Il Trio n. 1 op. 59 in do maggiore di Giuseppe Martucci

Il Trio n. 1 op. 59 risale all’inizio degli anni ’80, segnando un preciso riferimento estetico e stilistico della musica da camera tedesca – in particolare autori come Mendelssohn, Schumann e Brahms -, risolvendo in un codice personale, evidenziato nella pronunciata espressione lirica, nella tornitura mediterranea del percorso melodico e nel trattamento raffinato, talvolta francesizzante, dell’armonia.

Il Primo tempo si presenta con un’impronta assai spigliata, con un’idea affidata al violoncello e poi fusa col violino, che acquista, per l’accompagnamento a terzine, qualcosa d’indeciso e palpitante. La modulazione avviene senza posa, fino al ritorno nel tono d’impianto, laddove il pianoforte riprende l’idea in un crescendo di emozione cadenzante su una nona minore, capace di un agitarsi di passioni senza fine. Successivamente, un diminuendo in preparazione dell’animato, in cui il canto del violoncello è trasferito per eco all’agilità del pianoforte, mentre nella seconda parte ritorna per aggravazione la prima idea in mi b maggiore, esprimente un sentimento grave e solenne. Terminata la frase, un nuovo crescendo su una bellissima progressione cromatica porta ad un fortissimo di vero entusiasmo, in cui vige sempre l’idea primigenia presentata in tutti i toni, per creare nuovi episodi, e nuovi effetti sino alla conclusione. La varietà negli accompagnamenti, la scelta dell’armonizzazione, poco comune, caratterizzano l’originalità del lavoro del Martucci, che vi delinea la sua fisionomia artistica.

Lo Scherzo, che non teme confronti con i lavori dei più ammirati compositori stranieri, presenta un’idea breve e spigliata al pianoforte, accompagnata da alcune note tenute in ottava al violino ed al violoncello. Quindi l’allargamento avviene per note pizzicate e tenute verso una melodia, in forma di corale, di otto battute, che rivela un sentimento tutto diverso, creato anche da una modulazione improvvisa ed inaspettata in mi maggiore, nella sezione cadenzante, che costituirà il quinto grado della tonalità, su cui attaccherà la prima parte. Ritorna anche la prima idea dello Scherzo, in mi minore, di otto battute, con tempestoso e vario svolgimento. Il Trio è un allegretto quasi pastorale, che, per atmosfera, si allontana dallo Scherzo, presentando un intreccio di suoni calmi ed appassionati tra violino e violoncello, con un pedale sulla tonica al pianoforte.

Nell’Andante con moto, il violoncello presenta un motivo solenne, il violino li ripete integralmente, accompagnato elegantemente dal pianoforte, così il violoncello riprende la prima idea iniziale per moto contrario, mentre è di grande effetto la seconda frase accompagnata dalle terzine, la quale scoppia poi in un fortissimo, su un accordo insistente, che alla fine scema gradatamente in una progressione discendente e ricca di particolari armonici, sino ad attaccare la prima idea all’unisono col violino e col violoncello. Dalle prime battute dell’Andante, un crescendo di continuo effetto sulla melodia calma e mesta, che gradatamente si estingue

Il Finale presenta il riepilogo del Trio. Un motivo eroico del violino, che si svolge per tutti gli strumenti, modulato in tutti i toni, mentre sei note, sfuggenti come un lampo, sono l’annuncio dl riepilogo. Il brevissimo inciso passa per le note pizzicate, all’interno di una frase larga, ora affidata al violoncello, ora al pianoforte, fino a trasferirsi nella zona grave degli strumenti, dove appare come un mormorio, in cui s’affacciano le idee del primo tempo, dello Scherzo e dell’Andante

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