La canzone è presente in diversi album. Fu composta nel 1997.
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L’Autore guarda sempre all’essenziale, ad una vita – in fondo – libera dai fronzoli dell’immaginario e dell’apparire, in grado quindi di estraniarsi dalla follia della vita, guardandola quasi da lontano, poiché affatto partecipi della giostra quotidiana. Dove potrebbe accadere ciò, se non in un luogo inventato o vero?
Nel dominio del pensiero, ultimo ed unico rifugio dalla follia della contemporaneità, perché lontano dalle passioni e dalle inquietudini del tempo, in cui tutto è triturato, devastato. C’è ancora una volta bisogno del pensiero.
Solo in questo luogo – non luogo, l’uomo potrebbe recuperare le ansie della vita, che lo opprimono e lo distraggono, occuparsi dei suoi aspetti più intimi ed interiori, al fine di costruire un uomo davvero nuovo, perché finalmente libero di non respirare l’aria del mondo.
In questo luogo – non luogo, si recupererebbe il giusto valore d’assegnare alla morale, virtù espulsa dalla quotidianità, che somiglia sempre più al caos, determinato dalle nostre angosce e follie. L’uomo nuovo potrebbe essere finalmente assunto morbidamente irreggimentato nella contemplazione del giusto e del bello.
Si, certo… è una facile e difficile utopia immaginare un luogo – non luogo, dove l’uomo potrebbe preservare il suo cuore, per aprirlo e sconfiggere la desertificazione del brutto e dell’errore.
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Eppure continuando la nostra vita normale
si potrebbe capire quello che ci serve
che ci è davvero essenziale
si potrebbe guardare con un certo distacco
quasi sorridendo
tutto quello che accade nel delirio del mondo
si potrebbe sognare un luogo immaginario
e un po’ inconsueto
un angolo inventato o forse vero.
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Il luogo del pensiero
un rifugio dove mettersi al riparo
dall’affanno del presente e del futuro
uno spazio abitato dalle cose più vere
come un piccolo mondo che io possa contenere.
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E allora superando le nostre ansie quotidiane
noi potremmo ascoltare soltanto
chi ci fa star bene
noi potremmo più che altro occuparci di noi
cominciando da adesso
prima che l’uomo muoia
nel grande vuoto del suo successo
noi potremmo costruire
su un terreno precario e disastrato
un individuo compiuto, cosciente e intero.
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Il luogo del pensiero
per cercare al di là delle parole
qualche cosa che assomigli a una morale
dove un bimbo cresciuto
senza neanche un modello
possa già frequentare con rigore
il giusto e il bello.
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Un luogo per trovare un barlume di coscienza
dai problemi del sociale alla sopravvivenza
dove il gusto della vita pur concreto che sia
non diventa mai volgare
perché ha dentro l’utopia
che è il vero luogo del pensiero
dove l’uomo del futuro sta crescendo
con l’idea di sé, ma con l’idea del mondo
dove l’uomo più solo non è mai in un deserto
se non chiude il proprio cuore
ma ogni giorno sa tenere il cuore aperto.
Coltivando quel tesoro
che è racchiuso dentro il luogo del pensiero.
è importante conservare quel luogo non luogo in cui raccogliere e da cui attingere “Bellezza costruttiva e istruttiva”, una necessità divenuta quotidiana nel mio caso per allontanarmi da quel disfacimento mondiale sempre più soffocante. Gaber era un poeta che ha saputo trasmettere valori accompagnandosi con la musica
Cara Daniela, la drammaticità, in cui vive l’uomo contemporaneo, impone una rinuncia allo spirito critico, frutto del pensiero, immersi – come siamo – in una società consumistica e materialista.
La Bellezza è nel mondo, ma deve essere ignorata, perché diverrebbero pericolosi i suoi seguaci agl’occhi del Potere.
Anche tu assisti al disfacimento mondiale, in cui qualcuno forse cerca di generare un uomo senza pensiero
l’uomo senza pensiero esiste già, è servo del sistema e accetta passivamente dettami comportamentali dalla maggior parte dei media; da decenni c’è un’ informazione deviata e di parte che ipnotizza subdolamente coloro che si accontentano della superficialità di quanto avviene e non si confrontano con correnti diverse di pensiero. Siamo quasi a un ritorno di medioevo nell’epoca delle connessioni. Tutto questo è tragico
Sono felicemente colpito dalle tue tragiche ma – purtroppo – veritiere considerazioni. Colla sempre più progressiva ridicolizzazione e marginalizzazione dell’istituto umanistico (che univa Antonio Gramsci e Giovanni Gentile), il Potere ha depotenziato il settore critico del cittadino, perché diventasse un suddito – fedele, incapace di utilizzare strumenti logici atti alla sua difesa.
Purtroppo il Pensiero unico trova sempre più accoliti: tutti uguali, tutti meno colti.
Permettimi, gentile amica, di dissentire sul “ritorno al Medioevo”, epoca che espresse personalita straordinarie, che seppero essere nel Sistema, criticando nobilmente l’Apparato
per ritorno al medioevo intendevo quella stasi culturale che si è verificata dopo l’età classica e che ha ritrovato luce nel rinascimento
Scusami, ho interpretato erroneamente
figurati, avevo semplificato troppo