I Misteri ricordavano il pellegrinaggio di Cerere per la rapita figlia Persefone ad Eleusi. Essi vedevano la partecipazione di tutta la Grecia. Secondo alcuni interpreti, sarebbero state istituite da Eretteo, altri da Cadmo o addirittura da Cerere stessa, la quale, giunta ad Eleusi, si adagiò su un sasso, dove ritrovò il sorriso grazie ad una vecchia donna di nome Jambe. Fu allora istituito un coro femminile, che eseguì un inno in onore della dea.
I Misteri si dividevano in Maggiori, sacri a Cerere, che erano riservati ai soli cittadini ateniesi; e Minori, sacri a Proserpina, per ogni greco.
I Grandi Misteri si tenevano nel mese di agosto in Eleusi; i Piccoli, in Gennaio, in Agrea, nella regione Attica, dove i candidati si preparavano purificandosi in attesa di essere iniziati ad Eleusi, ponendo sotto i piedi delle pelli appartenenti a persone immolate a Giove, per aver commesso dei sacrilegi. Quindi, attraverso l’Acqua sarebbero stati resi puri, dopo aver promesso d’osservare il Silenzio sulle procedure. Avrebbero vissuto in castità sino al giorno dell’iniziazione elusina, per ricevere lo svelamento degli arcani fondamenti della dottrina. I neofiti, nominati Vescovi, avrebbero preso posto nella parte interiore tempio: l’adito, dove avrebbero atteso velati la cerimonia, che si svolgeva di notte.
Per la celebrazione dei Minori, si soleva usare un piccolo tempio, al contrario dei Grandi, che si svolgevano in un tempio assai sontuosamente addobbato, ove la voce sacerdotale toccava anche le corde più terribili, in un’alternanza di luce e tenebre, al fine di spaventare le menti degl’iniziandi, che avevano il capo coronato di mirto (sacro ad Afrodite). Il rito era scritto su due grandi libri con caratteri ignoti, figure d’animali ed altri segni arcani, al fine d’impedirne la lettura ai profani in caso di smarrimento o di furto. Lo Ierofante si sarebbe assicurato che tutti fossero digiuni e gl’Iniziandi confermavano, aggiungendo di aver bevuto il ciceone, che Cerere avrebbe ingerito, per sedare un poco il dolore causato dalla scomparsa della figlia. Si sarebbe quindi scatenato un frastuono di grida e lamenti nelle tenebre e luce improvvisa, e di canti e danze. Si acclamavano quindi l’Iniziati, che laceravano il velo, offrendolo a Proserpina e Cerere, mentre lo Ierofante indossava paramenti ancor più imponenti. Egli era accompagnato dal Daduco, che teneva la fiaccola quale rappresentante del Sole, e dal Banditore, simbolo di Mercurio e ministro della Luna. Presiedeva il rito un Prefetto, che, al termine della solennità, avrebbe riunito il Senato eleusino, per certificare che il rito si fosse svolto secondo le modalità prescritte.
I Neofiti si sarebbero esercitati per tutta la vita, come tutti gli altri Iniziati, alla virtù più severa.
La preparazione. Il primo giorno avveniva la riunione, in cui i Neofiti erano iniziati.
Il secondo giorno, il Banditore invitava i Neo Iniziati a portarsi al mare.
Il terzo giorno era dedicato ai sacrifici animali con orzo da offrire a Cerere, il cui sacrificato non poteva essere mangiato dai Neofiti.
Il quarto giorno si teneva la processione, in cui un carro, trainato dai buoi, simboleggiava il ricordo di Proserpina, quando raccoglieva dei fiori dai prati siciliani ed al fulmineo ratto, ad opera di Plutone, che avrebbe causato il perpetuo dolore di Cerere. Appresso al carro, seguivano le pie donne, che recavano delle ceste mistiche, circondate da una fascia rossa, a forma di arca, dove nascondevano serpenti e melagrani, che avrebbero impedito la restituzione di Proserpina alla madre.
Nel quinto giorno, gl’Iniziati avrebbero portato durante la notte delle fiaccole di diverse grandezze, alludendo all’immagine di Cerere, che aveva acceso delle luci sul monte Etna.
Nel sesto giorno, si celebrava la processione in onore di Bacco, effigiato colla fiaccola in mano, composta di canti e danze
Nel settimo giorno, si teneva una caccia, che avrebbe premiato il vincitore con dell’orzo, cereale che sarebbe stato coltivato per la prima volta ad Eleusi.
L’ottavo giorno era in onore di Esculapio, che si sarebbe recato da Epidauro dopo essere stato ammesso all’iniziazione.
Nel nono ed ultimo giorno di preparazione, si riempivano due vasi, ponendoli all’Oriente ed all’Occidente, che avrebbero posto fine all’apparecchiamento.