Domenica 21 Settembre 1919, il quotidiano La Stampa annunciò che il Governo italiano avrebbe provveduto attraverso la Croce Rossa Italiana l’invio di approvvigionamenti alimentari nella città di Fiume.
Intanto, si attendeva la risposta del presidente Wilson a proposito della proposta italo – franco – inglese, a cui era legata la sorte del Ministero Nitti.
In preparazione del discorso che il Ministro degli Esteri, Tommaso Tittoni, avrebbe tenuto lunedì alla Camera, l’onorevole Marchesano, vicino a Vittorio Emanuele Orlando, aveva presentato un ordine del giorno, col quale si manifestava l’appoggio all’azione del D’Annunzio.
Il congresso dei Socialisti. A Roma si è aperto il Congresso dell’Unione Socialista Italiana. Fu presentata una mozione a firma di diversi deputati, colla quale s’invitavano i congressisti: «ad esprimere un voto di solidarietà ai fratelli fiumani ed a rivolgere un monito al Governo dimentico ed ignavo».
Particolarmente ascoltato il discorso tenuto da Leonida Bissolati, il quale ha sentenziato:
«Riconosciamo senza esitazione che Fiume deve essere italiana. Ma così dobbiamo riconoscere che gli slavi devono veder rispettati i diritti della loro nazionalità, in quei territori dove la nazionalità è slava.
Noi potremmo tenerci Fiume non so bene se malgrado o anche per il gesto dannunziano. Perché il diritto di Fiume ci sia riconosciuto in base al diritto di nazionalità è necessario che in base allo stesso diritto, noi riconosciamo la nazionalità slava delle altre regioni adriatiche. E certo che ci troviamo in un momento decisivo.
Oggi si attende la risposta dell’America. Si dice che favorevoli alle nostre rivendicazioni di Fiume siano Francia ed Inghilterra. Noi non sappiamo se o fino a quale misura ci sia data questa solidarietà dalla Francia e dall’Inghilterra. Ma ora, non si parla che per ipotesi, e forse sarà il fatto di domani o di doman l’altro. Ma il problema sarà questo: se Francia ed Inghilterra, se le nazioni alleate d’Europa si rendono solidali coll’affermazione italiana di Fiume, è il caso di affrontare il diniego dell’America per affermare il diritto dell’Italia su Fiume? Questo è il problema di domani.
Oggi c’è l’ignoto. Ci è ignota anche sino a quale punto la Francia e l’Inghilterra possano essere con noi. Il gesto di D’Annunzio può essere stato un fatto decisivo, ma può anche essere stato un piccolo peso messo sull’altro piatto della bilancia o per le ragioni anzitutto che vennero accennate, vale a dire che una volta ammesso il principio che gli italiani possono farsi giustizia da sé medesimi, non si può negare lo stesso diritto a tutte le altre nazionalità, e tutti gli alti faranno la stessa cosa, per le loro rispettive rivendicazioni.
Per questi motivi, desidero chiare spiegazioni intorno alle parole contenute nell’ordine del giorno presentato che alludono a tutti gli italiani dell’Adriatico, perché potrebbero alludere a rivendicazioni nazionaliste».
Il Congresso approvò la seguente mozione:
«Il Congresso, richiamandosi ai principi in base ai quali venne istituita l’Unione Socialista Italiana che furono costantemente approvati nei precedenti congressi, conforme alle direttive dell’Internazionale; riaffermando il diritto dei popoli a disporre di se stessi, aderisce all’irriducibile volontà di Fiume a ricongiungersi alla famiglia italiana, augurandosi che il Governo italiano sappia risolvere la questione di Fiume ottenendo il riconoscimento della coscienza giuridica internazionale nell’affermazione delle idealità internazionali».
Incidenti durante una manifestazione a Roma pro D’Annunzio. In serata si è tenuta una manifestazione presso Porta Pia; il corteo, che s’è poi formato, ha avanzato presso Via Nazionale, chiedendo a gran voce le dimissioni del Governo. Purtroppo ci sono stati degl’incidenti e la polizia effettuò anche degli arresti tra i manifestanti.
I commenti della stampa estera. La Neue Freje Presse pubblicò una nota di fonte italiana sulla questione di Fiume.
«Nei circoli italiani si è tuttavia anche del parere che la spontanea manifestazione della volontà popolare meriti sempre considerazione e faccia comprendere che le richieste dell’Italia e l’appassionato desiderio del popolo di Fiume in tale questione non possono senz’altro essere dichiarati ingiustificati.
La conquista della città tanto desiderata non può essere avvenuta senza il tacito consenso del Governo italiano.
Nitti avrebbe agito come ai suoi tempi ha agito Cavour per la spedizione dei Mille.
Nella questione della Dalmazia l’Italia ha dimostrato molta accondiscendenza verso le pretese jugoslave, ma nella questione di Fiume non può cedere. Siccome una soluzione non poté essere trovata, D’Annunzio volle così creare il fatto compiuto, ora egli è filibustiero, domani forse diventerà un eroe nazionale, perché a lui è unita tanto la sorte di Fiume.
Ma gli inglesi e i francesi che vengono gravemente offesi dal punto di vista militare a Fiume, accetteranno il fatto compiuto? L’America farà sentire la sua influenza? L’Intesa di trova di ffronte alla minaccia di una scissione. Una soluzione violenta è molto inverosimile e gli jugoslavi d’altra parte si deciderebbero difficilmente ad agire di propria iniziativa.
D’Annunzio ha dimostrato ad ogni modo come si fa la politica annessionistica. Forse egli ha dimostrato anche com’è sia caduca l’opera della Conferenza di Parigi».
I giornali jugoslavi protestarono unanimemente contro la spedizione di Fiume e ritenendo che «questa sia una commedia inscenata dal Governo italiano che però avrà una tragica fine.
Nel caso in cui la Conferenza di Parigi non procuri di ottenere una soluzione favorevole per gli jugoslavi, non rimarrebbe altro a loro che agire coi propri mezzi e in tal modo Fiume diventerebbe teatro di sanguinosi avvenimenti».
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