«Ragazzo che monda un pomo» di Caravaggio

Il soggetto corrisponde alla descrizione, che Giulio Mancini offrì su Considerazioni sulla pittura (1617 – 21), di uno tra i primi lavori del Caravaggio, dopo il suo arrivo a Roma, quando soggiornò presso la casa di Monsignor Pandolfo Pucci, per il quale avrebbe dipinto dei quadri devozionali. Nel contempo, dipinse «per vendere un putto che piange per essere stato morso da un racano che tiene in mano e dopo pur un putto che mondava una pera con il coltello». Nelle citate Considerazioni, il Mancini identifica il frutto con una mela.

Roberto Longhi (1890 – 1970)

Nel 1935, George Isarlov identificò il soggetto, descritto da Mancini, in una copia conservata presso l’Hampton Court, e Roberto Longhi, nel 1943, successivamente, lo identificò in una copia, custodita nella propria collezione. Da allora furono rinvenute numerose copie, a testimonianza della popolarità del quadro.

I bergamotti, le pesche, le ciliegie e le spighe di grano, che si trovano sulla tavola, e gli agrumi – un’arancia di Siviglia o bergamotto – tenuti dal ragazzo sono raffigurati con particolare attenzione. Ultimamente, è stata proposta una molteplice varietà d’interpretazioni simboliche, mentre, in origine, seguendo la prassi dei primi quadri profani del Caravaggio, fu considerata un’opera di puro genere, esito della formazione lombarda dell’artista.

Kurt Bauch immaginò che l’artista avesse tratto ispirazione dalle stampe del nord e lo collegò genericamente ad altri dipinti giovanili come il Ragazzo con canestro di frutta

Caravaggio. Ragazzo con canestro di frutta (Galleria Borghese, Roma)

e il Ragazzo morso da un ramarro.

Caravaggio. Ragazzo morso dal ramarro (Fondazione Longhi, Firenze)

Nel 1971, Maurizio Calvesi attribuì al dipinto una significazione cristologica, vedendo nel ragazzo, che sbuccia una mela, un riferimento a Cristo, che redime l’uomo dal peccato originale. La recente identificazione dell’arancio, in effetti, stabilirebbe una relazione colla tradizione dei Van Eyck (Pala d’altare di Gand), in cui Eva stringe un agrume.

Donald Posner, sempre nel 1971, propose un’interpretazione omosessuale legata a tutta la produzione giovanile del Caravaggio, dedicata al cardinale Del Monte.

Tre anni più tardi, Herwarth Röttgen spiegò il dipinto secondo un proverbio popolare.

Nel 1979, Denis Mahon indicò nel frutto amaro (come il rettile nel Ragazzo morso da un ramarro) un’allusione alle sorprese, che attendono i giovani inesperti.

Confrontando le diverse interpretazioni, potremmo chiederci se il dipinto non abbia un significato al di là dell’interesse intrinseco della pittura di genere. A questo riguardo, potremmo richiamare le rappresentazioni contemporanee dei quadri della pittura del Nord Italia di giovani a mezzo busto, che suonano degli strumenti musicali, svolgendo compiti domestici. Qualche volta questi dipinti s’ispiravano al neoplatonico o alla maniera del Giorgione, mentre altre volte sembravano esercizi d’imitazione naturalistica, basati su aneddoti riportati da Plinio.

I più importanti esempi di questo genere furono due dipinti di Annibale Carracci: Ragazzo che beve, che si trova alla Christ Church dell’Università di Oxford

Annibale Carracci. Ragazzo che beve (Christ Church presso l’Università di Oxford)

e l’altra copia che si trova presso il Museo dell’arte di Cleveland.

Se il Ragazzo che sbuccia un frutto del Mancini dovesse essere identificato con il Putto in tavola con un pomo in mano, che fu confiscato dal Cavaliere d’Arpino nel 1697, sembrerebbe che il quadro originale sia stato dipinto su tavola anziché su tela.

Giuseppe Salerno, tuttavia, osservando che il Caravaggio non dipinse mai su tavola (con l’unica documentata eccezione dell’Odescalchi ne La conversione di San Paolo), ha recentemente sostenuto che vi sono solo due alternative sostenibili.  Si dovrebbe rifiutare l’identificazione del quadro sequestrato con quello descritto dal Mancini, oppure si dovrebbe intendere “in tavola” non come riferimento al supporto del quadro, ma come parte della descrizione del soggetto – “un ragazzo a tavola”.

La versione, che oggi è in una collezione privata, appartenne a Sir Joshua Reynolds, che lo espose al numero 28 di Haymarket nel 1791, attribuendolo al pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo.

Nel 1795, fu venduto collo stesso titolo. Due etichette sul retro dell’immagine in questione indicano che nel 1805 apparteneva al conte di Inchiquin, che potrebbe averlo acquisito attraverso il matrimonio con la nipote del Reynolds, e nel 1897 alla marchesa de Plessis Bellières.

Entrando a far parte di una collezione privata inglese, apparì nella vendita presso Christie’s il 28 novembre del 1927, attribuito a Louis Le Nain. Dal 1952, appartenne ad un collezionista privato e fu esposto presso il Park House di Londra, stavolta attribuito al Caravaggio. L’anno dopo, Roger Hinks dichiarò che la copia esposta potesse essere stata il primo tipo.

Lascia un commento

search previous next tag category expand menu location phone mail time cart zoom edit close