Mozart verso il teatro

«Io non so, ma in un’opera la poesia deve essere assolutamente figlia devota della musica». E’ l’incipit di una lettera, che Wolfgang Amadeus Mozart scrive nel 1781, alla vigilia dell’«Idomeneo Re di Creta». Il grande compositore ribadisce il primato assoluto della musica sulla poesia, ancella umile e devota, che dovrà esaltare il contesto melodico attraverso versi, in grado di perfezionare il significato di ogni singola melodia. «Perché le opere comiche italiane piacciono soprattutto? E con tutte le miserie del testo! Ed anche a Parigi dove ero testimonio io stesso? Perché la musica domina interamente, e tutto il resto si dimentica? […] Il compositore ricorda le sue esperienze nella capitale francese

Leopold Mozart (1719 – 1787)

La prima volta nel 1763 con il papà, Leopold, e la sorella Nannerl; il secondo soggiorno nella primavera del 1766; infine nel 1778, accompagnato dalla madre. Mozart aveva 22 anni e certo non ispirava più nei francesi quella audace ammirazione per il precoce talento. Iniziava anche a patire i primi sintomi della nefrite, che lo porterà alla tomba. L’onnipresenza del famigerato padre si dispiega attraverso le tante lettere zeppe di consigli, che gl’invia da Salisburgo. Il giovane genio è, oltretutto, perdutamente innamorato di Aloysia Weber, che non riuscirà a condurre all’altare. A Parigi, la mamma morirà di tifo. 

Aloysia Weber (1760 – 1839)

La sua terza esperienza parigina lo porterà a contatto con la musica italiana, di cui capirà stile e versione, che riverbererà all’interno dei suoi capolavori, che avranno la preziosa collaborazione di Lorenzo Da Ponte.

«La cosa migliore è quando un buon compositore che capisce il teatro ed è in grado di dare un suo contributo, ed un poeta intelligente s’incontrano, come una vera e propria araba fenice».

Lorenzo Da Ponte (1749 – 1838)

Ecco il segreto del capolavoro: un musicista, uomo di teatro ed un librettista intelligente tanto quanto per capire tutto ciò che non serve all’atto creativo; e quindi sfrondare, eliminare, tagliare, per presentare al musicista l’utile.

Wolfgang, qualche anno più tardi, si lamenterà sull’operato dell’abate Varesco, che, a suo giudizio «non ha la minima pratica e conoscenza del teatro»; accusa gravissima verso un librettista, forse poco attento alle dinamiche teatrali, ben diverse da quelle letterarie. Finalmente, Wolfgang scoprirà un «poeta intelligente» in Lorenzo Da Ponte, sui cui drammi comporrà ben tre opere («Le nozze di Figaro» 1786, «Don Giovanni» 1787, «Così fan tutte» 1790), in cui tragico e comico convivono felicemente, caratterizzando così l’intera operazione. L’araba fenice è risorta dalle sue ceneri.

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