La decima fatica di Ercole

Nella decima fatica, Ercole deve affrontare il viaggio nell’oltretomba, al fine di liberare Prometeo e catturare Cerbero, il terribile cane a tre teste.

Ogni Eroe, che si pone sul cammino della perfezione, al fine di risvegliare la propria dimensione divina, deve affrontare la catabasi, perché possa poi vivere perfettamente l’anabasi.

Cerbero era il ferocissimo custode dell’oltretomba; compare, per la prima volta, nella «Teogonia» di Esiodo, essere femminile mostruoso metà fanciulla e metà serpente; nell’«Eneide» è rappresentato come un cane a tre teste, opposto alla discesa negl’inferi di Enea; e, infine, nelle «Metamorfosi» di Ovidio invece si oppone alla catabasi di Orfeo, che va alla ricerca della perduta Euridice.

L’Eroe si purifica presso il santuario di Eleusi, per mondarsi dalla macchia di aver ucciso i centauri e ricevere l’iniziazione ai Piccoli Misteri, nonostante non fosse ateniese, che lo avrebbe aiutato nell’ardua discesa.

Elemento Acqua

Nei miti, ricorre l’Elemento Acqua, in cui è immerso l’Eroe, il quale, al fine d’intraprendere la Via, immerso nel liquido, riceve una seconda rinascita alla nuova consapevolezza, scaturita dal passaggio ad una dimensione superiore.

Fu adottato quindi da Pilio ed iniziato ai Misteri dal figlio di Orfeo, Museo, mentre Teseo fu ammesso quale padrino. La celebrazione ricordava la sorte di Dioniso durante una rappresentazione drammatica: dopo il sacrificio di una scrofa, l’iniziato deve compiere le abluzioni nel fiume Cantaro, quindi, dopo esser purificato da un sacerdote, attendere almeno un anno prima di passare ai Grandi Misteri, legati al silenzio.

Giunto in Laconia, attraverso una buia spelonca scende negl’inferi, accompagnato da Athena (l’intelligenza) ed Hermes (il messaggero degli dei), perché dopo la difficile impresa potesse tornare nel mondo dei vivi.

L’ingresso nel proprio mondo infero è sempre simboleggiato da una buia spelonca; il buio, in cui si nasconde la Luce, e la turpitudine rappresentato dalla spelonca; nel passaggio più oscuro e, a volte, repellente, dobbiamo introdurci, al fine di trovare la scintilla arietina..

Caronte

Caronte traghetta Ercole attraverso lo Stige. Incontra l’argonauta Meleagro, il quale gli narra la bellezza della sorella Dejanira, fintantoché Ercole promette di sposarla.

L’Eroe, presso la porta infera, vede due uomini legati: Teseo, il suo vecchio padrino nel Tempio di Eleusi, che in vita ne aveva imitato le gesta, e l’argonauta Piritoo, re dei Lapiti, entrambi accusati di aver tentato inutilmente di rapire Persefone, i quali erano condannati da Ade ad esser seduti sulle sedie dell’oblio. L’Eroe, ricevuto il permesso dalla regina infernale, riesce a liberare Teseo, poi, mentre era concentrato nel liberare il re dei Lapiti, un terribile terremoto interrompe l’impresa, condannando Piritoo a rimanere per sempre nel mondo infero.

Giunto, finalmente davanti ad Ade, chiede il permesso di trarre Cerbero, il terribile cane a tre teste, una coda di drago e la schiena dai mille serpenti, a Micene, rispettando la volontà del Signore degl’Inferi: userà le soli mani.

Tre sono le teste, come tre le dimensioni dell’uomo, il quale sperimenta quotidianamente il risvolto oscuro della capacità. Il drago è sempre presente a guardia della Principessa, della Rivelazione, della Pietra filosofale, viaggio ultimo dell’Iniziato. Il serpente è anche sinonimo di conoscenza, e l’associazione deve indurci a temerne la capacità nell’accrescere smisuratamente il proprio fin troppo sensibile ego.

Lo scontro tra i due è cruento ed Ercole doma il terribile mostro, afferrandolo per la gola, per consegnarlo al re Euristeo.

Cerbero aveva tre teste ed una gola, parte del corpo assai importante di alcune associazioni iniziatiche.

Quindi, presentato il mostro prigioniero, l’Eroe riporta nell’Ade il mastino, perché potesse riprendere il suo antico compito.

I nostri istinti devono rimaner confinati all’interno della putritudine dello spettro fisico. Cerbero è in superficie e dovremmo impegnarci quotidianamente e a fondo, perché la realtà interiore rimanga immobilizzata in una realtà incapace di esplodere, se non condotta dalla nostra volontà.

Segno del Capricorno

La decima fatica è legata al segno del Capricorno, il cui signore è Saturno, che imbraccia la falce. Scacciato dal cielo, fu ospitato nel Lazio ed insegnò agl’uomini l’arte dell’agricoltura, inaugurando così l’Età dell’Oro, grazie ad un governo saggio e giusto.

Avvia la sua epoca col Solstizio d’inverno, laddove l’ombra (la spelonca, il dominio infernale, le anime morte) regna sulla luce; e Ercole s’incammina verso il mondo al nero.

Nell’astrologia, è indicato quale Porta Dei, ed infatti Ercole colloquia con Ade, il dio del mondo infero, tappa indispensabile, per salire verso l’alto del cielo.

Il glifo rappresenta una capra con la coda di pesce, poiché il mito racconta che una capra, al fine di sfuggire al mostro Tifone, scivolò nel Nilo e, siccome la parte posteriore finì sotto l’acqua, prese la forma di un pesce.

E’ un segno di Terra, ed Ercole s’introduce nella terra nel suo viaggio verso l’Oltre. Solo scendendo nelle proprie tenebre, conoscendo e combattendo i nostri mostri interiori, potremo dirigerci verso la Luce.

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