Nell’ottobre del 1814, Ferdinando III di Prussia si trovava a Parigi, per la firma del Primo Trattato di Parigi, che avrebbe stabilito le nuove frontiere francesi dopo la sconfitta di Napoleone I. Recandosi all’Opéra, ebbe modo d’ascoltare La Vestale ed il Fernando Cortez di Gaspare Spontini, riportandone una così profonda impressione da chiamare, alla direzione della musica e del teatro della sua corte, il compositore, che aveva cantato le glorie napoleoniche. Le trattative, immediatamente avviate, risolsero nell’ostacolo dell’intendente del Real teatro di Berlino, il conte Carl Von Brühl, il quale, temendo la creazione di una nuova autorità musicale, rallentò il processo, poiché l’Italiano, non conoscendo la lingua tedesca, non sarebbe stato in grado di curare i dettagli della messa in scena e dell’esecuzione orchestrale.
Aveva ricevuto anche notizie da Parigi del carattere estremamente diffidente, dell’indole maligna e falsa dello Spontini tanto da sconsigliarne la scrittura al re, desiderando, in cuor suo, un musicista tedesco di minor fama ed autorità dell’italiano. La cabala non andò a termine e così Federico Guglielmo risolse il contratto, che legava il Maestro all’impresario dei teatri napoletani, Barbaja, per condurlo con sé a Berlino.
Nell’agosto del 1819, Spontini fu nominato Erst Kappelmeister un Generalintendant der Kapelle Sr. Majestat des König von Preussen.
Il Maestro scrisse all’amico Morandi di Senigallia da Parigi una lettera nel gennaio del 1816, annunciandogli l’imminente incarico berlinese:
«Spero di poter fare un viaggio in Italia avanti di rendermi alla Corte di Berlino, ove il Re di Prussia mi ha chiamato in qualità di primo Maestro di cappella e Direttore generale della musica con sommi vantaggi».
Occupava il seggio di direttore del più importante teatro musicale germanico in un momento storico, in cui l’opera nazionale tentava di spezzare la lunga egemonia dell’opera italiana. Iniziò così per il Maestro il periodo decisamente più travagliato della sua vita, combattuto dalla stampa e diffidato dal pubblico, anche per i suoi modi altezzosi ed autoritari. Gli ostacoli furono in verità mossi dalla gelosia, derivata dalla creazione di un italiano. Il capofila degl’irriducibili fu Ludwig Rellstab, brillante ed arguto polemista, ma poco attendibile quale critico musicale, essendo sprovvisto delle necessarie cognizioni d’arte e di letteratura.
Spontini s’insediò ufficialmente il 28 maggio 1820; immediatamente strinse cortese amicizia con i più importanti musicisti berlinesi, frequentandone le scuole e le accademie: Julius Berger, pianista e compositore; Bernard Klein, compositore; Karl Zelter, fondatore della Singakademie, che notò in una lettera inviata al Goethe: «Spontini si è conquistato completamente il mondo musicale berlinese e forse non a torto».
Il Fernando Cortez fu felicemente apprezzato dalla critica e dal pubblico, ma causò malcontento nell’Intendente Brühl, col quale sarebbero sorti i primi screzi. Egli non aveva ammesso la nomina del Compositore italiano, avvenuta nonostante il suo giudizio negativo.
Spontini, al fine di migliorare le condizioni del teatro e della cappella reale, avrebbe desiderato avviare delle riforme, che non incontravano ovviamente il favore del collega, il quale rallentava, come poteva, l’esecuzione di ogni direttiva del Maestro. I rapporti divennero, ben presto, conflittuali: continui litigi, competenze non rispettate a causa anche dei limiti imposti alle rispettive cariche. Brühl iniziò a lamentarsene anche col generale Jost Von Witzleben:
«Il re ha preferito un celebre compositore italiano, mentre io desideravo un tedesco, che conoscesse bene la nostra lingua, fosse pratico dell’amministrazione e funzionasse nei subordinati rapporti di un ordinario maestro di cappella».
Anche il personale del teatro iniziò a lamentarsi per i modi imperiosi dell’Italiano, tanto da formarsi una corrente contraria al Maestro, il quale, dovendo scegliere le opere di compositori tedeschi, riuscì a ingrossare le fila della sezione a lui contraria. Egli, oltretutto, non manifestò ammirazione per l’autore del Der Freischütz, e ciò divenne ulteriore causa di polemiche in chiave nazionalistica.
Nonostante la poca stima, che nutriva Spontini nei riguardi di Weber, nella stagione del 1825, programmò l’Euryanthe e la Jessonda di Louis Spohr. Der Freimütige, periodico berlinese, del 20 novembre 1824 così giudicò l’andata in scena delle opere come «un gentile omaggio da parte del Maestro Spontini all’arte tedesca», che aveva, oltretutto, invitato i due insigni compositori a dirigere personalmente le loro opere.
In Berlino, Spontini era affiancato da molti compositori tedeschi, che non apprezzavano Weber: Friedrich Zelter giudicava la scena delle gole del lupo (contestata dal Maestro, che ne aveva chiesto il taglio al Creatore) ex nihil nihil; Ludwig Tieck, poeta ed esteta, qualificava l’opera come uno «strepito più anti musicale, che abbia mai rimbombato sulle scene»; mentre Hoffmann vergò una severa critica sulla Vossiche Zetung.
Anche Louis Spohr non manifestò soddisfazione per il Freischütz, perché «non ho avuto, sino ad ora, un alto concetto del Weber, come compositore, ero ansioso di conoscere il Freischütz per spiegarmi la ragione dell’entusiastico successo avuto nelle due capitali della Germania; ma neppure la conoscenza di quest’opera mi ha sciolto l’enigma dell’inaudito incontro, seppur io non voglia trovarne la ragione nella capacità che ha l’autore di scrivere per il pubblico grosso».
Weber scrisse il 4 aprile 1826, dopo l’esecuzione dell’Euryanthe a Berlino al collega inglese George Smart:
«Ella mi chiede quanto ci sia di vero nella voce che corre, che Spontini si oppose alla rappresentazione del Freischütz a Berlino, e che per questo si dimostrò molto invidioso. Io ho la ferma convinzione che questo Maestro italiano sia troppo vanitoso ed orgoglioso per sentire invidia. Dato il suo gusto, il Freischütz non può andargli a genio; oltre a ciò, per l’ignoranza che ha della lingua tedesca, la seconda parte del secondo atto gli sembra barocca… tanto che, alle prove, mi suggerì di sopprimere la scena delle gole del lupo (il che io non feci!). per questa ragione, non gli ho serbato un lungo risentimento; anzi mi faceva ridere quel suo giudizio. Soltanto deploro che l’incarico di giudicare un’opera tedesca sia dato ad un Italiano, che non può giustamente apprezzarla».
Le parole di Weber, a proposito del giudizio di Spontini, sarebbero dovute bastare a placare le polemiche, che – al contrario – si moltiplicarono, coinvolgendo anche i giovani compositori nazionali.
polemica, s’inserì il feroce polemista Ludwig Rellstab, il quale sfruttò qualsiasi mezzo, al fine di provocare un’avversione sempre più crescente verso il Maestro, accusato, tra l’altro, di non conoscere la lingua tedesca, poiché, in cuor suo, la disprezzava. Gli rinfacciava di esser stato il cantore delle glorie napoleoniche, il musicista favorito del capitale nemico della Prussia; lo riteneva usurpatore anche della direzione del più importante teatro della Germania; nemico dei prussiani, in quanto protestanti e poi l’aspetto economico assai suntuoso, che determinava scandalo. Lo si ritenne indirettamente responsabile della morte del Weber, avvenuta il 5 giugno 1826, avendogli preclusa la via a Berlino; s’inventò finanche d’aver avvelenato Mozart, quando era diciassettenne e studente in Napoli! La confessione sarebbe stata fatta a seguito di una febbre cerebrale, contratta dal Maestro, durante la quale aveva sconvolte le facoltà mentali. Fu – come sempre – Rellstab a registrare la maldicenza, divulgando l’incredibile notizia fuori di Berlino per mezzo della Vossiche Zeitung. Spontini immediatamente sporse denuncia, ma il tribunale non ritenne l’articolo oltraggioso, poiché l’ipotesi era stata posta in termini dubitativi.
Quando Spontini presentò la sua opera, Olimpia, stimata anche da Wagner, il solito Rellstab avviò una campagna contraria, accentuando la polemica sugli eccessivi costi per la messa in scena, definendola «un vuoto chiasso di strumenti e voci».
Per i lavori composti a Berlino (Nurmahal, 1822; Alcidor, 1825), la stampa annunciò la prima rappresentazione senza fornire l’esito, né il giudizio, mentre l’ultimo capolavoro del Maestro, Agnese di Hohenstaufen, di cui fu rappresentato il primo atto il 28 maggio 1827, fu oggetto di una violentissima campagna denigratoria da parte del solito Rellstab, accusando Spontini di non possedere – addirittura – alcuna tecnica compositiva.
La reazione da parte dei sostenitori del Compositore fu sostenuta, perché cercarono d’impadronirsi del maggior numero di copie del foglio di Rellstab, per toglierle dalla circolazione. Appena il Maestro seppe, si prodigò, perché, a proprie spese, si ristampassero tutti gli articoli pubblicati intorno all’Agnese, col fine di distribuirli gratuitamente. La battaglia polemica continuò a colpi di feroci insinuazioni: qualcuno mise in dubbio la paternità de La Vestale, essendo visibilmente assai distante il livello rispetto alle opere posteriori. Si raccontò, senza alcuna prova, che la musica del Cortez fosse stata composta da un violinista francese, da cui Spontini comprò la musica. Il Maestro sporse querela ed il redattore dell’ignobile scritto fu stavolta condannato a pochi mesi di carcere. Rellstab fu nominato corrispondente della Revue et Gazette musicale di Parigi, dalle cui colonne continuò la sua opera denigratoria contro il Maestro italiano. Spontini fu anche accusato di porre in scena raramente delle opere classiche, di allontanare dalle scene berlinesi i lavori dei compositori tedeschi viventi per gelosia, salvo rivolgere tutte le attenzioni alle sue creazioni.
Nel 1828, il conte Brühl terminò il suo mandato e lo sostituì il compositore Wilhelm Friedrich von Redern, ma la sostanza non mutò, anzi divenne ancor più bollente l’atmosfera, perché i nemici sapevano che nel 1830 sarebbe scaduto il contratto del Maestro italiano, quindi diedero fuoco alle armi della polemica, spingendolo così a non rinnovare il contratto.
Rellstab, dal canto suo, iniziò la pubblicazione di libelli pieni di rancori verso il Maestro, che suscitarono risposte veementi da parte del partito opposto a difesa di Spontini, tra cui lo scritto del direttore d’orchestra Heinrich Dorn, che accusava i tedeschi di non aver mai compreso l’attività del Maestro sin dal suo arrivo. Dorn elogiò la scelta dei soggetti di Spontini e la capacità di cucire della musica perfettamente aderente al significato drammatico del testo; la cura della verità psicologica e drammatica; la bellezza dei recitativi, delle arie e dei pezzi d’insieme e dei cori; giudicando, in particolare, l’Agnese certo non inferiore a La Vestale o al Cortez. Lodò il Compositore quale insigne direttore d’orchestra ed i suoi meriti verso la cultura musicale germanica.
Nel maggio del 1833, esplose una nuova, feroce polemica incrociata sulle colonne dell’Europe littéraire la Revue musicale di Parigi, in cui si lodava la gestione Brühl, in contrapposizione alla gestione fallimentare di Spontini, il quale rispose con una lettera:
«Se le assurde accuse, che un corrispondente senza missione e nascosto sotto il velo dell’anonimo fa pesare su di me, non attaccassero che la mia personale riputazione, io opporrei, come per il passato, il silenzio del disprezzo a provocazioni, che evidentemente hanno per oggetto, non la ricerca della verità nell’interesse dell’arte, ma la diffusione dello scandalo che, secondo il calcolo del provocatore, dovrebbe produrre… ma queste accuse tendono a denigrar lo splendore di questo reale istituto ed insieme il merito del rispettabile corpo di artisti posto sotto la mia direzione; e perciò non mi è permesso di starmene in silenzio, e crederei di mancare al rispetto dovuto alla verità e all’opinione pubblica, se tardassi più oltre a dichiarare altamente, senza timore di essere smentito:
Il Real Teatro di Berlino, lungi dall’essere condotto alla sua rovina è, nel suo stato attuale, per l’alto valore dei cantanti, per la perfezione dei cori, che formano l’ammirazione di tutti i giudici competenti, per l’imponente insieme, la rara abilità e la meravigliosa precisione della sua eccellente orchestra, composta di artisti di merito distintissimo e disciplinata sotto la mia direzione, per la bellezza delle decorazioni e la magnificenza dei costuni, uno dei primi teatri d’Europa.
I magnifici spettacoli allestiti durante l’intendenza del signor Conte Brühl furono allora, come lo sono oggi, eseguiti sotto la mia personale direzione, o sotto l’influenza della mia direzione generale.
Se il real Teatro di Berlino non ha raggiunto sino ad oggi un grado di perfezione superiore ancora a quella a cui era giunto sotto la mia direzione, o se qualche volta esso non giustifica tutta la sua superiorità, un amico della verità e dell’arte, amico veramente sincero ed imparziale, in luogo di distribuire ciecamente il biasimo e la censura, dovrebbe prima informarsi se allontanare gli ostacoli che impediscono questo perfezionamento, al quale io ho mirato sempre, dipende o no esclusivamente dal direttore generale della musica.
Non per mezzo dei giornali ho l’abitudine di render conto al Re della gestione dell’elevato posto, a cui si è degnato di chiamarmi, e che S. M. lungi dal revocare in dubbio i risultati dell’attitudine e dell’attività che ho portato per tredici anni nell’esercizio delle mie funzioni, mi ha date sempre, ed anche recentemente, nell’occasione delle feste degli ordini, le più onorevoli, spontanee testimonianze della sua alta soddisfazione e della sua infinita benevolenza.
Questa è la spiegazione, la sola che mi credo in dovere di dare, una volta per sempre, in risposta alle provocazioni inserite nell’Europe littéraire ed in altri giornali. Mi lusingo ch’essa riesca netta e decisiva.
Berlino, 26 luglio 1833
SPONTINI
Direttore generale della musica e primo Maestro di Cappella di S. M. il Re di Prussia.
L’intervento sulla stampa purtroppo non sedò più di tanto le polemiche, che ripresero come sempre sostenute dal Rellstab, il quale, sulla Revue et Gazette musicale di Parigi, esaminando la situazione delle condizioni dell’arte in Berlino, gettava discredito su Spontini. Tutto ciò rese sempre più impopolare il Maestro, il quale iniziò ad avere anche problemi di salute a causa dei feroci e prolungati attacchi.
Il 7 giugno del 1840 morì il re Federico Guglielmo III, protettore del Maestro ed immediatamente si strinse, attorno al nuovo re, Federico Gugliemo IV, il cerchio dei nemici di Spontini.
Il 7 giugno del 1840 morì il re Federico Guglielmo III, protettore del Maestro ed immediatamente si strinse, attorno al nuovo re, Federico Gugliemo IV, il cerchio dei nemici di Spontini.
Al fine di riorganizzare il comparto artistico, il nuovo monarca nominò una commissione, incaricata di regolare le attribuzioni del Maestro italiano e dell’Intendente. Perfidamente e falsamente, fu fatta artatamente girare la voce che la carica di Direttore generale sarebbe stata sottoposta all’Intendente. Quando giunse la notizia a Spontini, egli reagì impudentemente, che inviò una lettera allo Zeitung für die elegant Welt, latore della notizia, che avrebbe presentato le dimissioni, al fine di non piegarsi ai desiderata della commissione. Il conte Redern, allora, accusò il Maestro di lesa maestà, per cui fu condannato a nove mesi di arresto. La notizia deflagrò presso la parte avversaria e la polizia, temendo tumulti, chiese al Maestro di esimersi dal dirigere. Quando poi i suoni nemici divulgarono la voce della destituzione, tornò in teatro la sera del 2 aprile 1841, per dirigere il Don Giovanni. Alla comparsa del Maestro in orchestra, s levarono bordate di fischi ed urla; nonostante tutto Spontini diede l’attacco all’orchestra nello strepito generale, che impediva l’ascolto. Alla fine della Sinfonia, decise di abbandonare lo scranno. Il 18 aprile l’Allgemeine Zeitung di Berlino pubblicò il seguente articolo:
«Signor Cavaliere,
voi siete stato vittima di un triste agguato, in pieno teatro e nell’esercizio delle vostre funzioni. Questo insulto, premeditato all’ombra e protetto, per così dire, dalla polizia, non poté essere rintuzzato lì per lì dalle persone oneste, costrette a frenare la loro indignazione. Ma ora essa non può rimanere più muta, perché l’insulto ricevuto da uomini come voi ricade su tutti coloro che ne sono testimoni. Per tale ragione permettete che anche noi ci riteniamo offesi da questa aggressione brutale, inesplicabile, odiosa, incredibile, specialmente se si pensa contro quale artista fu fatta ed in quale città, in una città rinomata per l’eleganza, la cortesia, il bon gusto e l’ospitalità verso gli artisti: Berlino!
Con tutta la stima e tutto il rispetto dovuto all’uomo di genio, cui è patria il mondo e di cui sarà giudice imparziale la posterità, noi vi lasciamo libero di fare di questa lettera l’uso che vi parrà».
Il Re, intanto, gli condonò la pena ed alla scadenza del contratto gli lasciò titoli e stipendio vita natural durante, senza alcun obbligo, ma tutto si rivelò inutile, perché Spontini chiese a S. M. di stabilirsi a Parigi.
Il 13 luglio del 1842, fu offerto dagli amici un concerto d’addio.
Il Maestro lasciava Berlino