Nell’ottava lettera a Lucilio, Seneca risponde alla missiva del suo amico, il quale aveva avuto la raccomandazione di non trascorrere troppo tempo in compagnia del prossimo.
E’ dunque necessario chiarire; il maestro non vorrebbe indurre all’inerzia l’allievo. Seneca confessa di studiare assai, per sconfiggere i possibili assalti dell’ozio, e soprattutto di spogliarsi dalle occupazioni personali, al fine di servire meglio la società, scrivendo, mostrando la giusta via, che egli stesso sta percorrendo, dopo lungo e doloroso peregrinare. Invita Lucilio, e quindi l’umana famiglia, a rifiutare tutto ciò che ingolosisce il volgo, le occasioni fortuite, che si rivelerebbero poi traditrici dal retto agire. Ammonisce dal facile rischio di una vita confortevole, per l’instabilità in essa insita. Conforta l’uomo ad accontentarsi di poco, poiché rimanga docile alla volontà della ragione.
Ricorda la massima di Epicuro, secondo cui l’uomo, che consacri la sua vita alla filosofia, godrebbe della vera libertà, poiché ogni bene materiale acquisito potrebbe essere in futuro tolto.
Imparare a vivere lontano da se stessi.
Un pensiero riguardo “Dalle «Lettere a Lucilio» di Seneca. «Sul possesso»”