La scrittura di Beethoven

L’espressione musicale di Beethoven si manifesta nel suono, propagazione del suo mondo interiore imperioso e violento, scosso da una drammatica umanità, che impera su una soggettività tagliente, la quale s’impone alla nuova corrente della tradizione musicale alla soglia dell’Ottocento: lo Sturm und drang, primo aspetto del Romanticismo. Negli anni a venire, la musica avrebbe manifestato altri aspetti nell’ambito romantico, soprattutto nelle composizioni di Weber e Schubert. L’aspirazione all’assoluto e la violenta affermazione individuale si ritrovano nella determinata esigenza costruttiva, espressione del beethovenismo, ricca di valori plastici intesi quali costruzione di masse di suono pesanti e compatte. L’armonia, consistente e dura, è ridotta ai suoi elementi essenziali, quasi primordiali, per donare vita al discorso musicale serrato e logico; essa genera, altresì, una robusta ed insolita melodia, che vi aderisce intimamente, perdendo il carattere lineare, per acquisire quasi l’aspetto di superficie della massa armonica, chiudendola e quindi impedendo ogni espansione. Laddove la melodia raggiunga vette di dolcezza e soavità, non esclude la forma scultorea inserita nella virile quadratura, promossa dalla musica di Beethoven.

L’esigenza costruttiva dello stile lo differenzia da ogni altra espressione musicale.

L’originale impiego dell’armonia permette la visione del carattere eminente plastico del linguaggio beethoveniano, realizzato e sviluppato sotto l’aspetto di volumi e di masse di suoni, che originano quella forma scultorea sgretolata progressivamente nel corso dell’Ottocento.

Beethoven ristabilisce la forte attrazione del rapporto tra Tonica e Dominante, che, pur essendo reciso e netto, si sviluppa dinamicamente ed il passaggio dalla condizione armonica di quiete a quella di moto non avviene per gradi, per sfumature.

Le prime ventuno battute del primo tempo della Quinta Sinfonia sono un chiaro esempio di quanto notato: i due poli della tonalità sono posti di fronte, collegati da una corrente, che ne determina la prospettiva. Il famoso ribattuto guida lo svolgimento dei piani così come modella come una scalpellatura la frase.  Lo svolgersi del linguaggio beethoveniano si potenzia, determinandosi in una fisionomia originale, quando si colga il rapporto tra armonia e linea melodica, che perde l’aspetto di elemento espressivo, poiché l’inglobamento con la massa armonica è determinata.

La scrittura pianistica è caratterizzata dalla violenza costruttiva, che si esalta nella forza maschia di Beethoven, ridonate nella primordiale semplicità, in una nudità, che a prima vista sembrerebbe povertà.

Il disegno pianistico è avulso dal gioco polifonico, come nella Sonata op. 53 Waldstein in do maggiore, dove la materia sonora si compone di quinte, seste, quarte, semplici arpeggi, accordi ristretti in passaggi rapidi da luci ed ombre. Lo sviluppo del primo tempo è assai caratteristica, poiché ogni disegno, ogni nota sembra entrare in gioco colla massima vibrazione, che produce forza e meravigliosa immediatezza.

Beethoven si serve della polifonia, al fine di esaltare un tema, per scomporlo e ricostituirlo, frantumandosi negli elementi, che l’hanno generato.  Il tema, quindi, spezza la massa delle voci, le schiaccia, essendo il regale protagonista. Le sue grandi fughe tengono sospeso l’animo dello spettatore, rapito da episodi spinti in meandri, che sgomentano, in un gioco di luce ed ombra, che rende la materia sonora plastica e rilevata come un potente bassorilievo. La scrittura beethoveniana assume un aspetto avanzato ed audace, incarnando le forme più drammatiche dell’espressione, che si frantumano in schegge sonore, da cui nasce il continuo discorso musicale, come da una fonte sempre viva. Mentre l’armonia s’impernia sui cardini della dinamica espressiva, la polifonia si svolge sul lavoro delle parti, testimone della violenta affermazione dell’individuo, di un’aspirazione drammatica all’assoluto, proiettandosi in un’espressione inquieta e profondamente innovatrice.

Nella scrittura si chiarifica la personalità di Beethoven, libero di trattare la forma musicale secondo il suo spirito nuovo, non nascondendo un’evidente insofferenza per la l’insita staticità dell’espressione. Beethoven donò al linguaggio musicale la più evidente saldezza plastica, ricollocandolo nei suoi elementi costitutivi ed originari, da cui dipartirà gran parte della musica dell’Ottocento.

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