27 Luglio 1924. Delitto Matteotti. Le severe reazioni della stampa alle dichiarazioni di Roberto Farinacci nei giornali dell’epoca

Domenica 27 luglio 1924, La Stampa riportò le polemiche suscitate dalle dichiarazioni di Roberto Farinacci, e la dolorosa reazione della vedova del deputato ucciso, la signora Velia, intervistata dal Mondo.

«Il mio dolore non ha tregua, perché io vivo della sua ombra; vivevo di lui, in cui. Non mi sono mai interessata di sapere quale fosse la sua posizione politica; lo sapevo intelligente, lo sapevo studioso, ma lo sapeva soprattutto buono. Era padre ed amico dei suoi figli coi quali si confondeva nei giochi infantili; per me era l’amico, il marito, il confortatore; egli con sé ha portato tutta la mia esistenza.

Ora i suoi nemici si saranno convinti che fu sempre animato da una fede e non fu mai arrivista».

E’ stato pubblicato che ella avrebbe nei primi tempi e nell’impeto del dolore, messo alla porta gli amici del suo marito, onorevoli Turati, Modigliani e Gonzales. Si afferma pure che la costituzione di parta civile le sarebbe stata carpita

La vedova spalanca gli occhi, meravigliata e indignata:

Smentiscano, smentiscano recisamente! Ho sempre avuto ed ho incondizionata stima per coloro che furono amici o compagni di mio marito. Ho, come aveva il mio Giacomo, una venerazione figliale per l’onorevole Turati, che è sempre amico di casa mia, rispettato e desiderato. Dica pure — proseguì animatamente la vedova — che anche gli altri patrocinatori miei e dei miei figli hanno sempre avuto il massimo rispetto e la massima considerazione.

Ma la costituzione di parte civile carpita?osserva il giornalista.

Menzogna! Per me stessa e in rappresentanza dei mei figli, la costituzione di parte civile era semplicemente un imperativo del sentimento, prima di essere un dovere per la memoria di mio marito».

La posizione di Roberto Farinacci nei commenti della stampa. Il Sereno ha così commentato:

Amerigo Dumini (1894 – 1967)

«Farinacci ha scritto una lettera al Procuratore del Re Crisafulli, per dichiarare che assumeva la difesa del Dumini, nell’intento soprattutto di aver occasione di fare in tale circostanza impressionanti rivelazioni. Tali rivelazioni, nella primizia che fin d’ora ne dà l’onorevole Farinacci, tenderebbero a dimostrarli con dati di fatto oggi in suo possesso, come uno dei principali imputati avesse avuto relazioni sospette con avversari del Governo. In termini poveri, questa uscita di Farinacci dà la sensazione che egli abbia in mano prove tali da autorizzarlo a credere che Cesare Rossi (da tre giorni designato come primo mandante del delitto) abbia causato la soppressione dell’onorevole Matteotti per incarico dell’opposizione.

L’affermazione è grave ed è di quelle che non consentono di rimanere a lungo sotto la vaga promessa. Una cosa è per l’inquieta opinione pubblica italiana sapere che l’onorevole Matteotti fu trucidato dal Dumini per eccesso di mandato ricevuto dal Viminale, ed una altra diversissima sarebbe di apprendere che lo sciagurato deputato unitario fu soppresso per volontà, ad esempio, di Amendola, di Turati, di Don Sturzo, del senatore Albertini (e mettiamoci per sopra mercato, anche l’onorevole Facta). Non sembra anche all’onorevole Farinacci che sia giusta questa nostra osservazione? Egli ha quindi il dovere di rivelare subito questo prezioso materiale senza aspettare di esplicare, chi sa quando, in sede di processo, quella missione di difensore del Dumini che la sua posizione di laureato in legge gli ha consentito di assumere con tanto impeto».

Benito Mussolini (1883 – 1945)

Il Nuovo Paese: «Abbiamo letto con vero stupore quel che ha creduto di far noto al pubblico, con la sua lettera, l’on. Farinacci. Credevamo che il compito di tessere fantasie e romanzi sul delitto Matteotti fosse riservato a quei giornali di opposizione e di speculazione che fanno la cronaca presso a poco come si farebbe una puntata di appendice. Inoltre Farinacci ha dimenticato che, nel momento in cui si dichiara di voler vestire la toga, si assumono doveri precisi e imprescindibili, tanto più gravidi di responsabilità quanto più la causa è delicata e complessa e quando il patrocinato, che è sacro, non deve essere compromesso da un avvocato che oblia la sua funzione per ricordare la sua passione e i suoi rancori; e non è senza un sentimento di viva pena che sullo sfondo di questo episodio vediamo profilarsi la figura di Mussolini, il quale proprio da coloro che gli dovrebbero essere collaboratori è condannato alla sorte di Sisifo.

Intanto le dichiarazioni dell’onorevole Farinacci hanno provocato lo scatenarsi della terza ondata anti-fascista, da parte delle opposizioni coalizzate.

Dopo la prima, provocata dal delitto, fascisti e Governo dovettero sostenere quella succeduta ai provvedimenti per la stampa. Ora assistono alla terza, costituita dal dilagare dei pettegolezzi, dalle induzioni e deduzioni cui hanno dato la stura i romanzi e le fantasie di Roberto Farinacci, nel quale i giornali vedono un testimone al processo invece che un avvocato difensore. Inoltre, le chiacchiere sulle rivelazioni di Farinacci, sono state precedute e sapientemente fiancheggiate dalle presunte indiscrezioni sul corso dell’istruttoria giudiziaria, l’impenetrabile segretezza della quale non ha impedito ai giornali di cui sopra, di stampare frasi di questo genere, a proposito delle presunte confessioni di un imputato: Egli (l’imputato) avrebbe concluso le sue rivelazioni, con la frase proverbiale che «non si muove foglia che Dio non voglia».

L’allusione è più che trasparente, e ieri sera nei crocchi anti-fascisti si metteva compiacentemente in relazione questa presunta confessione di un imputato con le successive rivelazioni dell’onorevole Farinacci, facendosi addirittura derivare queste da quella».

L’Impero denunziò la manovra delle opposizioni, «che è diretta a contaminare col sospetto la soglia di Palazzo Chigi. Il duce, il salvatore della patria non si tocca! Il fascismo non lo permetterà mai a nessun costo!

E’ questo l’obbiettivo, non è vero? E’ il duce, è il fascismo, è la nazione? Non cercate le comode reticenze, non squagliatevi all’ardore minaccioso delle nostre domande roventi.

E’ questo che volete? Volete accusare il nostro capo? Lo volete macchiare di sospetti, di infamia? Ebbene, carogne, allora troverete pane per i vostri denti!

Il duce è per noi cosa sacra, è al di sopra di tutto e di tutti, perché in lui si identifica la salute della patria ed il suo divenire; perché senza di lui sarebbe il caos e l’anarchia; perché senza la sua guida l’Italia di domani, che noi faremo grande ad ogni costo, rimarrebbe una pura espressione letteraria.

Chi tocca la milizia troverà del piombo! Egli ha detto un giorno.

Oggi i fascisti rispondono: chi tocca il duce sarà polverizzato! Poiché il duce è fuori ed al di sopra di ogni sospetto, di ogni ombra di colpa, ed anche solo il formulare una simile ipotesi è un’ingiuria che va terribilmente punita.

Si è formata una vasta coalizione di forze social-democratiche internazionali per abbattere il fascismo e l’onorevole Mussolini, ma questa vasta congiura ai danni della nazione è tenuta d’occhio dal fascismo, compatta organizzazione guerriera, che domanda solo un ordine, un cenno. I cospiratori della fogna, mascheratisi amici del popolo e che in realtà sono suoi traditori, pare intendano accostarsi a quella soglia di Palazzo Chigi, dove l’ombra di Crispi veglia sulla gigantesca fatica dell’uomo indispensabile.

Facciamoli accostare a questa soglia. La notte in cui ciò avvenisse, sarebbe per tutti i nemici d’Italia la notte di San Bartolomeo!».

La Tribuna stigmatizzò l’intervento del Farinacci.

«Non c’era bisogno di un avvocato fascista nel collegio di difesa, nel quale, del resto, vi era già il Vaselli, e se si fosse dovuto scegliere per il processo un avvocato per il fascismo è evidente che non sarebbe stato preso il Farinacci, il quale, tra le altre cose, è cosi alle sue prime armi che colla lettera in discussione al Crisafulli ha commesso un doppio svarione di procedura.

Comunque, al gesto si sono accompagnate anche dichiarazioni che più gravi che Farinacci deve trovare, il modo di chiarire».

Secondo II Messaggero, Matteotti «fu ucciso perché minacciava gravi ed importanti rivelazioni contro l’egemonia finanziaria che dominerebbe l’Italia».

Il Giornale d’Italia si soffermò sulla mossa del Farinacci, la quale avrebbe presentato lati oscuri.

«Chi l’ha nominato difensore del Dumini? Vi è un difensore di fiducia del Dumini, il Vaselli, che ha già partecipato ad atti istruttori; e poi il Farinacci, procuratore a Cremona, non può che associarsi a difensori inscritti a Roma. Ma questi sono dettagli procedurali; ciò che appassiona il pubblico è la posizione presa dal Farinacci contro un altro accusato, il Rossi.

Orbene, il Farinacci non ha visto ancora il proprio difeso, il Dumini, e come ha potuto pertanto concordare con lui la tesi del tradimento del Rossi per conto dei nemici del fascismo? Perché i difensori degli accusati non fanno di testa loro, ma debbono concordare con questi la difesa, senza di che gli accusati sono liberi di ricusarli come difensori.

Non è mai avvenuto fin qui che durante l’istruttoria, che è segreta per legge, un avvocato lanci in pubblico e senza aver visto il proprio cliente rinchiuso in carcere, una tesi difensiva che è offensiva contro un altro accusato. E poi l’accusa di tradimento rivolta al Rossi ha suscitato un diluvio di commenti e di vociferazioni di ogni specie anche nel campo fascista. Una bomba scoppiata improvvisamente non avrebbe prodotto altrettanta emozione. Non si parla d’altro da ieri, e chi dice che Farinacci farnetica, e fa dei romanzi e chi dice, invece, che ha colpito giusto. Anche fra i fascisti le opinioni sono discordi».

Per II Popolo la lettera del Farinacci significava che l’istruttoria fosse giunta al punto culminante e definitivo, se i fascisti più ortodossi sentivano il bisogno di gettare a mare Cesare Rossi.

«Ma la manovra fascista non è destinata a trovare credito nella pubblica opinione. Quella di Cesare Rossi, che pensa di diventare presidente del Consiglio, è la cosa più inverosimile che potesse uscire dalla fantasia, in perfetta ebollizione del duce e del sottoduci del fascismo italiano.

Cesare Rossi nemico dell’onorevole Mussolini? Cesare Rossi che complotta contro il suo Capo? Ma si crede proprio che gli italiani siano degli imbecilli?

Cesare Rossi, sin dai primordi della sua vita di organizzatore, si fece notare per una qualità che gli ora peculiare. Egli non amava le posizioni di prima fila, i posti di prima responsabilità. Egli aveva sempre preferito assumere piuttosto la parte dell’uomo di fiducia di chi aveva l’onore ed anche l’onere di cariche ufficiali. Si domandino informazioni a Tullio Masotti, ad Alceste De Ambris, ad Umberto Pasolla.

Tutti lo hanno sempre conosciuto come uomo che, prima di assumere responsabilità, si preoccupava di avere le spalle ben coperte. Se Cesarino Rossi avesse voluto, egli, col Governo fasciala, avrebbe potuto assumere posizioni ufficialmente ben più importanti di quella che mostrò di gradire. Egli volle rimanere il consigliere aulico del Duce o questi mostrò sempre di apprezzarlo.

Aldo Finzi (1891 – 1944)

L’onorevole Finzi potrebbe essere molto preciso in argomento come il più fido dei suoi collaboratori. Nelle varie crisi che dilaniarono il Partito, rimase sempre al disopra della mischia, perché il suo parere era la copia di quello dell’onorevole Mussolini. Com’è possibile presentarci oggi Cesarino Rossi cosi contro natura? Cosa è andato a fare Cesarino Rossi a Parigi? E’ già stato pubblicato un documento che rivela il motivo per il quale Cesare Rossi sia andato nella capitale francese; cioè per studiare di organizzare i mezzi più opportuni per controbattere la propaganda antifascista.

Qualche tempo prima vi aveva mandato Dumini in missione. Dumini era stato poco fortunato, perché il fiduciario si era rivelato pessimo diplomatico. Cesare Rossi voleva fare quel lavoro a cui il Domini non era riuscito.

Il deputato Farinacci, una volta messo sulla via delle rivelazioni, domani potrebbe dimostrare che l’onorevole Turati faceva parte della brigantesca partita e fu proprio lui che uccise l’onorevole Matteotti. In scherzi macabri l’onorevole Farinacci non ha rivali. Ma il disgusto ci soffoca. Si può essere più cialtroni e più ignobili di questi fabbricatori di tragiche farse? Sino a quale limite è consentito giungere a questi falsificatori, che sputano e sghignazzano su di un cadavere che già non ha avuto il conforto della sepoltura cristiana e quello della pietà della famiglia?».

Anche l’organo vaticano, L’Osservatore Romano, si occupò delle rivelazioni di Farinacci, commentando come «col linguaggio più aperto e certo inequivocabile, l’onorevole Farinacci ha denunziato in un articolo, ed in un’intervista, dopo, a spiegazione della sua lettera al Procuratore Generale, la politicità del processo e la nuova natura della causa e dei fini del delitto.

Tutto questo, mentre dura l’istruttoria, ed il magistrato forse possiede elementi per disperdere le induzioni, una fioritura così inattesa non può che turbare la mente del magistrato e del pubblico. Mettere la giustizia di fronte alla politica ha conseguenze per la vita pubblica di un paese, innanzi a cui la coscienza di ogni cittadino, anche magistrato, non può non farsi che pensosa e preoccupata.

Ebbene, noi riteniamo che questa volta, per una parte della stampa, e per un’altra dei diversi gruppi di uomini e di idee, la libertà ed il rispetto della giustizia e della stessa fiducia nell’opera del magistrato, esigono che si cessi anche da queste manifestazioni, nel merito delle quali e delle intenzioni che le suggeriscono non vogliamo entrare. Se il processo dovrà o no allargarsi oltre alle persone del partito, se toccherà il campo di un partito od interessi privati, spetta alla giustizia, spetta al magistrato; e lo dovrà, se insorga o meno qualche giornale, siano o no dati uomini piuttosto che altri al banco della parte civile e della difesa. Il processo seguirà inesorabilmente il suo corso. Ogni tentativo di processo fazioso sarà arrestato ancora dal magistrato e per questo non occorre che il Foro si cambi in eventuale tribuna politica di preventiva difesa. La inutilità di simile ripresa polemica ai fini stessi ci sembra manifesta. Pensiamo che le polemiche debbano cessare, specialmente quando, per altre pubblicità e discussioni non certo più dannose di queste, il potere esecutivo si è comunque assicurato la possibilità di frenarle».

Il Cremona Nuova pubblicò un articolo del Farinacci.

«La nostra lettera al commendator Crisafulli, sebbene defluita un documento pietoso, ha messo in rumore tutto il campo avversario. Ciò dimostra che lo scopo da noi propostoci nello scriverla e nel renderla di pubblica ragione è stato pienamente raggiunto. Il pubblico che ha letto la lettera dell’onorevole Modigliani e segue la polemica giornalistica si domanda: perché non si vuole l’intervento nella difesa dell’onorevole Farinacci se, come afferma uno dei patroni socialisti, il processo non dovrà avere nessun carattere politico?

Perché non si vuole che si faccia luce completa sulle responsabilità di tutti gli imputati? Perché non si estendono le indagini intorno alla latitanza di Cesarino Rossi per stabilire se costui abbia avuto contatti o mono con gli avversari? Perché non si vuole che si ricerchino le ragioni per cui Cesare Rossi non fu mai combattuto prima del delitto Matteotti, dalla stampa avversaria e perché oggi non è attaccato dagli organi dell’opposizione?

Il pubblico naturalmente si chiederà anche il motivo per cui il Rossi non abbia sentito il bisogno di ricorrere a qualche avvocato di fede fascista. Agli avversari poco importano gli imputati: essi mirano a colpire, attraverso il processo, il fascismo, come afferma lAvanti!, e il regime, come dichiara II Popolo. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza di Modigliani e di Treves quali patroni di parte civile.  

Ci affrettiamo a dichiarare che se gli avversari riuscissero a persuaderci che il delitto è squisitamente fascista, che quindi appartiene al nostro partito e che il delitto è stato voluto dal regimeciò che escludiamo in via assolutanoi coraggiosamente muteremmo opinione nei riguardi di tutti i colpevoli.

Si scandalizzerà la stampa di opposizione? A noi non farà né caldo né freddo.

E’ da diverse settimane che noi abbiamo puntato i piedi, e né le ingiurie banali di quei farabutti che compongono la redazione del Mondo, né le banali volgarità dell’immacolato prete di Caltagirone, riusciranno a smuoverci di un millimetro dalla linea di condotta che ci siamo tracciata.

Il fascismo e il suo duce sono sacri e inviolabili. Guai a chi osa toccarli!».

La cronaca. Sabato 26, ebbe luogo un lungo interrogatorio dell’ex direttore del Corriere Italiano, Filippo Filippelli, il quale respinse con decisione ogni accusa e partecipazione nel delitto. Ammise solo di aver fornito al Dumini un’automobile.

La direzione del carcere di Regina Coeli raddoppiò la vigilanza su Cesare Rossi.

Il Sereno comunicò come gl’inquirenti fossero alla ricerca di un settimo imputato a piedi libero in tutta Italia.

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