Il 20 dicembre del 1848, Giuseppina si trovava nella sua casa di Parigi. La battaglia di Legnano era ormai conclusa e sarebbe stata rappresentata il 27 gennaio presso il Teatro Argentina di Roma. Il celebre soprano si lamentava, annotando come Verdi «fosse partito per Roma lasciandomi qui da sola con le spine nel cuore. Ogni volta che si allontana mi sento morire».
Il 15 novembre era stato assassinato nell’Urbe Pellegrino Rossi, che aveva ricevuto l’incarico da Pio IX di formare il nuovo governo; Giuseppina commentò: «Commisero un atto infame ai danni di un uomo che, pur essendo ministro del papa, si mostrava assai lungimirante ed equilibrato». I tumulti, che scoppiarono, consigliarono al pontefice di ricevere in Gaeta l’ospitalità di Ferdinando II di Borbone. Sincero il dispiacere, provato dalla donna, nel constatare come gli assassini fossero stati catturati, «ma i mandanti no».
In Roma, la situazione era davvero esplosiva e «il governo retto da un triumvirato: Armellini, Mazzini e Saffi, persone di giudizio che hanno il loro bel da fare a controllare l’umore della folla, fomentati da quel tale Ciceruacchio che pare ne combini ogni sorta».
Il 15 gennaio del 1849, Giuseppina tornò ad annotare sul diario di trovarsi in severa ambascia per l’attesa dell’esito della Battaglia. «Il momento è propizio per infiammare gli animi disposti all’amor patrio e quest’opera può più di qualunque altra».
Il 31 gennaio commentò: «Quattro giorni orsono la prima de “La battaglia di Legnano” al Teatro Argentina di Roma. Scene di fanatismo. Coccarde tricolori, ovazioni, persino fischi al Barbarossa; Verdi richiesto almeno venti volte. Io vengo tenuta a giorno di questi appassionati tributi da qualche fedele amico.
A Roma pare vi sia un grandissimo fermento e la popolazione è infiammata dall’amore patrio e voglia di combattere per l’unità d’Italia.
Ho saputo che fanno sempre ripetere l’ultimo atto tra scene di delirio e applausi scroscianti. Addirittura vi fu uno spettatore che piombò giù dalla balconata in preda all’entusiasmo o al vino e un ufficiale ubriaco rovesciò sul palcoscenico la spada, le spalline, il cappotto e le sedie del palco finché non venne tratto in arresto.
Oh, il mio Mago! Quale trionfo e quali emozioni! Se soltanto avessi potuto dividerle con lui! Verdi musicista col Verdi patriota felice».
Il 2 febbraio, il Maestro giunse a Parigi, temendo che Giuseppina fosse in pericolo.
«Appena giunse sembrava non volersi staccare da me, che con le lagrime agli occhi lo ringraziavo di quel pensiero, di quelle attenzioni care a chi ama perché attraverso quei gesti si sente riamato».
Ormai la coppia aveva reso pubblica la convivenza, e di ciò si compiace fortemente la Strepponi:
«Ufficialmente viviamo insieme, tanto da poter dare non solo il medesimo indirizzo ma esibirvi tranquillamente anche il mio cognome. Sono la compagna di un uomo ragguardevole, un compositore di successo che mi mostra al mondo con disinvoltura ed affetto, se non proprio con orgoglio».