Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini

Un intellettuale marxista, che affronta un testo cristiano; eppure quanta dolcezza, quanta delicatezza ed attenzione da parte dell’illustre intellettuale, il quale non interpreta ciò che il testo evangelico dice, ma traduce in sceneggiatura l’intero Vangelo, lasciandone così ad ognuno la libera interpretazione. Un film composto di silenzi, che parlano e di musica. E poi il Gesù di Pasolini è ben lontano dalle caratterizzazioni, che, qualche volta, lo hanno reso stucchevole e lezioso. Il personaggio di Cristo ci è consegnato nella sua ultima drammaticità, come un vero rivoluzionario (saremmo quasi azzardati a scrivere un «sessantottino»), che mina colla sua predicazione i cardini del potere. Un Cristo, insomma, severo, contratto in sé stesso, affatto sorridente, che sembra viva in anticipo il Calvario, che lo attende. Ed i suoi Discepoli: volti «pasoliniani», attori anche non professionisti presi dalle borgate; un estremo riconoscimento e un’estrema testimonianza per quel mondo, che la civiltà dei consumi avrebbe stritolato, annullandone così le peculiarità. Un film che si presenta come un meraviglioso affresco, perché diversi sono i richiami ai quadri, che hanno interpretato i vari momenti della vita di Cristo (non dimentichiamo che Pasolini fu allievo del Professor Longhi, lo scopritore nel ‘900 di Caravaggio, all’Università di Bologna). Insomma un film tuttora attuale, che invita a riflettere, a considerare: quanto di quel messaggio è oggi vivo nella Chiesa?

Il film si apre con un intenso primissimo piano sul volto di Maria, che guarda un accigliato Giuseppe; lei abbassa gli occhi per la vergogna, lui sempre più severo nei riguardi della giovane donna, non le distoglie lo sguardo dal corpo in stato di gravidanza avanzato.

La Vergine

L’uomo si allontana nel più cupo silenzio; Maria lo segue e lo vede sempre più lontano; la rassegnazione le segna il volto sempre più smarrito.

Giuseppe

Il campo lungo ci consegna la figura di Giuseppe sempre più piccola, che attraverso un campo sterrato e, davanti a sé, la maestosità del cielo. Il primissimo piano di Maria ci mostra tristezza per quell’uomo, che non ha creduto nella sua innocenza.

Giuseppe giunge verso una città: la panoramica ci offre una montagna sassosa, a cui sono attaccate delle casupole fatiscenti. Dei rumori di vita quotidiana, provengono da quel luogo, mostratoci dal regista, per fissarsi su un gruppo di bambini, che stanno giocando. Giuseppe è stanco, si accascia e riposa. Laddove c’erano i bambini (simbolo d’innocenza), ora un angelo dalle sembianze femminili, che appare all’uomo, indicandogli come sia stato lo Spirito Santo a generare nel seno della Vergine quella vita, che cambierà per sempre la storia dell’umanità.

L’angelo

Il piano sequenza presenta uno zoom sulla casa della Vergine e Giuseppe, che attende al ritorno; ora l’inquadratura oggettiva ci avvicina all’uomo, che sta camminando. Questo tipo di inquadratura sarà usata da Pasolini ogni volta che Gesù predicherà, a testimoniare che l’umanità debba seguire il suo Salvatore. Maria esce dalla sua abitazione; il suo volto triste ora si infrange in un sorriso beato, per aver assistito al ritorno dell’uomo.

Una scena confusa di vita quotidiana, un mercato, dei bambini, uomini a cavallo ed una processione, stavolta lontana dalla città, di cavalieri: sono i re magi, che, avendo studiato il cielo, si sono mossi, per rendere omaggio al Re dei Giudei. Un preoccupato Erode riceve gl’importanti personaggi, che lo informano sulla nascita del Cristo nella città di Betlemme (Beit Lehem in ebraico, casa del pane); e chiede loro d’indicare l’esatto luogo, dove si trova il Bambino, perché anche lui possa adorarlo.

Erode coi Magi

Da una montagna scoscesa, si muove una grande e lunga fila verso il basso, dove la camera, dall’alto, inquadra la Sacra Famiglia. Simbolicamente, il re, che si trova in alto, deve scendere, percorrendo una “scala a chiocciola”, per raggiungere il Centro, dove c’è Dio.

E’ un’immagine, a nostro avviso, ripresa dal celebre quadro di Gentile da Fabriano, «L’adorazione dei magi».

Gentile da Fabriano. L’adorazione dei Magi

I re finalmente possono adorare il Bambino, cui consegneranno l’oro (elemento purissimo, di perfezione), incenso (simbolo dell’onore, che si presta ad una persona importante) e mirra (le cui foglie compongono il nido dell’araba fenice, simbolo d’immortalità). La scena avviene nel più completo silenzio; sono i gesti, che parlano: il volto sereno di Maria, lo sguardo rassicurante di Giuseppe. I tre anziani s’inginocchiano davanti ad una folla attenta, quindi la Vergine dona loro il Figlio, perché possano adorarlo.

Il corteo riprende il suo corso su una strada battuta da un vento impetuoso (il vento come Spirito Santo?); lo sguardo dell’angelo, che sbarra il cammino della moltitudine, lascia attoniti i Magi. Un campo lunghissimo ci mostra un paesaggio di montagne, che si spegne all’orizzonte, verso cui si muoverà l’angelo, seguito da quel corteo.

Il gallo annuncia il nuovo giorno; la Sacra Famiglia riposa all’interno di una grotta sopra dei letti improvvisati. L’angelo ordina a Giuseppe di fuggire in Egitto, perché il Bambino sia sottratto alla strage degli innocenti, che Erode ha ordinato. Mentre la Famiglia si allontana con le sue povere cose e la Vergine, seduta su un asino, che guarda in direzione di quel luogo, dove suo Figlio è nato.

Ora il primissimo piano c’indica una Donna sofferente per tutto ciò che dovranno subire i bambini di quel luogo.

Maria

Gli uomini di Erode sono pronti a scatenare la loro furia omicida; la scena è straordinariamente violenta, come nel quadro “La strage degli innocenti” di Cornelis Van Haarlem. Le donne cercano, inutilmente, di salvare dalla morte la prole, ma non possono opporre alcuna seria resistenza alla pervicace volontà omicida dei soldati.

Erode è assalito da forti tormenti nel suo letto; i sacerdoti, che gli sono intorno, si alzano al suo ultimo sussulto, mentre delle donne preparano il suo cadavere. Così l’angelo può, ancora una volta, apparire a Giuseppe, per indicargli di tornare in Israele, poiché il pericolo è cessato. Una panoramica ci disegna un paesaggio arido, ostile all’uomo; Giuseppe guarda la Vergine e Gesù, che gioca con altri bambini.

Perugino. Battesimo di Gesù

Presso il Giordano, Giovanni battezza una gran moltitudine di gente: il battezzando s’inginocchia nei pressi della riva, Giovanni raccoglie dell’acqua con le mani e la versa sul capo, mentre dall’alto dei sacerdoti assistono alla scena.

La predicazione del Battezzatore (era uno speciale incarico nella setta degli Esseni) è violenta: vuole la conversione di tutto il popolo, perché sia pronto all’imminente arrivo del Salvatore, il quale verrà, per dividere ciò che è buono da ciò che è cattivo, perché sia bruciato nel fuoco inestinguibile. In un silenzio irreale, un primissimo piano sul volto di Gesù adulto, che si avvicina a passo grave e lento verso Giovanni, il quale, appena riconosciutolo, si ferma ad osservare incredulo il Figlio di Dio, che avanza. Giovanni vorrebbe ricevere il battesimo da Gesù, che si avvicina ulteriormente, per lasciarsi battezzare ed improvvisamente la luce del sole irradia i presenti.

Ancora un campo lunghissimo: una pianura desertica, al termine della quale una montagna; la panoramica continua il suo flusso lento, mostrandoci un paesaggio selvaggio, fin quando la camera inquadra Gesù in ginocchio, che guarda verso una nuvola. Nel campo lungo, intravediamo netta, lontana una figura, che si sta avvicinando; egli è Satana, che tenterà il Figlio dell’Uomo, che sarà in grado di scacciarlo. Pasolini nel dettaglio si concentra sulle scarpe, che smuovono la terra desertica, preferendo inquadrare i piedi, anziché il volto del seduttore. Le tentazioni falliscono ed il demonio è costretto ad allontanarsi, mentre guarda a tutto ciò che egli aveva promesso al Figlio di Dio, in cambio dell’adorazione. Ancora una volta, sono inquadrati i piedi, come simbolo di bassezza morale e spirituale; quindi, l’ombra del corpo poiché è il signore delle tenebre, laddove la Luce non fu compresa.

Giovanni giace in catene, mentre Gesù abbandona il deserto, per raccogliere attorno a sé i Dodici, che lo seguiranno, a cominciare dai pescatori Pietro ed Andrea e terminando con Giuda, ai quali inizia la predicazione.

Gesù coi Dodici

Ancora una volta, Pasolini usa l’inquadratura semioggettiva, ponendo Cristo, che cammina, con i suoi discepoli alle spalle; una scelta dal forte significato teologico. Egli inizia la sua predicazione severa, decisa, chiara, diretta; non mostra alcuna transigenza, ma invita a cambiare “hic et nunc”.

Il gruppo s’inoltra verso una città, dove una piccola folla si è radunata attorno a dei malati; solo Gesù si avvicina, mentre i suoi seguaci attendono poco lontano.

Gesù coi Discepoli

Il Salvatore s’inginocchia e guarda verso il cielo, poi dei primissimi piani su un’umanità disperata, lacerata, ferita, volti solcati da profonde rughe, occhi spenti, sguardi che tradiscono la speranza: saranno guariti. E’ l’inizio della predicazione pubblica di Cristo.

Un uso frequente di campi lunghissimi, ci permette d’individuare luoghi desertici, inaccessibili all’uomo, ma non al Figlio dell’Uomo, il quale continua la sua predica, seguito dai Discepoli.

Cosimo Rosselli. Il discorso della Monragna

Nel discorso delle beatitudini, ritroviamo sempre un Cristo deciso, tagliente, che induce a compromessi; il tono della voce (un grande Enrico Maria Salerno) è sempre sostenuto, teso. La camera indugia sul volto quasi rasserenato di Cristo; si ha l’impressione che Egli sia solo. Il suo lungo predicare giunge fino a sera ed il Discorso della montagna è riportato fedelmente e per intero dal testo di Matteo, per concludersi nel Pater noster.

Cristo è ancora in cammino; ecco un’altra interpretazione, che Pasolini ci offre della persona del Salvatore; egli immagina una fede, che, per essere propagata, non può star ferma, non può sedersi, per raggiungere i punti più distanti della terra ed arrivare a tutte le genti.

Dei sommi sacerdoti chiedono a Cristo se sia lecito guarire il Sabato, Egli risponde che sia lecito operare del bene in questo giorno; e ancora una volta Cristo s’incammina, continuando la sua predicazione di rinnovamento profondo della vita.

Alcuni Apostoli mostrano la loro viva preoccupazione, poiché la folla, che si è radunata, per ascoltare la predicazione di Cristo, ha fame: i cinque pani e i due pesci sazieranno l’intera folla, mentre Egli si ritira, per pregare.

Amédée Varin. Gesù cammina sulle acque

I discepoli sono in mare, intenti a pescare e vedono lontano Cristo, che cammina sulle acque, su uno sfondo luminosissimo, intensificato dal campo lunghissimo, scelto dal regista. Il mare improvvisamente sconvolge il lento movimento della barca e Pietro cade in acqua; disperatamente chiede aiuto a Cristo, che, salvandolo, lo rimprovera, perché non ha avuto fede.

Giovanni, sempre in catene, prigioniero si chiede se sia Gesù il Maestro, che tutti attendono?

Cristo predica ad una folla distratta; stavolta, la camera fissa è volta sulla vita quotidiana ed ascoltiamo la voce del Salvatore; ognuno attende ai suoi compiti.

I sacerdoti s’interrogano a vicenda sulla natura di questo Profeta, raccolti sotto una tenda.

Tra la folla la Vergine adulta (interpretata dalla mamma di Pasolini) con delle pie donne, convenuta per ascoltare le parole di suo Figlio. Intensissimi e pieni di affetto i primi piani alternati del volto della madre e del figlio: ognuno sembra voler penetrare nello sguardo dell’altro.

Un campo lungo, ci mostra Cristo in cammino seguito dai suoi Apostoli; giunti in una città, i commenti sono ancora assai ostili verso l’Uomo, che ha tanto operato nel bene. Solo i bambini si avvicinano sorridenti a Cristo e, quando sono scacciati dagli Apostoli, li ferma, ricordando loro che solo chi simbolicamente sarà (puro) come un bambino potrà entrerà nel Regno dei Cieli.

Nel palazzo di Erode, nelle cui segrete giace da troppo tempo Giovanni, Salomè si appresta a danzare; ella è una bambina forse tredicenne, che indossa un semplice vestito bianco, non vi è nulla di erotico: è semplicemente una bambina, sotto il giogo della madre, Erodiade, che suggerirà alla figlia di ricevere quale compenso del ballo la testa di Giovanni.

Salomè

Pasolini, a nostro avviso, insiste molto sull’innocenza di questa fanciulla, tantoché la sua danza non esprime nulla di eccitante e il piano della sequenza è organizzato in primi piani del volto, che si allargano fino al piano medio; la figura intera non è mai inquadrata.

Caravaggio. Decapitazione del Battista
Tiziano. Salomè con la testa del Battista

Gesù piange, saputo la morte di Giovanni ed invita i suoi a seguirlo nel deserto, per pregare e, quando Pietro gli dice che Egli è Cristo, il Figlio del Dio vivente, pone le basi per la nascita della Chiesa col “Tu se Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam”.

Annuncia la sua prossima morte e resurrezione. In un cameo, Ninetto Davoli, un pastore, gioca con un bambino.

Sono presso Gerusalemme, una lenta processione si avvia verso la città; molti hanno in mano l’ulivo (simbolo anche di Beatrice, che accoglie Dante in Paradiso); torna ancora l’immagine simbolica di questa umanità sempre in cammino verso il suo destino con, alla testa, il Salvatore, che entra salutato da grandi onori. Impossibile descrivere i tanti volti, assai particolari in primo piano; ognuno sembra voler raccontare una storia. Cristo si accorge che il Tempio è stato trasformato esclusivamente in un mercato, allora la sua furia non conosce freno.

I sommi sacerdoti osservano i tanti malati, che vanno incontro al loro guaritore con a capo i bambini, che strappano finalmente un sorriso al volto sempre contratto e serrato di Gesù.

Gesù e i bambini

Il silenzio della notte è il compagno della preghiera di Cristo, sempre inquadrato in semisoggettiva; è l’alba, il cielo si accende a poco a poco e qualche discepolo finalmente abbandona il riposo notturno.

Nonostante Gesù sia sempre attorniato da gente festante, i sommi sacerdoti continuano ad interrogarlo a proposito della sua attività pubblica, ma il confronto è impari; Gesù parla loro attraverso le parabole, cui i sommi sacerdoti non sanno come rispondere. I soldati iniziano a deportare alcune persone, che si sono mostrate estremamente devoti verso Cristo, che continua ad inveire contro gli Scribi e Farisei, definendoli «sepolcri imbiancati» e predice loro un futuro nel fuoco della Geenna.

Giovanni Angelo Borroni. Maddalena ai piedi di Gesù

I discepoli sono raccolti nel Cenacolo; una donna li raggiunge, la Maddalena, che, recato con sé un prezioso unguento, vi profuma i piedi di Cristo.

Giuda si reca dai Sommi sacerdoti, per vendere Cristo per trenta danari.

Si sta consumando l’Ultima cena; Egli annuncia che sarà tradito; la camera stringe sul viso oscuro di Cristo, che istituisce l’Eucarestia.

L’ultima cena

E’ sera inoltrata, delle figure si muovono nell’ombra: sono quelle dei Sommi Sacerdoti e dei soldati, che sono giunti, per catturare Gesù, confortato dalla preghiera nell’Orto del Getsemani, un luogo buio, spettrale, dove si vede solo l’ombra di Cristo. La cattura avviene in uno scontro di ombre.

E’ l’alba, Gesù è tra i soldati, che lo stanno scortando. La scena si popola di persone; la camera sembra spiare dietro le comparse ciò che sta accadendo: la sfilata dei testimoni contro Cristo, il quale non replica. E per l’intera scena del processo, la camera rimane nascosta, dietro la schiena delle comparse, in campo lungo. Pietro, che aveva seguito il suo Maestro, riconosciuto quale suo seguace, per paura di essere ucciso, non ammette di conoscere Gesù; poi, allontanatosi dalla città, piange disperatamente, mentre l’inquadratura allarga sempre più sulla sua figura, allontanandosi.

Giuda riconsegna al sommo sacerdote il danaro, avuto per tradire Gesù, per dirigersi fuori città alla ricerca di un robusto ramo d’albero, cui appenderà i suoi rimorsi.

Maria ha la testa appoggiata sulla spalla di una pia donna, Giovanni, che le è accanto, piange, per poi abbracciare la Vergine. Bellissimo il primissimo piano strettissimo sugli occhi chiarissimi e bagnati di lacrime dell’Evangelista, che testimonia l’incipiente Calvario del suo Signore. Pilato tenta di salvare Cristo, proponendo al popolo di scegliere quale sarà il carcerato da liberare: la folla inferocita risponderà Barabba! Ancora un primo piano strettissimo sugli occhi di Giovanni, consapevole solo della sua impotenza. Cristo è condotto al martirio seguito sempre da un più smarrito Evangelista. Nella sala, dove sarà picchiato, dei soldati dormono, altri pasteggiano distrattamente seduti su brande di fortuna. Cristo vi è condotto; qualcuno lo spoglia della sua tunica, per mettergli sulle spalle in mantello da soldato, quindi lo schernisce, imitato dai commilitoni.

Tintoretto. La flagellazione di Cristo

Il campo medio c’indica Cristo al centro della scena attorniato dagli schernitori; quindi gli occhi di Giovanni; primo piano sulla figura di Cristo, costretto ad indossare una corona di spine e quindi incaricato di portare la Croce. Volgiamo verso la catastrofe. Urla terribili da una folla inferocita, tenuta malamente a bada dai soldati, mentre il condannato stenta a farsi largo. Ancora il campo medio evidenzia Cristo al centro della scena, mentre la folla è alle sue spalle: la prima caduta. La Vergine tenta di raggiungere il Figlio sofferente, ma è bloccata dalla robuste braccia dei soldati. Giuseppe d’Arimetea è incaricato di prendere la Croce, mentre la folla è sempre più in preda ad una rabbia quasi animalesca, sottolineata dai primi piani di persone, che si spingono, che urlano. Giovanni riesce a raggiungere la Vergine, sempre più lontana fisicamente dal Figlio, che guida questa orrenda processione di morte. I due si abbracciano; colpisce l’intensa espressione di dolore, manifesta sul volto di Susanna Pasolini.

Il pianto di Maria

Anche noi seguiamo il Figlio di Dio, poiché Pasolini opta per un’inquadratura, che sia a ridosso della massa, che spinge il Salvatore, sempre a capo di questo corteo di morte. Un soldato guarda intristito il volto rassegnato di Gesù e gli offre da bere dell’acqua.

Assistiamo alla lunga processione, che procede su un sentiero di montagna; su quel sentiero in cui Cristo aveva guarito, educato, insegnato chi oggi lo accompagna alla catastrofe.

Lontano, immobile la città di Gerusalemme ed infine il Golgota con una croce già conficcata nel terreno arido.

Un vento gelido scuote l’erba, mentre un altro condannato è crocifisso, prima di essere innalzato e posto quasi come trofeo tragico. Mentre la folla è ferma nel godere di quell’orrendo spettacolo di morte, notiamo – in campo lungo – un crocchio di poche persone muoversi: vi riconosciamo la Vergine con le pie donne e San Giovanni evangelista. 

Matthias Grunewald. La crocefissione

Gesù è spogliato delle vesti e coricato sulla Croce; le grida seguenti ai colpi di martello sulla mano, causano lo svenimento della Vergine, che vede, comunque, innalzato il Figlio. Ora il dolore è inenarrabile.

Peter Paul Rubens. Gesù tra i ladroni

La morte di Cristo corrisponde ad un terremoto, che scuote Gerusalemme (originale il gioco della camera, che si muove aritmicamente); alcune case crollano miseramente e la polvere investe gran parte della città, l’acqua rovescia detriti ed, in breve tempo, Gerusalemme mostra un’immagine di morte. Le persone fuggono dalle case in rovina; ora tutto è deserto, sembra una città fantasma

Raffaello. La deposizione

Il corpo di Cristo è deposto dalla Croce; la Madre è lì, per partecipare al pietoso convegno; una pia donna lo avvolge in un candido lenzuolo, perché sia posto nel sepolcro. Si ricompone una piccola processione, diretta al Sepolcro. Maria segue immediatamente scortata da Giovanni, dietro lei altre pie donne, prima di lei alcuni soldati, che raccolgono nel lenzuolo il corpo di Gesù.

L’ultimo atto è compiuto: Egli giace. Lo sguardo di Maria va verso il corpo esanime del Figlio, tanto amato, fin quando un grande masso lo copre. Ella s’inginocchia e si stringe addosso a quel masso, come se volesse ancora trasmettere il proprio calore di mamma, capace di rivitalizzare quel corpo inanime. Il campo lungo ci proietta in un paesaggio pietroso, il corteo sacro inizia a sciogliersi.

Dei soldati sono rimasti a guardia, mentre qualcuno cede alla stanchezza e sprofonda in un sonno ristoratore, altri riescono a tener ancora gli occhi aperti.

L’indomani la Vergine torna al sepolcro, accompagnata dalle pie donne; ella reca dei fiori, per ornare il luogo di sepoltura del Figlio.

Maria e le pie donne

 Improvvisamente il pesante masso, che chiude il sepolcro, cade e mostra così che il corpo di Cristo non è presente! La camera stringe sul lenzuolo, mentre l’angelo annuncia anche ad una Vergine dal volto finalmente rasserenato la sua risurrezione.

«Io sono con voi per sempre, fino alla fine del mondo».

PRODUTTORE: Alfredo Bini

REGIA e SCENEGGIATURA: Pier Paolo Pasolini

ATTORI: Enrique Irazoqui, Margherita Caruso e Susanna Pasolini, Alfonso Gatto, Enzo Siciliano, Natalia Ginzburg

MONTAGGIO: Nino Baragli

COSTUMI: Danilo Donati

FOTOGRAFIA: Tonino Delli Colli

ARREDATORE: Andrea Fantacci

MUICHE: Luis Bacalov

ARCO FILM, LUX CIE CINEMATOGRAPHIQUE DE FRANCE

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