Gabriele D’Annunzio: l’incontro con Eleonora Duse

La convivenza ad Ottajano tra Gabriele e la Maria Cruyllas, al quinto mese di gravidanza e già madre di quattro figli, era sottoposta a terribili sacrifici a causa della ormai cronica mancanza del denaro necessario a condurre una vita tranquilla. Fortunatamente, all’inizio del 1892, il Poeta ricevette il compenso di cinquecento lire grazie al successo ricavato dalle vendite de «L’Intrus» («L’innocente») sul giornale francese Temps. Nel mese di dicembre, la coppia si trasferì nella più piccola ma sempre accogliente dimora nel comune di Resina, di proprietà della baronessa Marianna Cassito della Marra. Riprese con maggior lena a scrivere, anche la prima scena di un dramma incompiuto, «La nemica».

Il 9 gennaio 1893 nacque Renata, iscritta all’anagrafe come figlia del conte Ferdinando Anguissola, essendo la donna ancora legalmente legata al marito. Intanto lo Scrittore aveva ripreso gl’interrotti rapporti col Treves, comunicandogli la stesura de «Il trionfo della morte» e de «Margaritae ante porcos», che sarebbe stato pubblicato in lingua francese sulla «Reveu des Deux Mondes». Il 12 febbraio, Il Mattino iniziò la pubblicazione a puntate del romanzo e, contestualmente, il Treves accettò, per tremila lire, il lavoro.

Quando entrò la primavera, Renata – Sirenetta per il Poeta – si ammalò seriamente, mentre la mamma iniziò a dar segni di squilibrio mentale a causa della situazione privata; a ciò si aggiunse l’improvviso aggravamento delle condizioni del babbo di Gabriele, che sarebbe deceduto il 5 giugno. Giunto a Pescara, il Poeta provò a sistemare l’intricata faccenda domestica, rivelando a se stesso la situazione davvero drammatica, in cui il babbo lasciava la famiglia: l’intero patrimonio sarebbe stato acquisito dai creditori, salvo la casa paterna di Pescara, riscattata da donna Luisetta.

L’editore Emilio Treves (1834 – 1916)

Il 29 giugno, il Poeta scrisse a Treves, annunciandogli la stesura di due nuovi libri, che rimarranno incompiuti: «La Madonna di Pompei» e una «Vita di Gesù»; fornì all’editore Bideri trentanove nuove poesie per una nuova edizione de «Intermezzo di rime».

Intanto, il 29 luglio, il Tribunale di Napoli, dando corso alla causa dal conte Anguissola per adulterio, lo convocò e, nonostante la brillante difesa dell’avvocato Carlo Altobelli, la rea coppia fu condannata a cinque anni di reclusione, ma col beneficio di un provvidenziale condono, intervenuto nel frattempo.

Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, in Francia, uscirono «L’Intrus» ed in Italia il «Poema paradisiaco», che riscossero un ampio successo, mentre «L’Innocente» (copia italiana de «L’Intrus») continuava a ricevere critiche. Tutta la stampa transalpina fu eccezionalmente positiva verso il lavoro del D’Annunzio, tantoché anche sulla «Frankfurt Zeitung» ne ebbe larga eco. Purtroppo, il successo non corrispose ad un aumento delle entrate, così il Poeta fu costretto ad un ennesimo cambio di residenza in una casa ancor più modesta, sempre nel comune di Resina. Interruppe anche la pubblicazione a puntate de «Il trionfo della morte», iniziata su Il Mattino; nonostante i tanti attestati di stima dei lettori francesi, la vena poetica dello Scrittore sembrava stesse per inaridirsi. Iniziò allora a meditare un nuovo romanzo, che non avrebbe visto la fine, incentrato sull’incesto: «La sorella» con l’epigrafe biblica «Veni, cuba mecum, soror mea».

Anche la situazione affettiva, cominciava a peggiorare, a causa del comportamento mai limpido del Poeta nei riguardi di Maria, che, in un eccesso di ira, avrebbe anche tentato di ucciderlo; l’11 dicembre lasciò la donna a Roma e raggiunse a Francavilla l’amico Michetti.

Alla fine di marzo 1894, l’editore Bideri pose in vendita l’«Intermezzo»; ed in maggio vide la pubblicazione il «Trionfo della morte» e l’immediata traduzione in francese dell’Hérelle, sotto la severissima visione del Poeta, il quale raccomandava al francese:

«Diffidate di certe parole che io non scriverei neppure se mi tagliassero la mano. Il senso dell’eleganza e dell’armonia presieda sempre alla vostra scelta».

Edoardo Scarfoglio (1860 – 1917)

Il D’Annunzio fu rallegrato dallo Scarfoglio dall’avvenuto acquisto di uno yacht, dove avrebbe potuto trascorrere ore liete, lontano dall’assillante Gravina, giudicata dalla sorella del Poeta «insopportabile e pazzotica». Egli stesso se ne lamentò anche con l’Hérelle, ma decise di non interrompere quella relazione malata per le imprese erotiche, di cui la donna si dimostrava capace.

Dalla Francia, arrivarono le prime richieste di censura a certe scene troppo licenziose del «Trionfo», cui Gabriele dovette cedere, licenziando un lavoro assai lontano dall’originale. Raggiunse Venezia l’Hérelle, che lo introdusse nell’equivoco mondo aristocratico d’«italianisants», frequentato da uomini e donne in cerca di forti emozioni. In quell’ambiente, D’Annunzio incontrò la famosissima Eleonora Duse, legata allo scrittore Arrigo Boito, appassionata lettrice dei lavori. Fu l’inizio di una vera amicizia, che si sarebbe trasformato in un grande amore.

Gli scrisse la Eleonora:

«Vedo il sole, e ringrazio tutte le buone forze della terra per averti incontrato. A voi ogni bene, e ogni augurio. L

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