Verità e Menzogna sono due fratelli egiziani protagonisti di una fabula, in cui si specula sul concetto di Bene e di Male.
Verità o Maat prese in prestito un coltello dal fratello Menzogna o Gereg. Quando giunse il momento di restituirglielo, si accorse di averlo smarrito. Chiese quindi scusa per l’increscioso inconveniente, sostituendo il perso con un altro coltello. Menzogna rifiutò la proposta del fratello, asserendo che la lama del perso fossa stata costituita dalla montagna di El, il manico tratto dal bosco di Coptos, la guaina fosse la tomba del dio, mentre le sue cinghie provenissero dal bestiame di Kar. Non potendo ricevere lo strumento originale, Menzogna condusse il fratello davanti al tribunale dell’Enneade, augurandosi che fosse gli inflitta una pena esemplare. Chiese alla Corte che a Verità fossero tratti gli occhi, e condannato ad essere il portinaio di casa del fratello accusatore. Verità non offrì molti motivi di difesa, riconoscendosi responsabile dell’avvenuto smarrimento. Ritenuto colpevole e sottoposto al supplizio chiesto da Menzogna, qualche giorno dopo ordinò a due servi di condurre il fratello accecato nel deserto, perché fosse sbranato dalle fiere. Verità li pregò di abbandonarlo al proprio destino, e così avvenne. I servi si preoccuparono di riferire al proprio padrone di aver compiuto l’incarico ricevuto.
Verità peregrinò senza meta, quindi terminate le provviste d’acqua e di cibo, si abbandonò stremato addormentandosi. Una donna per caso si accorse del reietto, cui fu attratta dalla sua bellezza, sfiorita dal sudiciume e dal disordine. Appena rincasata, ordinò ai servitori di recarsi da Verità, perché lo portassero nella sua abitazione, affidandogli l’incarico – nuovamente – di portiere. Appena fu giunto, la donna sentì una forte attrazione, sicché trascorse con lui l’intera notte, concependo un figlio, che si sarebbe rivelato di straordinarie qualità.
Egli primeggiò a scuola e nell’arte militare, attirandosi le inevitabili gelosie dei compagni, i quali lo tormentavano sulla sconosciuta paternità. Finalmente, riuscì a trovare il coraggio e chiese alla mamma notizie. La donna allora indicò il portiere, che fu subitaneamente accolto in casa dal ragazzo, che si preoccupò di accudirlo con tanto amore, rivelandosi quale figlio. Il giovane avrebbe voluto vendicare il babbo, colpendo lo zio. Si recò dal suo mandriano, affidandogli il bue, che aveva con sé, essendo impegnato nella città vicina per alcuni giorni. Avrebbe ripagato il mandriano, regalandogli degli oggetti: dei pani, un bastone, un paio di sandali, un otre d’acqua ed una spada.
Qualche mese dopo, Menzogna ispezionò la mandria, ed, accortosi del bue, ordinò che fosse ucciso, per mangiarlo, restituendo al proprietario un altro animale. Il figlio di Verità seppe della fine dell’animale di sua proprietà, e chiese al mandriano motivo della scomparsa. Non essendo soddisfatto della proposta di prendere con sé un bue tratto dalla mandria, condusse Menzogna davanti all’Enneade. Il giovane si dichiarò quale figlio vindice di Verità. Menzogna chiese di essere accecato, per essere poi condotto quale portiere in casa del fratello.
Ciò avvenne, perché il destino si compisse, e la pace fosse ristabilita tra i due fratelli.