell’Eterno Ritorno è simboleggiato dal mito dell’Araba fenice, il misterioso essere vivente abitante dell’India, che rinasce dalle proprie ceneri, rappresentazione del segno astrologico dello Scorpione.
Nulla si distrugge, tutto si trasforma per essere se stesso.