15 Agosto 2012. Visita al Leeum Samsung Museum of Art

Attorno alla mezzanotte, si è scatenato un forte acquazzone, accompagnato da lampi e tuoni, che non ha concesso tregua, se non alle prime luci dell’alba.
Stamattina, il sole era dietro le nuvole, attraverso cui filtrava una luce davvero fioca. Ne ho approfittato, per recarmi verso il fiume Han, che, a causa dell’abbondante pioggia, in alcuni punti s’era ingrossato, invadendo anche alcuni sentieri laterali e sovrastando i ponti di massi, che spesso uso, per passare tra le due sponde.
Molte le persone, che passeggiavano; oggi, pur essendo ferragosto, non si osserva il turno di riposo qui in Corea, poiché il Paese ha una forte connotazione buddhista, anche se, in questi ultimi anni, ci sono state molte conversioni al Cristianesimo. La pattuglia dei Cattolici è, finora, troppo esigua, per poter celebrare il ferragosto come festa cattolica e non recandosi, quindi, al lavoro.
Verso le 13, la pioggia ha ripreso a scendere con forza, costringendomi a ritardare, di qualche minuto, la visita al Leeum Samsung Museum.
Appena la pioggia ha rallentato, ne ho approfittato, per avviarmi verso la mia meta, servendomi della metro.
Di acqua ne sta venendo giù abbastanza, cosicché larghe parti del manto stradale e del marciapiedi sono occupate da acqua stagnante. Mentre cercavo di evitare di trovarmi con le scarpe in qualche pozzanghera, poco più in là, un bambino pestava l’acqua con vigore, rischiando di bagnare gli alquanto irretiti passanti.
Arrivato alla stazione della metro, ho visto, proprio in prossimità dei tornelli, che il personale aveva predisposto delle buste trasparenti di plastica, dove era possibile inserire il proprio ombrello, evitando così di formare dei pantani nella stazione.
Iniziativa molto intelligente!
Dalla metropolitana di Itewon ce n’è di strada da fare; la via principale, intanto, non mostra all’ignaro visitatore il solito bellissimo spettacolo di grattacieli, alzati ai bordi di strade da cinque o sei corsie. Qui, semplicemente due corsie per carreggiata e soprattutto niente grattacieli, ma semplici stabili di pochi piani, che ospitano, per lo più, ristoranti e bar.

Siccome in molti ristoranti di Seul è possibile mangiare a qualsiasi ora, passando, per recarmi al Museo, ero piacevolmente investito dai profumi della cucina, che invadevano il marciapiede. Itaewon, essendo una zona di Seul, dove ci sono molte Ambasciate, ospita cucine internazionali, di cui molte asiatiche. Insomma, un concento di profumi davvero gradevoli.
L’ingresso del Museo si trova subito dopo il Centro informazioni per stranieri, in cui due graziose ragazze stavano aspettando l’ingresso di qualche turista, in cerca di spiegazioni.
Si deve girare a sinistra a Itaewon road 55 gil e qui, cominciamo male, perché la strada è in salita. Un avviso comunica che il Museo si trova a circa 200 metri! In salita! Poco prima dell’ingresso, c’è un comodissimo parcheggio multipiano.
Arrivato all’ingresso, ho utilizzato una rastrelliera, dove era possibile lasciare il proprio ombrello, inserendolo nell’apposito spazio, che, all’ingresso dell’oggetto, si chiudeva con una chiavetta debitamente numerata. Si può girare tranquillamente, lasciando l’ombrello fuori l’ingresso, in un posto sicuro, senza, così, sporcare gli spazi estremamente curati e rifiniti.

La rastrelliera per gli ombrelli

La biglietteria si trova sulla sinistra ed il costo d’ingresso è 10.000 won (circa 6,50 €).

L’ingresso del Museo
La biglietteria

Il museo è diviso in due ali: la parte antica e quella, invece, che raccoglie opere di artisti coreani ed internazionali.
La struttura museale della parte antica è stata progettata dall’architetto svizzero, Mario Botta, che si è ispirato alla tradizionale porcellana coreana.
La struttura museale della parte moderna è stata disegnata dall’architetto francese Jean Nouvel, utilizzando materiali stilisticamente rivoluzionari, per fornire un ambiente stimolante per la mostra delle opere coreane ed internazionali d’arte contemporanea.
L’arte tradizionale antica è la collezione più interessante, che si può trovare in Corea.
Il Museo si dedica alacremente alla raccolta dei reperti archeologici dalla preistoria alla dinastia Joseon (1395 – 1910). Sono presenti diversi oggetti, praticamente di ogni periodo e la raccolta di centinaia di importanti opere comprende numerosi tesori nazionali. In aggiunta, la collezione comprende una serie di pregevoli opere di grande ricerca scientifica.
Inizio, ovviamente, dalla parte dell’arte antica.
Mi consigliano di iniziare la visita dal quarto piano, dove trovo la sala “Celadon”, in cui sono raccolte delle anfore all’interno di teche scure di diverse dimensioni. Un alquanto arcigna signorina ripete spesso che non si può né fotografare, né riprendere i lavori esposti.
Vedo pezzi dell’undicesimo secolo della dinastia Goryeo. Bella una “ciotola con coperchio”, tesoro nazionale 220.
Vado al terzo piano, servendomi di una grande scala a chiocciola di marmo bianco, per visitare delle ceramiche e porcellane Buncheong (caratterizzate da un colore verde – bluastro).

Le forme sono diverse, allungate, rispetto alla collezione Celadon. Interessante una bottiglia del 1400 con un pesce dipinto ed anche una bottiglia blu e bianca di porcellana, tesoro nazionale 785, con dei draghi, che sembrano lottare tra loro, avendo il corpo intrecciato.
Il secondo piano ospita dei dipinti e dei lavori di calligrafia.
Sorprendente “La partenza di Laozi a cavallo di un bue” di Jo Seok Jin, in cui il filosofo, a cavallo di un bue, scortato da un allievo, che muove un ventaglio, per regalare del fresco al suo maestro. Sullo sfondo la tipica pagoda coreana.
La sala dedicata all’arte buddhista si trova al primo piano e si apre un drago posto a capo di una bandiera di metallo, tesoro nazionale, 136 del X° secolo e si prosegue con diverse statuette del Buddha: dal Bodhisattva alla Triade Buddha di Amitabha.

Su una teca fiocamente illuminata il Gandavyuha, tesoro nazionale 235, del 1341 il ritratto di “Avalokitesvara sulla potalaka”, del 1300, tesoro nazionale 926, un inceneritore per incensi del X° secolo conclude la prima ala del museo.
Nella seconda ala invece lavori d’arte moderna.
L’ala comprende degli importanti lavori di artisti coreani, dal 1910 al 1945 e lavori di artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo.
Dalla foto di Times square all’alba percorsa da luci, che sembrano provenire dall’altro mondo a delle scatole poste una sopra l’altra in modo particolare (“Study of slanted hyperbolic constitution act” di Gim Hong Sok); diversi quadri, che non saprei spiegare.
Al primo piano, quadri d’importanti artisti internazionali, tra cui il nostro Lucio Fontana “Spatial concept”; dei buchi di maggiore o minore grandezza su un pannello marrone chiaro oppure la statua “Grand woman III” di Alberto Giacometti; un corpo lunghissimo e magrissimo di pietra intagliata nera. Il macabro “Dance of death” di Damien Hirst.
Per concludere, un sasso che sembra una comoda poltrona…ma forse non è così!.

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