Agostino Chigi: il banchiere di Dio

Agostino Chigi nacque a Siena nel 1465. In epoca rinascimentale, rappresentò il ruolo del banchiere, protettore dell’arte.

Il babbo, Mariano, era stato consigliere della signoria di Siena e ambasciatore presso il Vaticano. Fondò nella città natale, Viterbo, due piccoli banchi, dove lavorò il piccolo Agostino, che all’età di ventidue anni fu inviato a Roma, per definire l’apprendistato con Ambrogio Spannocchi.

Alessandro VI (1431 – 1503)

L’11 agosto del 1492 fu eletto pontefice Roderic Llançol de Borja, che assunse il nome di Alessandro VI, il quale avrebbe sottratto ai Medici la gestione della Camera apostolica, l’odierno IOR. Spannocchi approfittò della vacanza, per proporsi come successore; fu l’ingresso presso la corte pontificia anche di Agostino, che seppe destreggiarsi, attirandosi le simpatie di Pietro, pagando le spese belliche del figlio, il duca Valentino e non mancando di finanziare le casse vaticane. Grazie all’attività svolta, Agostino ricevette la direzione delle imposte e delle saline dello Stato pontificio, quindi della dogana dei pascoli.

Tra il XV ed il XVI secolo, l’Italia si trovava al centro delle principali rotte commerciali tra Mediterraneo e Mare del Nord. La penisola era ricca, ma la cattiva gestione dei danari da parte dei principi locali provocava la necessità di avere sempre della liquidità disponibile, ed in ciò era pronto il servizio del Chigi, che prestava il necessario, applicando larghi interessi.

Piero De Medici (1416 – 1469)

Nel 1496, Piero de Medici desiderava ardentemente riprendere il controllo politico sulla città di Firenze. Per finanziare la sua impresa, intervenne il Chigi, che in cambio pretese arazzi e pietre preziose. L’anno successivo accorse in soccorso di Guidobaldo di Montefeltro, dal quale ricevette in pegno più di cinquecentomila libbre d’argento.

Nel 1502, Alessandro VI gli assegnò l’appalto per l’estrazione dell’alunite dalle cave dei monti di Tolfa. Egli gestiva la vendita dell’allume, usato nei fissaggi del colore, nella produzione del vetro, nella lavorazione della lana e nella concia delle pelli.

Nel 1502, con il babbo, Mariano, ed il fidato amico Francesco Tommasi, fondò a Roma il Banco Chigi, nell’odierna Via del Banco di Santo Spirito; non aveva ancora quarant’anni ed era uno degli uomini più influenti ed ascoltati dell’Urbe.

Le aziende controllate contavano circa ventimila dipendenti ed aveva agenti sparsi praticamente in tutto il mondo, i quali avevano anche l’incarico di aggiornarlo sulla situazione politica del paese, in cui operavano.

Giulio II (1443 – 1513)

Nel 1503, morì papa Borgia; gli successe sul trono di Pietro il nemico giurato Giuliano della Rovere, Giulio II, che trovò le casse dello stato in condizioni disastrose. Nonostante fosse stato uno strettissimo collaboratore di Alessandro VI, il neo pontefice dovette rivolgersi ai servizi del Chigi, forse l’unico finanziere romano in grado di soccorrerlo. I soldi ovviamente non si prestano sulla parola, e così Agostino pretese in pegno la mitra di Paolo II. Il Papa lo avrebbe poi ringraziato per il salvifico intervento, nominandolo sovrintendente di tutte le finanze pontificie, a cui avrebbe aggiunto anche il controllo della zecca pontificia.

Nel 1506, si schierò col Vaticano nella guerra contro i Bentivoglio di Bologna, che cercavano di riconquistare le terre perse durante il pontificato di Alessandro VI.

Nello stesso anno, diede ordine al giovane architetto, Baldassarre Peruzzi, di erigere l’odierna Villa Farnesina, oggi sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Gli affreschi furono affidati allo stesso Peruzzi, Sebastiano del Piombo, Sodoma (L’allegoria dell’amore, e Il ratto delle Sabine) e soprattutto Raffaello, col Trionfo di Galatea

Raffaello. Trionfo di Galatea (Villa Farnesina, Roma)

la Loggia di Amore e Psiche

Raffaello. La loggia di Amore e Psiche (Villa Farnesina, Roma)

Il Chigi incontrò il grande Maestro d’Urbino nel 1510, e nacque fin da subito una forte intesa, che portò il banchiere ad incaricarlo a decorare anche la Cappella Chigi nella chiesa di S. Maria della pace, ed in Santa Maria del popolo.

Leone X (1475 – 1521)

Nel 1513, salì al soglio Leone X, vecchio amico del Chigi, fratello di quel Piero de Medici, cliente di Agostino, che dimostrò la sua amicizia, finanziando la cerimonia d’incoronazione del 19 marzo.

Parte dei suoi guadagni furono destinati all’apertura di una tipografia in Roma, diretta da Zaccaria Calliergi di Creta, che stampò i primi testi di lingua greca. Nell’agosto del ’15, editò un’edizione delle opere di Pindaro, e probabilmente finanziò anche le prime opere musicali a stampa di Ottavio Petrucci.

Alcuni anni dopo, la Santa Sede si trovò ancora in difficoltà economiche, che furono risolte dal lesto intervento del banchiere, il quale ottenne verso i suoi debitori insolventi la minaccia di pene canoniche da parte del papa.

Cardinale Raffaele Sansoni Riario della Rovere (1461 – 1521)

Nel 1517, il papa testimoniò, ancora una volta, la sua riconoscenza verso il suo banchiere, graziando il cardinale Riario, accusato di aver congiurato contro la persona del pontefice.  

All’interno della fastosa residenza del Chigi, si svolsero importanti convegni letterari, che videro la partecipazione di Pietro Bembo e dell’Aretino, e nel 1519, Leone X celebrò le nozze di Agostino con la seconda moglie, Francesca Andreazza

Un anno circa dopo il matrimonio, il 10 aprile del 1520, il Chigi morì all’età di cinquantacinque anni, lasciando un’eredità immensa, che ingolosì terribilmente gli eredi, tantoché dopo sette mesi, la moglie Francesca fu avvelenata.

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