Giuseppe Ungaretti e Giorgio De Chirico a Parigi

Jean Lescure (1912 – 2005)

Alla metà degli anni ’50 del secolo scorso, Giuseppe Ungaretti presentò a Parigi l’opera omnia (Les cinq livres) delle sue poesie tradotte in lingua francese da Jean Lescure. Il traslatore dichiarò come il poeta italiano gli apparisse come uno degli scrittori più intelligenti e sensibili della nuova generazione.

Il lavoro si rivelò assai difficoltoso soprattutto nel dover tradurre «M’illumino d’immenso», che, infatti, fu stampato nella lingua originale, «altrimenti — ammise Lescure — si sarebbe perduto ciò che ha dato a questi due versi una risonanza tale che essi hanno avuto per rimanere nella memoria del pubblico italiano come l’emblema stesso della poesia di Ungaretti».

Charles Péguy (1873 – 1914)

Il Poeta aveva visitato per la prima volta la capitale francese nel 1911, quando frequetava i corsi alla Sorbonne. Arrivando dall’Egitto, domiciliò per qualche giorno a Firenze, per visitare gli scrittori della Voce, coi quali era in stretta corrispondenza, e ricevere da Giuseppe Prezzolini una lettera di presentazione per Charles Péguy. L’incontro tra Ungaretti e l’illustre scrittore franco si tenne in una libreria presso il Luxembourg, frequentata anche da Georges Sorel.

Più tardi, presso La Closerie des Lillas, famosa brasserie frequentata anche da Hemingway, il Poeta divenne presto amico di Apollinaire e di tutti i grandi scrittori francesi dell’epoca. Entrò in contatto con i pittori cubisti, che abitavano a Montmartre, come Picasso, Braque, Gris ed il nostro Giorgio De Chirico.

Guillaume Apollinaire (1880 – 1918)
Pablo Picasso (1881 – 1973)

Un giorno del 1912, Ungaretti si recava, accompagnato da Apollinaire e Picasso, in visita al Salon des Indépendants. Mentre percorrevano gli ampi spazi, le cui pareti erano tappezzati di quadri, Picasso si fermò inaspettatamente di fronte a due tele, che rappresentavano le architetture di solitarie piazze italiane. Apollinaire quindi si avvicinò, confermando l’interesse oltre che la curiosità per quei lavori. Recatisi in segreteria, chiesero informazioni sullo sconosciuto autore dei dipinti, scoprendo ch’era De Chirico. Fu il grande inizio per il pittore di Volos, che fu presto invitato a collaborare con delle riviste fiorentine, ed il fratello, Alberto Savinio, divenne un collaboratore de Les Soirées de Paris.

Un altro importante episodio riguardò ancora una volta i due grandi artisti italiani.

Terminata la Grande Guerra, Ungaretti si era deciso a vivere a Parigi, quando si accorse che nel sottoscala dello stabile, in cui era domiciliato, erano stati depositati dei quadri, lasciati da un ignoto pittore italiano, il quale, mancando i soldi per pagar l’affitto, era stato costretto a lasciar l’appartamento e le sue cose.

Ungaretti riconobbe i lavori del De Chirico. Telegrafò al pittore, il quale si trovava in Italia, ed, avuta l’autorizzazione, vendette i quadri per conto dell’autore nella cerchia degli scrittori surrealisti. Così la pittura metafisica di De Chirico diventò uno dei temi della letteratura francese che creò intorno ad essa, sia pure per un periodo piuttosto breve, una delle maggiori fame contemporanee.

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