Il mito del diluvio

In ogni civiltà antica, si narra del diluvio, con cui gli dei avrebbero desiderato sterminare l’uomo, diventato una creatura simbolo del dis – ordine.

Gilgamesh

Nel Canto XI dell’Epopa di Gilgamesh, la prima opera letteraria umana giuntaci, Utnapištim, il Noè mesopotamico, rievoca all’eroe Gilgames, impegnato in un estenuante viaggio alla ricerca dell’immortalità, il racconto del diluvio, che gli dei scatenarono, per punire l’uomo.

Interessanti le somiglianze col racconto del Settimo e Ottavo capitolo del Genesi, in cui Noè (il biblico Utnapištim) fu incaricato da Dio di riunire tutti gli animali della terra, perché sfuggissero all’ira divina. Per quaranta giorni e quaranta notti, la tempesta si scatenò, quindi «Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono1», l’arca si arenò sul monte Ararat ed una colomba fu inviata, per verificare se le terre fossero riemerse. La bestiola, al secondo tentativo «tornò a Noè sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo2». Noè «spettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui3». Tutto era finito, e la terra fu così mondata.

Il racconto biblico risulta una copia postuma dello scritto mesopotamico, il quale sarebbe stato originato da Il Grande Saggio o Atra-hasis, composto nel XVIII a. C. Il testo fu redatto in lingua accadica, e racconta le gesta del dio Ea, che suggerì al Grande Saggio – Atra-hasis, Noè – di costruire un battello, per sfuggire all’imminente diluvio, che avrebbe scatenato il dio Enlil, per sradicare l’umanità dalla terra. Atra-hasis eseguì gli ordini del dio e dopo sette giorni il diluvio terminò e furono innalzati sacrifici agli dei. Enlil si accorse che un solo essere era sfuggito all’ira divina, così il dio Enki si pose a scudo del sopravvissuto, perché fosse risparmiato e generasse una nuova dinastia umana.

Esiste una versione più antica dell’evento, in cui si racconta la storia di Ziusudrà, colui la cui vita fu prolungata. Anche in questo testo, il dio Enki avvisò Ziusudrà che il consiglio degli dei aveva deciso di distruggere l’umanità per mezzo di un diluvio. Egli aveva il compito di costruire una nave, per mettersi in salvo. Al termine dei sette giorni, la punizione ebbe compimento, ed il sopravvissuto poté offrire sacrifici agli dei, prostrandosi davanti al dio celeste, An, ed Enlil, ricevendo l’eternità.

La matrice dei singoli racconti rivela la stessa fonte; forse il diluvio accadde realmente in un’epoca assai remota.

La traccia sumero – babilonese ispirò le successive narrazioni biblica.

Nella conquista di Babilonia, da parte di Alessandro Magno, in Babiloniaka di Berosso (IV secolo a. C.), andata in parte perduta, si ripete lo stesso racconto con protagonista Ziusudrà.

Nel biblico Libro di Geremia (52, 28 – 30) si racconta che la classe dirigenziale ebraica fu deportata a Babilonia in più riprese (Prima diaspora ebraica) per ordine di Nabucodonosor in seguito alla conquista di Gerusalemme. Durante la cattività, gli ebrei furono impiegati, grazie alla loro preparazione, quali addetti culturali, conservando le più antiche tradizioni della civiltà millenaria babilonese.

Nel 539 a. C., il persiano Ciro conquistò Babilonia, ponendo fine alla dinastia caldea, liberò dalla schiavitù gli ebrei, che poterono tornare nella loro patria. Molti preferirono restare, mentre chi tornò non poté non ricordare quanto trascritto durante la prigionia, che fu riversato nei libri dell’Antico Testamento.

Nel 2001, in seguito a devastanti alluvioni in Iran, si sono rivelate delle necropoli ed un centro urbano forse appartenente alla civiltà di Jiroft; alcuni archeologici sostengono che potrebbero essere le rovine delle terre di Aratta o Marhashi, citate nei testi sumero – babilonesi. Gli studi dell’archeologo Massimo Vidale sui reperti archeologici rinvenuti, sostengono che proverrebbero dai miti della fondazione del mondo sumerico e legati anche al tema del diluvio. Dalle scene rappresentate su alcuni vasi, ci troveremmo la testimonianza di una civiltà sviluppatasi circa 5.000 anni fa.

Dobbiamo cogliere anzitutto il linguaggio simbolico dell’evento. L’Elemento Acqua, i quaranta giorni, l’arca, la colomba; tutti simboli che poi rimandano ad altri racconti mitologici, per confermare come si procedette dall’Unità verso il Molteplice. L’umanità deve compiere il deciso passo per riportare il tutto in principio.

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(1) GENESI 8 – 1

(2) Op. cit. 8 – 11

(3) Op. cit. 8 – 12

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