«Masaccio, pittor fiorentino, discepolo di Masolino da Panicale» dalle «Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua» di Filippo Baldinucci

Tommaso di Ser Giovanni di Mòne di Andreuccio Cassài detto Masaccio nacque in provincia di Pisa nel 1401 e morì a Roma nel 1428. Il babbo era un reputato notaio, che professava in Firenze. Entrò nella bottega di Masolino da Panicale «per imitare il buon modo, che que’ maestri nell’opere loro di scultura tenevano», mostrando anche vive capacità nell’arte della pittura.

«Il suo principale intento nell’operare fu il dare alle figure sue una gran vivacità e prontezza se fosse stato possibile, né più, né meno quanto che se vere state fossero. Procurò più di ogni altro maestro stato avanti a lui di far gl’ignudi in iscorti molto difficili, e particolarmente il posare de’ piedi veduti in faccia, e delle braccia e gambe; e cercando tuttavia nell’operar suo delle maggiori difficultà, acquistò quella gran pratica e facilità, che si vede nelle sue pitture particolarmente ne’ panni con un colorito sì bello, e con sì buon rilievo, che è stata in ogni tempo opinione degli ottimi artefici che alcune opere sue e per colorito e per disegno possano stare al paragone con ogni disegno e colorito moderno».

Realizzò in Firenze molte opere, oggi, purtroppo, andate perdute.

Nel 1423, per la chiesa di Santa Maria Maggiore dipinse il Trittico Carnesecchi, in accordo con Masolino, di cui conserviamo lo scomparto del San Giuliano, custodito presso il Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte (Firenze). «Nella predella alcune figure piccole, che rappresentavano stori de’ medesimi Santi, e nel mezzo la Natività di Gesù Cristo».

Masaccio – Sant’Anna Metterza(Uffizi, Firenze)

Nel 1424, realizzò Sant’Anna Metterza, tavola a tempera, per la chiesa di Sant’Ambrogio di Firenze.

 «Volle egli divenire eccellente in tutte quelle facoltadi, che all’arte della pittura appartengono, una delle quali e delle  più necessarie non v’ha dubbio alcuno essere la Prospettiva», sotto la guida di Filippo Brunelleschi.

Masaccio – Maternità (National Gallery, Londra)

Nel 1426, lavorò presso la Chiesa del Carmine di Pisa alla Maternità, pannello centrale del Polittico di Pisa, dove rappresentò la «Vergine e Gesù, ed alcuni Angeletti che suonano, uno de’ quali sonando un liuto porge l’occhio con vivacità ed espressione maravigliosa quasi gustando dell’armonia di quello strumento». La predella era composta dalla storia di più santi, dalla visita dei tre magi, ed un Crocifisso con alcuni santi.

Masaccio – Cacciata dai progenitori dall’Eden (Cappella Brancacci, Firenze)

Collaborò nella realizzazione della Cappella Brancacci, nella chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze, col suo maestro, Masolino. Dipinse la Cacciata dei progenitori dall’Eden, il Pagamento del tributo, la Disputa di Simon Mago e la Crocefissione di San Pietro, dove illustrò anche diversi cittadini «fatti al vivo che più non si può dire. In quest’opera s’inoltrò egli tanto verso l’ottima maniera moderna, che da tali pitture studiarono poi coloro che son diventati valenti uomini ne’ tempi a lui più vicini, e quelli che nel secolo passato ebbero fama de’ primi pittori del mondo».

Masaccio – Pagamento del tributo (Cappella Barncacci, Firenze)

Nel 1428, si trasferì a Roma, «dove subito che fu gustata la sua bella e nuova maniera di operare, fu adoperato in diversi lavori di tavole per molte chiese, le quali poi nelle turbolenze sopravvenute a quella città, per lo più si smarrirono».

«Pervenuto all’età di ventisette anni, trovandosi in quel posto d’eccellenza nell’arte che si è detto, promettendo anche di se avanzamenti maggiori, assalito da improvviso accidente fu tolto al mondo tanto in un subito, che fu creduto da’ più che alcun malvagio professore di pittura o d’altro per invidia lo avesse avvelenato. In tal modo dunque rimase estinto un così bel lume della pittura. Fu la sua morte di estremo dolore a tutta la città di Firenze, e Filippo di Ser Brunellesco, che gli era stato maestro nella prospettiva, quel grand’uomo che a tutto il mondo è noto, ebbe a dire che i professori della mancanza di Masaccio avevan perduto quanto mai potevano perdere. Fu il corpo suo sepolto nella Chiesa del Carmine».

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