La settima fatica di Ercole

Gerione, abitante dell’isola Eritrea, era discendente della gorgone Medusa, perché figlio di Crisaore. Egli un gigante spaventoso, composto da una triplice ramificazione di tre corpi distinti, che si aprivano sotto la cintola, composti da sei braccia e tre teste. Aveva affidato al centauro Euritione ed al cane a due teste, Ortro, fratello dell’ancor più terribile Cerbero, la custodia dei suoi magnifici buoi rossi.

Al Tebano fu affidato l’incarico di portare i buoi al re Euristeo.

Erco,e e Anteo di Bartolomeo Ammannati

Il viandante s’incamminò e, lungo le coste dell’Africa s’imbatté con il figlio di Poseidone, il gigante Anteo, il quale soleva uccidere chiunque passasse per la sua terra. Egli perdeva la sua forza straordinaria, quando i piedi si staccavano dalla terra; Eracle ne approfittò e così fu in grado di uccidere il mostro. Arrivato presso lo stretto di Gibilterra, piazzò due colonne, su cui scrisse: «Non plus ultra». Grazie ad una navicella d’oro, prestata da Elio, il guidatore del carro del sole, l’Eroe poté arrivare presso l’isola Eritrea, dove si sbarazzò immediatamente, con due colpi di clava del cane Ortro. Pose del veleno nelle frecce ed eliminò l’altro guardiano Euritione ed il proprietario dei buoi, Gerione. Quindi caricò la preziosa mandria sul carro ed iniziò il viaggio di ritorno attraverso la Spagna e la Gallia, dove fu assalito dalle popolazioni autoctone, che furono neutralizzate dal provvido intervento di Zeus, che fece piovere dei sassi. Arrivato nel Lazio, si fermò a Pallanteo, l’odierno colle Palatino, accolto dal re Evandro, che lo fece riparare con i buoi all’interno di una grotta. Il gigante Caco approfittò del sonno dell’Eroe, per rubargli i buoi, trascinandoli a ritroso, per smarrire Eracle, che, invece, capì l’inganno e riconquistata la preziosa preda, poté raggiungere l’Argolide, per presentare i buoi rossi al re Euristeo.

La realtà solare delle prove iniziatiche, a cui è sottoposto l’Eroe, è confermata da quest’ennesimo viaggio, in cui dovrà seguire il percorso del Sole, recandosi verso Ovest, laddove esso si posa; infatti, la prova si pone sotto il sole della Bilancia, segno zodiacale cardinale, che si trova ad Occidente. Egli superando il mondo conosciuto, sperimenta la notte, luogo del tempo, in cui il Sole riposa.

Segno della Bilancia

Il primo, grande ostacolo, che trova sul suo cammino, è rappresentato da Anteo, creatura tellurica, che egli disarciona dalla sua realtà, spingendolo verso il cielo (la Bilancia è un segno d’Aria), spogliandolo della forza, che Eracle recupererà a suo favore, creando un varco al confine del mondo, a tutti inaccessibile.

Il Sole aiuta l’Eroe durante la prova, indicandogli l’uso del suo cocchio alato, con cui si spinge ai confini del cielo, al fine di raggiungere l’isola Eritrea, finalmente meta del lungo viaggio. E’ un’ulteriore prova del processo solare, cui è sottoposto il figlio di Zeus ed Alcmena.

Un nuovo ostacolo si presenta sul cammino dell’Eroe: il cane Ortro, uno dei guardiani della mandria, che egli uccide, usando la clava, quindi la forza bruta. Al fine di uccidere Euritione, alla forza unisce il potere dell’immaginazione: bagna con del veleno le sue frecce, per avere la meglio; altrettanto esegue contro il mostro Gerione, il quale è composto di una testa sopra la cintola e tre sotto; di due braccia sopra e di sei braccia sotto: dodici elementi sono raffigurati, come le dodici tappe annuali del Sole.

Eracle accomoda la mandria sul carro alato, per compiere il viaggio di ritorno. E’ interessante notare come i buoi siano dotati di corna, simbolo lunare e di rigenerazione cosmica attraverso il passaggio dalla luna calante alla luna nuova. Accomodando la mandria sul carro, avverrebbe lo sposalizio celeste tra l’Elemento maschile e quello femminile.

Nel compiere il viaggio di ritorno, in Gallia è assalito dalle popolazioni locali; il figlio di Zeus è aiutato allora dal babbo, che scatena una pioggia di sassi: l’unione tra il cielo, (Aria), la pioggia (Acqua), i sassi (Terra) provoca la sconfitta per le popolazioni ribelli.

Eracle arriva sul colle del Palatino, luogo sacro nella storia di Roma; infatti costì avverrà il ritrovamento dei gemelli (in omaggio ai Dioscuri) da parte di Acca Larenzia e più tardi, Romolo fonderà Roma. Il re Evandro lo accoglie, trovandogli un riparo all’interno di una grotta con i buoi; il ritiro durante la notte nell’interiorità di se stessi con i beni più preziosi: le nostre solitudini. Il re Evandro si sarebbe poi alleato con Enea nella guerra contro i Rutuli, così come raccontato nell’ottavo canto dell’«Eneide» ed avrebbe introdotto nel Lazio la scrittura, la musica ed il culto degli Dei.

Ercole e Caco di Baccio Bandinelli

Sul colle Aventino, si aggirava il terribile mostro, antica divinità solare, Caco, ladro di bestiame; un incrocio tra uomo e scimmia, che emetteva fuoco dalle fauci; secondo Properzio sarebbe stato anche dotato di tre teste. Risulta di facile declinazione l’incrocio tra uomo ed animale di detto mostro; egli rappresenterebbe l’uomo ancor schiavo della propria egoicità, che traduce in violenza ogni desiderio del suo istinto.

Caco, approfittando del sonno di Eracle, gli ruba le bestie, trascinandole al contrario, al fine di smarrirne le tracce. E’ l’ultima ardua prova per il figlio di Zeus.

Recuperato il prezioso armento, può finalmente significare che la prova è stata superata.

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