Lunedì 30 Giugno 1924, la stampa nazionale si concentrò sul rimpasto di Governo, che avrebbe dovuto normalizzare la situazione generale, aggravatasi dal terribile eccidio di Giacomo Matteotti.
Il Presidente del Consiglio si recò di buon’ora da Sua Maestà, al fine d’esporgli i cambiamenti, che aveva in animo di fare. Al termine del colloquio, incontrò il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giacomo Acerbo, quindi avviò i colloqui con il liberale Gino Sarrocchi ed il demosociale Antonio Casertano, presidente della Giunta delle elezioni. Mussolini dichiarò di allargare l’impianto del Governo, nominando uomini non iscritti al Partito Fascista, ritornando – in qualche modo – al periodo post – Marcista, quando formò un governo di ampia coalizione.
Il Presidente del Consiglio deliberò che nella Compagine governativa in sostituzione di Giovanni Gentile, Gabriello Carnazza ed Epicarmo Corbino entrassero: Gino Sarrocchi o Giuseppe Codacci Pisanelli del Partito Liberale; Paolo Mattei Gentili o Stefano Cavazzoni (Partito Popolare); quindi Ettore Paratore, Luigi Gasparotto o Antonio Casertano (Partito Democratico Sociale). Per Alessandro Casati si sarebbero aperte le porte della Pubblica Istruzione, nonostante l’ottimo lavoro di riforma svolto da Giovanni Gentile, che fu definito dal Duce «l’opera più squisitamente fascista» del Gabinetto.
Un deputato fascista commentò che «l’on. Gentile ha ormai compiuto la sua missione, avendo attuata una riforma che bisognava imporre di colpo perché non venisse a fallire per via. L’impostazione della riforma è destinata a restare — aggiungeva il deputato, — ma i provvedimenti singoli vanno riveduti ed armonizzati. Quest’opera di revisione non avrebbe potuto, come è ovvio, essere affidata al Gentile, e sarà compiuta dal suo successore».
Il rimpasto sarebbe stato annunciato dopo il discorso del Re ai rappresentanti delle due Camere.
Un violento articolo di Roberto Farinacci su Cremona nuova. «L’ordine del giorno votato dalle Opposizioni e precisamente quello che noi attendevamo per denunciare le manovre e la malafede dei nostri avversari che oggi si sono tutti ritrovati per commemorare l’onorevole Matteotti o per lanciare ancora una volta al Paese un documento idiota con cui si chiede la normalizzazione e si concreta un programma di illegalismo. Nella mozione si riafferma la sfiducia al Governo fascista.
Guai se così non fosse! Non avremmo più fiducia in noi stessi.
Si chiede inoltre lo scioglimento della milizia creata con decreto reale col consenso degli onorevoli Di Cesarò, Gronchi e Milani, i quali appartenevano al Governo uscito dalla rivoluzione e che, oggi hanno facilmente dimenticato! Naturalmente, pretendere da noi che il fascismo perda la fiducia nei suoi capi e che rinunci ad un suo organo di difesa è follia! L’Opposizione — con nostro sommo piacere — si è incanalata in un vicolo cieco che la porterà ad amare delusioni ed umiliazioni.
Circa quattrocento deputati della maggioranza sono più che sufficienti a far funzionare il Parlamento ed a rappresentare il Paese, che ne risentirà tutti i benefici, perché vedrà i suoi rappresentanti intenti ad un lavoro proficuo. che volgari, ignoranti, provocatrici ed ostruzionistiche manovre sabotavano a tutto danno della Nazione. L’Opposizione — dato che essa ha potuto constatare come migliaia di consigli comunali e numerosi consigli provinciali funzionano egregiamente, anche senza le minoranze — si accorgerà un giorno di aver perduto una tribuna da dove poter pronunciare discorsi fatti ad uso e consumo degli elettori.
Noi riteniamo che la maggioranza parlamentare, che se ne infischia di quanto è stato deliberato, dovrebbe per puro divertimento, alla riapertura della Camera dare una letta al regolamento nel quale si stabilisce che i deputati, i quali per dieci sedute rimangono assenti dai lavori parlamentari senza giustificati motivi, devono rinunziare al mandato e di conseguenza avrebbero a perdere l’immunità, l’indennità e tutti i benefizi parlamentari.
Siamo convinti che dopo la nona seduta vedremmo ricomparire i nostri oppositori dagli usci e dalle finestre. I deputati hanno tutti il dovere di attenersi allo Statuto ed al Regolamento della Camera.
La speculazione sul delitto di Matteotti ha fatto perdere agli avversari l’uso della ragione. Abbiamo visto, alla riunione di ieri l’on. Tupini inneggiare alla Patria e i Repubblicani sorgere in difesa delle monarchiche istituzioni. Noi rimaniamo tranquilli al nostro posto a seguire per pura curiosità le mosse avversarie. Interverremo soltanto, se un giorno le Opposizioni tentassero di sabotare il Paese. Allora si regoleremmo i conti di questi giorni e la milizia potrebbe dimostrare come ancora sia necessaria.
La cronaca. A Bari si tenne un’imponente adunanza fascista. Riassunse La stampa:
«Nella nottata e nella mattinata sono giunti treni carichi in modo inverosimile. I fascisti appena giunti hanno attraversato incolonnati la città in ordine perfetto. Si calcola che durante la notte e nelle prime ore del mattino siano giunte a Bari non meno di 50 mila persone tra rappresentanti di fasci, di sindacati ed amministrazioni comunali e provinciali.
La cerimonia ebbe luogo al Politeama Petruzzelli. Con molti deputati fascisti erano presenti oltre mille sindaci, duemila segretari politici e numerosi Sindacati di rappresentanze, Sindacati comunali e provinciali.
Primo a parlare è stato il segretario politico del Fascio di Bari. Ha assunto quindi la presidenza la medaglia d’oro Pier Arrigo Barnaba il quale ha detto tra l’altro:
«Il momento che attraversiamo, è inutile nasconderle, è assai delicato, e a voi tutti, fascisti d’Italia, io raccomando quel senso di illuminata disciplina che non va interpretato come senso di debolezza, ma come segno di consapevolezza. Siate forti e pronti, senza rintuzzare le provocazioni che potessero venire da qualunque parte».
Ha preso quindi la parola l’onorevole Sergio Pannunzio, il quale ha detto:
«E’ la prima volta, o fascisti del Mezzogiorno, che dopo l’orrendo delitto noi qui conveniamo. Noi abbiamo taciuto perché il dolore vero, sacro, il fiero dolore ha la bellezza del silenzio. Il nostro dolore, la nostra tragedia interna è purificazione, è rigenerazione, è rinnovamento, è sentimento di nuova fede. Noi abbiamo protestato la nostra esecrazione per l’orrendo assassinio, abbiamo inondato il nostro commosso saluto alla vittima, ed abbiamo chiuso la pagina di questo dramma morale colle parole ripetute nel Senato dall’onorevole Tittoni:
«Davanti al delitto non ci sono partiti».
La questione morale è una e rivela magnificamente l’unità della coscienza morale del popolo nostro. E siamo uniti anche dal lato giuridico della questione, perché la scure, invocata dal veggente cieco, ha tagliato e taglierà, perché l’Italia del diritto e della giustizia non ha bisogno di nessuna sollecitazione».
Esaltato poi il movimento fascista in confronto all’opposizione, ha continuato:
«E’ una massima che il peggiore dei Governi è preferibile a nessun Governo, la peggiore delle leggi è sempre migliore degli arbitrii e delle violenze. Le Opposizioni sono una potente forza negativa, però il negativo non fa politica, non fa guerra, non può conquistare lo Stato. Alle Opposizioni ha risposto già l’onorevole Mussolini col suo discorso dominando ancora gli elementi perché sopra questo mare in tempesta, attraversato da cavalloni, vi è ancora un gran nocchiere.
Fascisti: inginocchiamoci e salutiamo romanamente il nostro duce!».
Sorge a parlare poi l’onorevole Giuseppe Re David, pugliese.
«Io vi saluto o rappresentanti del Direttorio nazionale del partito e fieri rappresentanti del fascismo meridionale — egli ha detto. — Vi è forse un pericolo reale? La vostra presenza dice di no; la vostra presenza dice che se abbiamo deposto le armi della rivoluzione, l’arma rivoluzionaria è sempre desta e vigile contro ogni insidia, contro ogni ostacolo, contro ogni tentativo di ritorno al passato.
Abbiamo deplorato il crimine, abbiamo reciso coraggiosamente e rapidamente la cancrena senza cloroformizzare, abbiamo iniziato il processo di revisione e del resto si è in buona parte compiuta spontaneamente ad opera di coloro che in questi giorni hanno deposto il distintivo fascista; di codesti auto – espulsi ci occuperemo il giorno in cui avremo tempo e volontà di fare il censimento delle vigliaccherie.
Hanno fatto gli altri partiti, dopo i loro delitti politici, tutto ciò che abbiamo fatto noi dopo un reato comune?
A tutte le provocazioni possibili rispondiamo: basta; a tutte le speculazioni rispondiamo che la cronaca non può sovrapporsi alla storia».
Infine ha preso la parola il segretario politico provinciale del Fascio, il quale legge all’assemblea un messaggio da inviarsi al Duce, messaggio che la folla acclamò con grande entusiasmo.
La cerimonia al teatro Petruzzelli ha così termine e si iniziò quindi la sfilata del corteo. La sfilata delle 50.000 persone ordinatamente messe per tre è durata oltre due ore e si è svolta senza nessun incidente. I membri del Direttorio nazionale hanno assistito in piazza San Ferdinando da una apposita tribuna, al passaggio del corteo.
E’ stata poi deposta una corona di alloro presso la lapide che commemora la marcia su Roma. Innanzi a tale lapide hanno parlato applauditissimi il generale Achille Starace, l’onorevole Gaetano Postiglione ed altri.
Terminata la sfilata fanfare e bande hanno percorso al suono degli inni nazionali tutte le principali vie della città tra il più vivo entusiasmo della popolazione».
I commenti della stampa estera. Il quotidiano francese Le Temps rifletté sul discorso, pronunciato da Benito Mussolini martedì 24 giugno al Senato, rilevando come «il Presidente del Consiglio italiano, difendendo l’Italia contro una specie di pressione ambigua proveniente dall’estero, ha voluto dimostrare che egli personifica l’indipendenza e la grandezza d’Italia, e che gli stranieri attaccano il fascismo unicamente per indebolire l’Italia stessa.
L’onorevole Mussolini ha torto — scrive il grande organo repubblicano. — Gli stranieri non confondono niente affatto il fascismo che li ingiuria con l’Italia che essi amano. Ma questo appello xenofobo aveva già echeggiato, giorni prima, alla grande manifestazione fascista di Bologna.
Noi dubitiamo che quel grido di odio arrechi un vantaggio apprezzabile all’onorevole Mussolini. Non possiamo naturalmente trascurare le manifestazioni fasciste, poiché esse non sono indifferenti agl’interessi del nostro Paese, ma non ci lasceremo turbare da esse, e sarà con grande calma che seguiremo gli eventi dell’Italia.
Quando l’onorevole Mussolini avrà raggruppato i suoi nuovi collaboratori, si dovrà esaminare il problema che deve fronteggiare, ed il modo nel quale egli lo risolverà. E allora che converrà guardare anche alle altre soluzioni suggerite al Senato dagli oratori dell’Opposizione, di un’Opposizione che non ha bisogno di essere numerosa per essere grande. Per il momento accontentiamoci di segnalare le difficoltà immediate che l’onorevole Mussolini deve sormontare.
Sino ad ora l’Italia aveva un governo venuto da una rivoluzione. Ricostituendo il suo gabinetto, l’onorevole Mussolini manifesta l’intenzione di dare all’Italia un governo costituzionale appoggiato su di una maggioranza parlamentare. Ma come questa maggioranza è stata nominata? 356 deputati su 535 sono stati scelti da un comitato di cinque membri o pentarchi; sui cinque membri di questa pentarchia (il conte Sforza lo ha fatto notare nel suo coraggioso e commovente discorso) due sono attualmente in prigione, implicati nell’assassinio dell’onorevole Matteotti, ed un terzo si è dimesso, in seguito ad accuse particolarmente gravi.
Che cosa vale, dunque, il mandato della maggioranza attuale? Se esso fosse intaccato da sospetti di frode o macchiato di sangue, quale sarà l’autorità costituzionale del ministero rimpastato? Ecco le difficoltà immediate. Staremo a vedere come l’onorevole Mussolini riuscirà a superarle».