Questo sonetto fu composto il 13 settembre 1830 nel mezzo di un’esecuzione capitale. Il principe Agostino Chigi annotò sul suo Diario:
«Questa mattina è stato giustiziato a Ponte col taglio della testa un giovane frascatano reo di omicidio commesso dentro le carceri. Egli, quando sono andati questa notte i guardiani a prenderlo nella segreta, ne ha ferito uno con un mattone nella testa, ed un altro mortalmente in un bianco con un cucchiaio di legno da lui aguzzato e di cui pare sia restata una parte nella ferita.
Dopo aver fatte e dette mille stravaganze tutta la notte, finalmente questa mattina, giunta l’ora d’andare al patibolo, si è confessato e comunicato come Dio ha voluto».
Il sonetto narra gli attimi, che procedono l’esecuzione. Il condannato è prelevato dalle guardie; quindi l’incontro con il consolatore, il quale gli promette il paradiso, allora il poveretto gli augura di morire ammazzato, affinché la medesima fortuna possa toccargli.
La composizione risponde alla seguente rima: ABAB ABAB CDC DCD.
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Er confortatore
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Sta notte a mmezza notte er carcerato
Sente uprì er chiavistello de le porte,
E ffasse avanti un zervo de Pilato
A ddijje: “Er fischio te condanna a mmorte”.
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Poi tra ddu’ torce de sego incerato,
Co’ ddu’ guardiani e ddu’ bbracchi de corte,
Entra un confortatore ammascherato,
Coll’occhi lustri e co’ le guance storte.
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Té l’abbraccica ar collo a ll’improviso,
Strillanno: “Alegri, fijjo mio: riduna
Le forze pe’ vvolà ssu in paradiso” —
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“Che alegri, c….! alegri la luna!”
Quello arisponne: “Pozziate esse accise;
Pijjatela pe’ vvoi tanta furtuna».
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(Questa notte a mezza notte il carcerato / Sente aprire il chiavistello delle porte / e farsi avanti un servo di Pilato / Che gli dice: “Il fisco ti condanna a morte.
Poi tra due torce di sego incerato / Con due custodi e due gendarmi / Entra un consolatore mascherato / Cogli occhi lucenti e con le guance storte.
Lo abbraccia al collo ed all’improvviso / Gridando: “Allegro, figlio mio: raduna / Le forze per volare in paradiso”
“Che allegria, c…! allegra la luna!” / Il condannato risponde: “Possiate essere ucciso; Prendetevela per voi tanta fortuna”.