Brevi note sulla pietas romana

Roma manifestò la sua potenza al mondo grazie al coraggio ed all’eroismo degl’individui, ma, nello stesso tempo, anche sulla benevolenza divina. Con il lemma pietas, s’indicava il rispetto, che ogni uomo, primo fra tutti Enea, sentiva per la patria ed il cielo.

Attraverso la religio, gl’individui mostravano lo scrupolo al servizio degli dei, coi quali avevano il compito di stabilire e conservare nel tempo la pax deorum, sintesi indispensabile, al fine d’assicurare la prosperità allo Stato e quindi la serenità ai cittadini. Al magistrato era delegato il ruolo di mediano tra la comunità degli uomini e quella degli dei nella celebrazione del rito, nel quale si esplicava il credo romano.

Gli Dei.  Gli Dei presiedevano ogni attività dell’Urbe, costringendo il popolo a partecipare a diverse manifestazioni rituali all’interno di templi maestosi, orientati nel rispetto dei punti cardinali, o nella penombra degli altari domestici, il cui focus era alimentato generalmente dal capo famiglia. In esso, trovavano sede i lares familiares, gli spiriti degli antenati defunti, la cui effigie era collocata in un’apposita edicola. Accanto ai Lari, i romani veneravano i penati, gli spiriti protettori della famiglia; e praticavano il culto dei mani, le anime dei defunti. Il focolare pubblico, protettore dello stato, era custodito nel tempio di Vesta, sempre acceso e accudito dalle vestali. La dimensione privata e pubblica era rappresentata dal crocicchio, vero incontro tra la pratica domestica e statale.

Giano

Giano raffigurò il più importante tra gli dei romani. Egli non discendeva da alcuna divinità, essendo presente sin dall’inizio del Tempo, essendo legato ai cicli naturali. Colle esigenze di una società sempre più in crescita, si espansero le prerogative del dio: presiedette a tutti gl’inizi, ai passaggi ed alle soglie, come alle porte ed alle partenze. Per questa acquisita caratteristica binaria, fu rappresentato bicefalo, perché vegliasse entrambe le direzioni.

Le porte del suo tempio erano aperte in tempo di guerra, per evocare il furor belli nell’animo dei soldati, chiamati a combattere.

La Triade capitolina

Le divinità supreme del pantheon romano erano Giove, Giunone e Minerva, la Triade capitolina, alla quale i romani innalzarono un tempio sul Campidoglio, dove c’era un bosco di querce, pianta sacra all’Olimpico. All’interno di tre celle, erano custodite le statue delle divinità: al centro Giove intronato e circondato da fulmini; alla sua destra Minerva, a sinistra Giunone.

Giove, padre degli dei e degli uomini, dio del fulmine e del tuono, era la divinità suprema. Durante i riti propiziatori, che si celebravano in Campidoglio, era appellato quale Ottimo Massimo. Egli proteggeva lo Stato romano, era garante dei patti e dei giuramenti; ed ogni console, prima di partire per la guerra, si rivolgevano alla deità, alla quale avrebbero deposto la corona trionfale, tornati vincitori dall’eventi bellico.

Tra il 4 ed il 19 settembre, si celebravano in suo onore i Ludi Magni con larga partecipazione di popolo.

Giunone, figlia di Saturno e di Rea, sposa e sorella di Giove, d’animo fortemente vendicativo soprattutto nei riguardi del fedifrago consorte, era venerata come protettrice delle matrone e della vita coniugale. Il 1 marzo si celebravano le Matronali in suo onore, dove gli uomini omaggiavano con dei regali le proprie mogli e madri, che poi si recavano presso il tempio della dea, per deporre fiori ed incenso. Ella era invocata col nome di Lucina, alla cui protezione le partorienti affidavano i bebè. Era anche vocata Moneta (da monere, ammonitrice), perché le oche del Campidoglio, care alla dea, diedero l’allarme starnazzando, quando i Galli volevano conquistare il colle.

Minerva era la dea della guerra giusta, dell’ingegno, protettrice delle attività intellettuali, delle arti e dei mestieri. I comandanti ed i soldati le si rivolgevano, al fine di accomodare le strategie vincenti. Roma la omaggiava cinque giorni dopo le idi di marzo: dal 19 al 23; ed il 13 giugno in una cerimonia accompagnata dal flauto, per ricordarla quale inventrice degli strumenti musicali.

Apollo

Apollo era l’unico dio greco a non sovrapporsi ad una divinità romana preesistente. Quale divinità solare entrò nel pantheon solo in età regia, quale protettore delle arti, mutuando uguali caratteristiche dall’originario greco. Essendo un provetto arciere, scatenava delle terribili pestilenze. Dio oracolare, essendo protettore della città di Delfi, svelava il futuro attraverso i responsi della sacerdotessa Pizia.

Mercurio

Mercurio, messaggero degli dei, era il nume tutelare dei viaggiatori e delle strade, ma anche dei commercianti e dei ladri. Ordinò ad Enea di abbandonare al suo triste destino Didone, per fondare sulle sponde italiche una nuova Ilio. Durante le idi di maggio, si festeggiavano i Mercuriali, per cui i mercanti si riunivano presso una fontana dedicata al dio.

Marte

Marte, padre di Romolo e Remo, e di conseguenza dell’intero popolo romano, fu il dio della guerra, rappresentando la forza della natura e della gioventù. In origine, proteggeva le coltivazioni e gli allevamenti, fin quando in Roma l’aspetto bellico prevalse su quello propriamente agricolo. Il mese di marzo, quando riprendeva l’attività militare, gli era consacrato.

Sandro Botticelli – La nascita di Venere (Uffizi, Firenze)

Venere era assimilata alla greca Afrodite, dea della bellezza, dell’amore e della primavera. Il 24 aprile ed il 19 agosto, i Romani. Il vino era la bevanda a lei dedicata, perché regalava uno stato d’ebbrezza, che aiutava a superare il dolore e la fatica. Il 24 aprile ed il 19 agosto, i Romani festeggiavano le Vinalia, assaggiando il vino novello, e, per propiziare la nuova vendemmia, bevevano il vino maggiormente alcolico. Il suo tempio, posto nel Foro, era il più maestoso.

Nettuno

Nettuno, fratello di Giove e di Plutone, era il dio del mare e dei terremoti, si credeva vivesse in un palazzo subacqueo accanto alla consorte, Salacia.

All’interno del Campo Marzio, gli fu edificato un tempio, dov’era effigiato su un carro trainato da quattro cavalli marini.

Cerere

Cerere era la divinità della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, rappresentata come una matrona accigliata, risiedeva nel santuario a lei dedicato ai piedi dell’Aventino. La figlia, Proserpina, fu rapita da Plutone, che volle farne la sua sposa, Persefone.

Vesta

Vesta era la dea del focolare privato e pubblico. Nel mese di giugno, le dedicavano le Vestalia, le cui celebrazioni, partecipate dalle vestali, si tenevano nel tempio, che sorgeva sul Foro.

Vulcano

Vulcano, dio del fuoco terrestre e distruttore, era il padre di Servio Tullio, secondo re di Roma. I soldati gli dedicavano le armi dei vinti, potendo scagliare il suo potere contro i nemici. Romolo gli dedicò il tempio Volcanal nel Foro romano. Le Vulcanali, con sacrifici di pesci e piccoli animali, si tenevano il 23 agosto, per proteggere i granai a rischio incendio.

Saturno

I Saturnali. Dal 17 al 23 dicembre, la vita pubblica romana si fermava, per celebrare i Saturnalia, dedicate a Saturno, dio contadino, rappresentato con la falce, il quale, cacciato dal cielo, aveva trovato rifugio presso il Campidoglio. Dopo essere diventato re del Lazio, Saturno diede inizio alla felice età dell’oro, in cui gli uomini vivevano fraternamente nell’abbondanza. La festa voleva rievocare simile condizione, attraverso il sovvertimento del piano sociale, per cui i padroni avrebbero servito gli schiavi. Al princeps, peraltro eletto a sorte, era assegnato ogni potere; egli indossava una maschera dai colori sgargianti, per essere identificato con Saturno o Plutone, custode delle anime defunte. La città di Roma era nel caos; gli schiavi, che indossavano il berretto grigio, si abbandonavano alla più sfrenata baldoria, in un tripudio di canti e musiche, organizzate da danzatori, attori e saltimbanchi. Durante questa festa, avveniva lo scambio dei doni, così come oggi durante il periodo natalizio.

La religione quindi era considerata un bene morale e civile, per cui, prima di prendere qualsiasi decisione, i Romani si accomodavano nei templi, celebrando riti, per ingraziarsi gli dei. La richiesta era formulata attraverso cerimonie e sacrifici compiuti secondo rituale, e ciò era proprietà dei sacerdoti, i quali garantivano la purezza e l’efficacia.

Costoro si riunivano in confraternite, per tramandare e coltivare l’antica sapienza.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:
search previous next tag category expand menu location phone mail time cart zoom edit close